Scoperta anche l’esistenza di uomini d’onore “riservati”
Riccardo Annibali — 24 Gennaio 2023
Una conversazione ritenuta dal gip “di estrema rarità nell’esperienza giudiziaria” è stata captata dai carabinieri ascoltando una riunione della famiglia Rocca-Mezzomorreale del mandamento di Pagliarelli, tenutasi nelle campagne di Caltanissetta durante la quale gli indagati hanno fatto più volte fatto riferimento ad uno ‘statuto’ delle regole di Cosa nostra.
Regole e principi ordinati in un vero e proprio codice custodito gelosamente da decenni e scritto dai ‘padri costituenti’ che gestisce, ancora oggi, la vita di Cosa nostra palermitana. Nell’ambito della conversazione captata si è più volte fatto esplicito richiamo all’esistenza del “codice mafioso scritto”.
Il provvedimento è stato disposto dal gip di Palermo su richiesta della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano e sono stati eseguiti tra Palermo, Riesi e Rimini. Gli indagati, oggetto dell’operazione antimafia avvenuta stanotte nella quale i carabinieri del Nucleo investigativo del reparto operativo del comando provinciale di Piazza Verdi hanno eseguito 7 provvedimenti cautelari (5 in carcere e 2 ai domiciliari), sono accusati di associazione di tipo mafioso ed estorsioni, consumate e tentate, con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività mafiosa e di essersi avvalsi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva.
I capi mandamento in questione sono stati già in passato protagonisti di episodi rilevantissimi per la vita dell’associazione mafiosa, quali, ad esempio, la gestione operativa della trasferta in Francia del capomafia deceduto Bernardo Provenzano per sottoporsi a cure mediche o la tenuta dei contatti con l’allora capomafia trapanese latitante Matteo Messina Denaro.
Ciò che di nuovo hanno scoperto gli investigatori dell’Arma, coordinati dai pm della Dda guidati dal procuratore Maurizio De Lucia, è l’esistenza di uomini d’onore “riservati”, rimasti ad oggi del tutto estranei alle cronache giudiziarie, “i quali – si legge nel comunicato dei carabinieri – godrebbero di una speciale tutela e verrebbero chiamati in causa soltanto in momenti di particolare criticità”.
I 7 esponenti del clan Rocca Mezzomorreale avevano emesso una sentenza di morte, decisa durante un summit di mafia e segno della ritrovata armonia tra i membri della famiglia mafiosa, emessa nei confronti di un architetto che nella sua attività, secondo i boss, aveva commesso alcune mancanze verso il clan e sventata dalle indagini che ne hanno portato oggi all’arresto.
I militari sono stati in grado si ricostruire, inoltre, diverse estorsioni a imprenditori e commercianti i cui incassi alimentavano finivano dei fondi della famiglia. A volte i boss imponevano le ditte a loro vicine e per convincere la vittima a pagare, in un caso venne anche fatta trovare vicino al cancello di un’abitazione una bambola con un proiettile conficcato nella fronte.
Riccardo Annibali
© Riproduzione riservata