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Le nuove provocazioni di Pechino a Taiwan e l’Italia nell’Indo-pacifico – Giuseppe Morabito

Non era, purtroppo, il classico “Pesce di Aprile” la notizia che dieci aerei della Cina Popolare hanno attraversato la linea mediana dello Stretto di Taiwan, normalmente una barriera non ufficiale tra le due parti, nel periodo in cui Pechino continua le sue attività militari vicino all’isola. Per la precisione, nove aerei da combattimento e un drone spia.

Taiwan ha dovuto inviare aerei da combattimento per intercettare gli aerei della controparte, mentre i suoi sistemi missilistici li hanno monitorati. La Repubblica di Cina-Taiwan, che la Cina Popolare rivendica come proprio territorio, si è lamentata negli ultimi anni di missioni quasi quotidiane dell’aviazione di Pechino nei pressi dell’isola governata democraticamente, spesso nella parte sud-occidentale della sua zona di identificazione della difesa aerea.

I nove caccia cinesi che venerdì hanno attraversato la linea mediana dello Stretto stavano effettuando pattugliamenti di prontezza operativa al combattimento, una mossa che secondo il Ministero della difesa di Taiwan ha “creato deliberatamente tensione” e minato la pace e la stabilità.

La presidente Tsai in Sud America

Pechino ha minacciato ritorsioni non specificate se il presidente di Taiwan Tsai Ing-wen, ora in viaggio in America centrale, dovesse incontrare il presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti Kevin McCarthy mentre transita negli Stati Uniti nel suo viaggio in America Latina.

La presidente Tsai è arrivata in Guatemala venerdì, in una visita per rafforzare i legami con gli alleati in calo dopo che l’Honduras è diventato l’ultimo Paese a tagliare le relazioni diplomatiche con Taipei a favore di Pechino. Visiterà anche il vicino Belize.

La temuta tappa negli Usa

Washington aveva fatto sapere che non c’era motivo per la Cina Popolare di “reagire in modo eccessivo” a un viaggio “normale e senza incidenti”, mentre Pechino ha avvertito che gli Stati Uniti stavano “giocando con il fuoco” sul fatto che Tsai poteva incontrare funzionari di governo negli Stati Uniti.

La Cina Popolare ha organizzato importanti “giochi di guerra” intorno a Taiwan in agosto, dopo che l’allora presidente della Camera Nancy Pelosi ha visitato Taipei. È palese che Taiwan sia il faro della democrazia in Asia, ha dimostrato una ferma volontà e determinazione a difendersi e appare in grado di gestire i rischi con calma e compostezza, nonché di mantenere la pace e la stabilità regionali.

La presidente Tsai dovrebbe anche parlare giovedì a un evento del think tank dell’Hudson Institute e dovrebbe anche passare da Los Angeles, in California, dove, si dice, potrebbe incontrare, con il citato disappunto di Pechino, lo Speaker della Camera Kevin McCarthy.

Tutto questo perché Pechino sostiene, come accennato, che Taiwan appartiene ad “una Cina” e che, in quanto provincia cinese, non ha diritto a legami con altri Stati sovrani.

Washington non ha riconosciuto ufficialmente Taiwan da quando ha normalizzato i legami con Pechino nel 1979. Tuttavia, gli Stati Uniti rimangono un importante alleato, fornendo addestramento, attrezzature, logistica militari all’isola.

La missione italiana nell’Indo-pacifico

Anche il governo Italiano guarda con attenzione a quanto avviene nell’Indo-pacifico e nei prossimi giorni la nave Francesco Morosini, seconda unità della classe PPA (Pattugliatori Polivalenti d’Altura), inizierà una missione che la porterà a incrociare in quelle acque. La prova che il piano operativo-militare e quello geopolitico-diplomatico si intersecano nelle attività che riguardano l’Indo-pacifico.

Vi è poi l’ipotesi – solo una ipotesi al momento – che entro la fine del 2023 (o massimo inizio 2024) l’Italia invierà nell’Indo-pacifico anche la portaerei Cavour. L’ammiraglia della flotta italiana potrebbe essere accompagnata dal suo gruppo da battaglia, composto da un cacciatorpediniere, una fregata e un rifornitore.

Sempre nel campo delle ipotesi, sembrerebbe possibile che il gruppo navale si spinga fino al Giappone, prendendo poi la via del ritorno, compiendo operazioni congiunte con gli alleati.

L’obiettivo di tale missione è segnalare che anche il nostro Paese partecipa alla iniziativa volta a inibire potenziali attività egemoniche di Pechino, come quelle nel Mar Cinese meridionale, preservando il concetto di “libera e aperta” navigazione su cui si basa la concettualizzazione di Indo-pacifico.

Crosetto a Tokyo

Qualora confermata, la missione della portaerei Cavour segnerebbe l’approfondimento degli interessi italiani verso oriente, che restano comunque in continuità con la proiezione strategica classica italiana.

È in questo contesto che si è inserita la missione del ministro della difesa Guido Crosetto a Tokyo. Il nostro sistema difesa è al centro del progetto trilaterale (Italia, Giappone, Regno Unito) di un caccia di sesta generazione che dovrebbe nascere dalla fusione dell’anglo-italiano Tempest e del giapponese F-X.

Per l’Italia l’Indo-pacifico non è più cosi lontano e la partecipazione alle iniziative per salvaguardare la democrazia a livello internazionale sono oggi, finalmente, una realtà.

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