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Geo Barents, l’unico ‘porto sicuro’ è a La Spezia: altri 5 giorni di navigazione per i 69 migranti soccorsi – Il Riformista

Allontanati dalla Guardia Costiera libica da un secondo salvataggio: “Vi spariamo”

Riccardo Annibali — 25 Gennaio 2023

Geo Barents, l’unico ‘porto sicuro’ è a La Spezia: altri 5 giorni di navigazione per i 69 migranti soccorsi

Il governo guidato da Giorgia Meloni continua ad ostacolare le operazioni delle ong nel Mediterraneo indicando loro di sbarcare nei porti del Nord Italia anziché del Sud, come successo sempre negli ultimi anni, di fatto scoraggiando i salvataggi più complessi e costosi. È accaduto ancora martedì sera quando alla nave della ong Medici Senza Frontiere, la Geo Barents, di sbarcare – senza ritardo – nel porto di La Spezia, in Liguria, i 69 migranti appena soccorsi nel Mediterraneo centrale. Un prezzo da pagare dopo aver svolto l’unico soccorso che costerà agli uomini e alle donne tratti in salvo (e a tutto l’equipaggio) ben 5 giorni di navigazione.

Il nuovo codice di condotta per le ong che corrono in aiuto dei migranti in mare approvato a fine dicembre impone che le loro navi si dirigano infatti verso il porto assegnato dopo una sola operazione di soccorso, e che quindi non si fermino a soccorrere altri migranti anche nel caso in cui ricevano segnalazioni di imbarcazioni in difficoltà. Le istruzioni sono perentorie. Medici Senza Frontiere ha fatto sapere che le 69 persone che sono state soccorse erano su di un gommone sovraffollato in acque internazionali, a bordo dichiara l’equipaggio, c’erano anche nove donne e venticinque fra bambini e ragazzini, incluse due bimbe di soli cinque anni.

Poco prima la nave Geo Barents stava per soccorrere un’altra imbarcazione in difficoltà, che però era già stata intercettata dalla cosiddetta Guardia Costiera Libica: l’equipaggio della Guardia Costiera Libica aveva detto via radio a quello della Geo Barents di non avvicinarsi, altrimenti le avrebbe sparato. Fra i naufraghi si è scatenato il panico, qualcuno si è persino gettato in acqua pur di non farsi imprigionare dai libici e riportare nell’inferno di schiavitù, violenze, abusi e detenzioni arbitrarie da cui stava tentando di fuggire.

Mandare nei porti del Nord le navi delle ong prolunga le sofferenze delle persone soccorse, già provate da giorni di navigazione e da traumi subiti durante il naufragio o la permanenza nei centri di detenzione in Libia, e alcuni esperti di immigrazione ritengono che violi alcune convenzioni internazionali sul soccorso in mare. Tecnicamente, infatti, si tratta di un respingimento, vietato dalle leggi internazionali e duramente sanzionato dalla Corte di Giustizia europea.

Riccardo Annibali

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