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Lettera / Su una contraddizione inaccettabile – Aldo Maria Valli

Caro Valli,

dal 16 luglio 2021 la Chiesa vive una contraddizione inaccettabile, assurda, che mi auguro venga affrontata e risolta quanto prima. Purtroppo questa gravissima ferita dal 21 febbraio 2023, giorno in cui viene pubblicato il Rescritto relativo al motu proprio Traditionis custodes, è diventata ancora più dolorosa.

Prima di dare la dimostrazione di quanto affermo riportando i testi che sono assolutamente chiari e totalmente antitetici, voglio indicare quale sia la grave questione di cui parlo. Il pontefice Benedetto XVI afferma, nel suo motu proprio Summorum Pontificum, che sia il messale del 1962 edito da Giovanni XXIII sia quello promulgato da Paolo VI sono due espressioni della lex orandi della Chiesa. Nel testo Traditionis custodes leggiamo invece che solo il messale di Paolo VI è espressione della lex orandi della Chiesa.

Il punto è semplice: il papa è il Vicario di Cristo e Cristo non si può contraddire, dicendo “A è vero e giusto” e poi successivamente “A è falso e sbagliato”.

Questa che si è creata ora nella Chiesa è una contraddizione incredibile: non entro in considerazioni specifiche, voglio solo sottolineare l’estrema gravità della situazione, con l’augurio che i cardinali, i collaboratori del papa, possano intervenire per affrontare una questione che tra l’altro sta arrecando dolore a migliaia di fedeli in tutto il mondo.

Si parla di ponti e di inclusione, si lascia intendere che le persone divorziate e risposate possano fare la Comunione, si parla in continuazione di misericordia, di accoglienza, dialogo, aperture e poi si cade in una frattura così grave che osa addirittura ribaltare in modo evidente quanto affermato pochi anni prima dal proprio predecessore (tra l’altro mentre era in vita e senza neppure che fosse consultato).

Noi semplici fedeli abbiamo il diritto ma anche il dovere di richiamare i nostri pastori, di esprimere il dolore per quanto sta accadendo e di evidenziare la situazione assurda e illogica in cui si è caduti. Questa situazione sta provocando smarrimento e sconcerto anche perché fino ad ora nessun cardinale ha preso posizione e sollevato il problema sul quale sembra calato un silenzio inspiegabile, come se non fosse accaduto nulla. Concludo riportando alcuni stralci dei due documenti prima citati. In uno solo dei due però c’è una premessa fondamentale che fa ben comprendere e discernere dove ci sia il vero e giusto e dove invece il falso ed errato.

Dal Summorum Pontifucum:

“In talune regioni non pochi fedeli aderirono e continuano ad aderire con tanto amore ed affetto alle antecedenti forme liturgiche, le quali avevano imbevuto così profondamente la loro cultura e il loro spirito, che il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, concesse la facoltà di usare il Messale Romano edito dal Beato Giovanni XXIII nell’anno 1962; nell’anno 1988 poi Giovanni Paolo II di nuovo con la Lettera Apostolica Ecclesia Dei, data in forma di Motu proprio, esortò i Vescovi ad usare largamente e generosamente tale facoltà in favore di tutti i fedeli che lo richiedessero. A seguito delle insistenti preghiere di questi fedeli, a lungo soppesate già dal Nostro Predecessore Giovanni Paolo II, e dopo aver ascoltato Noi stessi i Padri Cardinali nel Concistoro tenuto il 22 marzo 2006, avendo riflettuto approfonditamente su ogni aspetto della questione, dopo aver invocato lo Spirito Santo e contando sull’aiuto di Dio, con la presente Lettera Apostolica stabiliamo quanto segue:

Art. 1. Il Messale Romano promulgato da Paolo VI è la espressione ordinaria della “lex orandi” (“legge della preghiera”) della Chiesa cattolica di rito latino. Tuttavia il Messale Romano promulgato da S. Pio V e nuovamente edito dal B. Giovanni XXIII deve venir considerato come espressione straordinaria della stessa “lex orandi” e deve essere tenuto nel debito onore per il suo uso venerabile e antico. Queste due espressioni della “lex orandi” della Chiesa non porteranno in alcun modo a una divisione nella “lex credendi” (“legge della fede”) della Chiesa; sono infatti due usi dell’unico rito romano.

Per tale celebrazione secondo l’uno o l’altro Messale il sacerdote non ha bisogno di alcun permesso, né della Sede Apostolica, né del suo Ordinario”.

Da Traditionis custodes:

“Considerati gli auspici formulati dall’episcopato e ascoltato il parere della Congregazione per la Dottrina della Fede, desidero, con questa Lettera Apostolica, proseguire ancor più nella costante ricerca della comunione ecclesiale. Perciò, ho ritenuto opportuno stabilire quanto segue:

Art. 1. I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano”.

Carissimi amici lettori del blog, sappiamo che il momento presente è davvero drammatico, tuttavia abbiamo fiducia in Gesù e Maria e con fede invochiamo sulla Chiesa e sul mondo lo Spirito Santo, Spirito di verità, Lui solo ci può guidare alla verità tutta intera (Gv 16, 13)

Vieni Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.

Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam. Amen.

Piergiorgio Cesario

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