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Infermieri anziani, stressati e demotivati. In Piemonte occorre subito mettersi ai ripari e assumere almeno altre 5000 unità.

Gli Infermieri piemontesi sono sempre più anziani, stressati e demotivati. Nursind e Nursing Up: “occorre subito mettersi ai ripari e assumere almeno altre 5000 unità”.

In Piemonte è allarme rosso per gli Infermieri anziani, stressati, demotivati e ormai quasi tutti in burn-out. Lo denunciano all’unisono, anche se in dichiarazioni separate, i sindacati di categoria Nursind e Nursing Up, che chiedono l’immediata entrata in servizio di almeno 5000 unità infermieristiche, a sostegno di chi sta andando in pensione e soprattutto come man forte a chi continua, con tanta resilienza, a sopperire alle carenze organiche oramai croniche, acuitesi nel post-Pandemia Covid.

“Attualmente in Piemonte il numero degli infermieri necessari non risponde a quelli che sono i reali fabbisogni intra ed extra ospedalieri: l’età media è di 53 anni, il 15% ha limitazioni funzionali dovute all’età e al lavoro usurante, urgente un ricambio generazionale che però è di difficile realizzazione. Perché? Perché il numero di giovani che vogliono intraprendere questo percorso è inferiore al necessario. Molti lasciano durante l’iter di studi, altri si licenziano». I i motivi sono sempre gli stessi: «Stipendi non adeguati, condizioni di lavoro poco dignitose, valorizzazione del ruolo, ormai poco riconosciuto” – chiarisce subito Francesco Coppolella del sindacato Nursind Piemonte.

E non è tutto, numericamente parlando, secondo Nursind, “possiamo dire che oggi nella nostra regione mancano 4 mila infermieri, di cui la metà sul territorio per rispondere a quella che, nelle intenzioni, dovrà essere la riforma territoriale; il riferimento è agli ospedali e alle case di comunità, ancora sulla carta, che dovrebbero rappresentare lo snodo tra ospedali e territorio; presidi di prossimità in cui è prevista la presenza degli infermieri, oltre che dei medici; in questi ultimi anni la precarietà è la flessibilità dell’impiego, uniti a carichi di lavoro insostenibili, hanno peggiorato la situazione, con il rischio di serie ricadute sul servizio sanitario pubblico. Servirebbe un intervento strutturale a monte, ma purtroppo non lo vediamo”.

Dal canto suo l’altro sindacato di categoria, Nursing Up, tramite il segretario Claudio Delli Carri, ricorda che “la carenza nella nostra regione è ormai un fatto acclarato, che deve preoccupare; servirebbero almeno 5 mila professionisti in più rispetto ai 21 mila oggi operativi; Medici e infermieri viaggiano su binari paralleli; la sensazione è che il Piemonte non sia abbastanza difeso a Roma, dove si prendono le decisioni. Accade anche con i riparti e con i tetti di spesa. Non capire che le assunzioni e la formazione di nuovi medici e infermieri oggi è vitale, significa gettare le basi per il crepuscolo della nostra sanità, come la conosciamo. Continueremo a batterci per spingere sulle assunzioni, per fare in modo che la sanità pubblica rimanga appetibile come scelta per coloro che escono dai corsi di laurea, ma senza la volontà politica la lotta rischia di diventare davvero durissima”.

Verranno ascoltati? Vedremo, noi continueremo a seguire la vicenda, che resta simile in tutta Italia. Purtroppo.

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