Sono gustosi, invitanti, veloci da preparare e soprattutto si conservano a lungo. Di che cosa stiamo parlando? Semplice, dei cibi ultraprocessati. Tutti quegli alimenti confezionati che, pronti per essere consumati, oggi permettono di risolvere il problema del pranzo o della cena a tante, tantissime, persone. Per lo più all’estero ma, ormai da qualche anno, anche in Italia.
Tuttavia, essendo il risultato di numerose lavorazioni industriali, consumarne in grandi quantità può creare importanti problemi per la salute. Quindi, se volete avere un’alimentazione sana e consapevole, sapere quali sono i cibi ultraprocessati più comuni e perché fanno fale è assolutamente necessario. Pertanto, ecco qualche informazione in più che vi aiuterà a fare la spesa e vi permetterà di evitare alcuni dei cibi più pericolosi per il nostro benessere.
Che cos’è un alimento ultraprocessato?
Partiamo dalle basi specificando che, quando il cibo si presenta integro, così come è presente in natura o con solo alcuni cambiamenti rispetto al suo stato originario (piccole modifiche effettuate per renderlo adatto al consumo umano) viene considerato non processato o minimamente processato. Detto ciò, è ovvio che un certo grado di lavorazione spesso è necessario. Pensate all’aggiunta di sale e olio o alla cottura. Quando ciò avviene industrialmente, come nel caso dei legumi in scatola, i cibi allora sono detti processati.
Ma i cibi ultraprocessati, i protagonisti del nostro approfondimento? Ci arriviamo. Questi ultimi, completamente prodotti industrialmente, sono quelli considerati più pericolosi, o meglio nocivi, per la salute. Il motivo? Il fatto che non solo contengano numerosi ingredienti aggiunti (per esempio sale, zucchero, coloranti, additivi) ma che spesso siano anche il risultato dell’elaborazione di sostanze (grassi e amidi per esempio) estratte da alimenti più semplici.
Quali sono i cibi ultraprocessati?
Se vi state chiedendo quali siano esattamente gli alimenti che rientrano nella categoria di cibi ultraprocessati, ve lo diciamo noi. Tra questi, ci sono di sicuro i piatti pronti e surgelati, le bevande zuccherate, i prodotti in vendita nei fast-food e molti snack confezionati (sia dolci che salati). Tuttavia, è importante fare sempre molta attenzione: in alcuni casi possono risultare ultraprocessati anche alimenti erroneamente considerati salutari. Qualche esempio?
I cereali per la colazione, gli yogurt dolci alla frutta o i cracker. Può capitare, infatti, di acquistare alimenti intuitivamente adatti a un regime alimentare sano ed equilibrato che invece contengono zuccheri aggiunti, grassi e amido raffinato. Tutte sostanze che, a causa del loro impatto sulla composizione del nostro microbiota intestinale, contribuiscono all’aumento di peso e, più in generale, hanno effetti negativi sulla nostra salute.
Pertanto, se riconoscere tali alimenti non sempre è così facile, leggere le etichette riportate sulla confezione può essere di grande aiuto: se un cibo non è stato processato, l’unico ingrediente è in genere l’alimento stesso, quando invece la lista degli ingredienti si allunga, aumenta anche la probabilità che tale alimento sia stato lavorato o ultralavorato.
Perché i cibi ultraprocessati fanno male?
A seconda della tipologia di alimenti ultraprocessati consumati e, ovviamente, della quantità assunta, gli effetti che possono avere sul nostro organismo sono diversi. Se generalizzare è sempre un errore, secondo i medici e i nutrizionisti è comunque sempre opportuno evitare o cercare di limitare al massimo il loro consumo.
Prima di tutto perché, essendo poveri dal punto di vista nutrizionale ma ricchi dal punto di vista energetico, contengono grandi quantità di grassi e di zuccheri e sono invece privi di alcune sostanze fondamentali per il benessere dell’organismo, quali fibre o vitamine. In più, oltre ad avere un profilo nutrizionale non ottimale, i cibi ultraprocessati spesso contengono anche additivi, emulsionanti, zuccheri artificiali e altre sostanze dall’elevato potere infiammatorio. In ultimo, ma non per importanza, a causa dei processi di lavorazione o riscaldamento, possono contenere anche sostanze potenzialmente cancerogene, come nitrosamine o acrilamide.
In conclusione
In conclusione, se è vero che i potenziali meccanismi alla base del rischio associato al consumo di cibi ultraprocessati sono numerosi ma ancora in gran parte da scoprire, le osservazioni epidemiologiche oggi disponibili bastano a confermare che questi alimenti rappresentano una minaccia per la salute quando diventano la colonna portante dell’alimentazione quotidiana.
Pertanto, visto che i cibi ultraprocessati aumentano in modo rilevante il rischio di mortalità, in particolare per le malattie cardiovascolari ma anche per i tumori, rinunciarvi non può che essere un’ottima idea. Ricordatevelo la prossima volta che sarete tra le corsie del supermercato.