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Il Grand Jury spiazza tutti e incrimina Trump. Il tycoon: sinistra radicale, delinquenti e mostri – Secolo d'Italia

A sorpresa, stravolgendo ogni aspettativa, il Grand jury di Manhattan, hanno rivelato diversi media statunitensi come la Washington Post e la Cnn, ha votato per l’incriminazione dell’ex-presidente Usa, Donald Trump accusato di aver pagato, durante la campagna elettorale del 2016 del tycoon, 130.000 dollari alla pornostar Stormy Daniels in cambio del suo silenzio sulla loro relazione.

La notizia è stata poi confermata da un portavoce del procuratore distrettuale, il democratico Alvin BraggQuesta sera abbiamo contattato l’avvocato di Trump per coordinare la sua consegna all’ufficio del procuratore di Manhattan per l’accusa su un atto d’accusa della Corte Suprema, che rimane sotto sigillo”.

Trump, a questo punto, è il primo ex-presidente ad essere incriminato: non è mai accaduto finora nella storia americana.

Questi delinquenti e mostri della sinistra radicale hanno appena incriminato il 45° Presidente degli Stati Uniti d’America, e di gran lunga il principale candidato repubblicano, per la candidatura alla Presidenza del 2024 – ha scritto, inferocito, Trump, utilizzando caratteri cubitali, sul suo Truth Social. – Questo è un attacco al nostro Paese come non si è ma visto in precedenza. È anche un continuo attacco alle nostre elezioni un tempo libera ed eque. Gli Usa sono, ora, la terza Nazione del mondo una Nazione in grave declino. È così triste questo!”.

Fino a poche ore fa nessuno negli Stati Uniti avrebbe scommesso un cent che questa incriminazione – un fatto davvero storico e clamoroso – sarebbe arrivata oggi, come un fulmine a ciel sereno. E, anzi, tutti, soprattutto i legali di Trump, erano convinti che il voto sarebbe slittato a non prima della fine di aprile dal momento che la prossima settimana il Grand Jury avrebbe dovuto  pronunciarsi su altri casi e che, poi, a partire dal 10 aprile vi saranno due settimane di pausa, per la concomitanza delle festività di Pasqua, Passover e parte del Ramadan.

Quindi tutti erano convinti che la prima data utile per una convocazione per valutare le prove nel caso Trump sarebbe stata il 24 aprile.

Ma così non è stato. La notizia dell’incriminazione di Trump ha colto tutti di sorpresa, primo fra tutto lo stesso ex-presidente. Che in queste ultime ore aveva detto di aver rivalutato la figura del Grand Jury, poiché sembrava che stesse tentennando sulla sua incriminazione, che la stesse portando alle lunghe.

Sto acquisendo un grande rispetto per questo Grand jury, forse per l’intero sistema dei Grand jury”, aveva scritto un fiducioso Trump sul suo Truth Social.

Poi la doccia fredda dell’incriminazione.

La notizia è stata data a Trump, che si trovava nel suo resort di Mar-a-Lago, in Florida, dai suoi avvocati. E non l’ha presa affatto bene.

I Social sono letteralmente esplosi dando voce alla rabbia di quanti ritengono che l’incriminazione sia un tentativo dei democratici di sbarrare a Trump la strada verso la corsa elettorale del 2024 alla Casa Bianca.

I repubblicani non usano mezzi termini per definire, come scrive la Washington Post, l’incriminazione “un successo politico, emanato da un procuratore distrettuale canaglia che sta usando ingiustamente il sistema legale per ostacolare il più forte candidato presidenziale del Gop”.

“La finta accusa di New York al presidente Donald Trump – scrive, su Twitter, Steve Scalise, il capogruppo della maggioranza repubblicana alla Camera – è uno degli esempi più chiari di democratici estremisti che armano il governo per attaccare i loro avversari politici“.

Sulla stessa linea si posiziona il governatore repubblicano della Florida, Ron DeSantis, ex-pupillo di Trump: “L’armamento del sistema legale per far avanzare un’agenda politica capovolge lo stato di diritto. Non è americano – scrive su Twitter. – Il procuratore distrettuale di Manhattan, sostenuto da Soros, ha costantemente piegato la legge per declassare i reati e per giustificare la cattiva condotta criminale. Tuttavia, ora sta forzando la legge per prendere di mira un avversario politico”.

“La Florida – avverte DeSantisnon assisterà ad una richiesta di estradizione date le discutibili circostanze in questione con questo procuratore di Manhattan sostenuto da Soros e dalla sua agenda politica”.

E la presidente della conferenza repubblicana alla Camera, Elise Stefani, rincara la dose parlando di “interferenza elettorale senza precedenti da parte del corrotto procuratore distrettuale socialista Alvin Bragg“.

La Stefani si dice certa “che decine di milioni di sostenitori di Trump “non sono mai stati così energici” per organizzarsi e votare per Trump l’anno prossimo.

E, in effetti, aldilà della dichiarata posizione liberal del procuratore distrettuale Alvin Bragg, appare chiaro a tutti che la faccenda sta per diventare un incredibile assist politico per lo stesso Trump.

Insomma l’ex-presidente potrebbe politicamente beneficiare – e parecchio – di questo “strappo” giuridico-istituzionale.

E, allora, la domanda che ora tutti si pongono è principalmente una: Trump puo ancora candidarsi e correre per la Casa Bianca?

L’analista della Cnn, Zachary B. Wolf, l’ha girata al docente di diritto dell’Università della California, a Los Angeles, Richard Hasen. Che non ha dubbi: “Niente impedisce a Trump di correre mentre è incriminato, o addirittura condannato”.

Anche perché, ricorda Wolf, la Costituzione richiede solo tre requisiti per puntare ed essere eletti alla guida del Paese. Quali?Possedere la cittadinanza statunitense sin dal momento della nascita, avere almeno 35 anni ed essere residente negli Stati Uniti da almeno 14 anni. Tutti requisiti che a Trump non mancano.

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