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Il vero tallone d'Achille della partnership sino-russa

Vladimir Putin ha scritto un editoriale sul quotidiano cinese People’s Daily dal titolo emblematico: “Russia e Cina: una partnership per il futuro”. Il presidente russo ha accolto Xi Jinping a Mosca per il 40esimo incontro ufficiale tra i due, forse il più importante mai avvenuto visti i temi sul tavolo e la posta in palio.

Mentre Russia e Cina continuano a stringere accordi commerciali più o meno evidenti, per Putin quest’ultimo faccia a faccia imprimerà “un nuovo e potente slancio alla cooperazione bilaterale in vari campi”, e sarà anche una “buona occasione” per incontrare un “vecchio amico“, con il quale il leader del Cremlino ha un rapporto “particolarmente cordiale”.

Eppure, dietro ai proclami ufficiali dei due leader, ai piani più bassi permangono ancora diffidenza e zone d’ombra. Anche perché quella sino-russa non è un’alleanza ma una partnership, e il legame che unisce Xi e Putin è basato su interessi reciproci continuamente da equilibrare.

Il rischio è che una delle due parti, la più forte – che in questo periodo storico coincide con la Cina – possa fagocitare l’altra, e cioè la Russia, così da renderla una sorta di socio di minoranza. A ben vedere qualcosa di simile, qualcosa che mostrerebbe segnali di logoramento della partnership, sarebbe già in atto.

Segnali di logoramento?

Il Wall Street Journal ha raccontato in un lungo articolo cosa succede nelle città situate lungo il lungo confine che separa Russia e Cina. Se il vertice Putin-Xi dovrebbe mostrare al mondo intero l’unità indissolubile che lega Mosca e Pechino, da queste parti, e quindi dietro il sipario, emergerebbero crepe che potrebbero mettere a seria prova il rapporto sino-russo.

l quotidiano statunitense ha acceso i riflettori su Heihe, città della provincia cinese settentrionale dello Heilongjiang. Anni di investimenti in queste aree avrebbero dovuto aprire le porte alla prosperità reciproca, nonché ad una stretta collaborazione tra le due potenze globali. Il risultato ha però coinciso con strade piene di buche, centri urbani in declino e complessi commerciali – un tempo popolari tra gli acquirenti russi in cerca di pellicce, cappotti di pelle e scarpe – desolatamente vuoti o chiusi.

Con la scomparsa degli acquirenti moscoviti durante la chiusura delle frontiere a causa della pandemia di Covid-19, infatti, i commercianti cinesi si sono dovuti accontentare di vendere bambole russe e altri souvenir simili a sporadici turisti cinesi.

Adesso che l’emergenza sanitaria è stata archiviata e i confini sono riaperti, le prospettive restano però pessime. Il motivo è semplice: pochissimi, a Heihe, credono che i russi abbiano voglia di trasformarsi in viaggiatori desiderosi di spendere il loro denaro da queste parti con le sanzioni occidentali che mordono i loro risparmi.

Ebbene, quanto sta accadendo a queste latitudini e in altre città cinesi vicine al bordo russo, potrebbe anticipare, o meglio rispecchiare, il reale stato della partnership sino-russa a livello nazionale.

Dietro le quinte della partnership sino-russa

Dietro agli accordi energetici, ai sorrisi e alle strette di mani degli alti funzionari dei due Paesi, a livello locale, esiste un background fatto di diffidenza reciproca e limiti evidenti. Queste divisioni economiche, politiche, culturali e pure storiche, al momento sono state anestetizzate dalla comune volontà sino-russa di ostacolare gli Stati Uniti. Ma in futuro niente e nessuno potrà garantire un loro eventuale risveglio.

In particolare, vale la pena concentrarsi sull’economia. È vero che nel 2022 il commercio tra Russia e Cina è cresciuto di oltre il 30% rispetto all’anno precedente, toccando i circa 189 miliardi di dollari, ma una cifra del genere, mostrano i dati doganali cinesi, rappresenta appena un quarto del valore delle importazioni ed esportazioni in atto tra Cina e Stati Uniti.

Per decenni, infatti, l’export di Pechino si è diretto verso Usa, Giappone ed Europa, lasciando la Russia in sottofondo. Ancora oggi, banalmente, i negozi di alimentari delle più importanti città cinesi vendono più saké giapponese e manzo australiano che non caviale e vodka.

Per meglio capire cosa sta accadendo tra Russia e Cina può essere utile leggere le considerazioni di Zhao Long, accademico presso i China’s Shanghai Institutes for International Studies, secondo cui le relazioni tra i suddetti Paesi sono tutt’altro che un “blocco monolitico“. “Nella visione di Pechino non dovrebbero mai diventarlo”, ha aggiunto.  

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