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E’ lo spoil system bellezza. Ma siccome i cittadini hanno legittimamente preferito dare la maggioranza di Governo al centrodestra, allora adesso il turn over è un delitto di lesa maestà. Si prenda la Rai, per esempio: è in affanno, gli inserzionisti pubblicitari calano e gli ascolti pure, Mediaset è a un passo dal superarla e l’a.d. Fuortes fa tirare un carico da 90 mandando 1117 spot promozionali di Fiorello con il suo programma Viva Rai2! manco fosse il Festival di Sanremo (che infatti a confronto ha avuto 473 spot): Fiorello, un personaggio dello Spettacolo che non ha bisogno di farsi pubblicità, pur essendo già ospite da Fazio domani. Eppure c’è chi anziché guardare la luna guarda il dito: il quotidiano La Notizia di Gaetano Pedullà si indigna perché il Presidente del Consiglio è presente in tv e nell’edizione odierna il quotidiano conia il poco fantasioso “Tele Meloni” per dirci che no, non è giusto che i cittadini siano informati su quel che fa il Governo per contrastare il caro benzina, l’inflazione galoppante e altre quisquilie. Giusto, magari più utile per gli italiani un’intervista a Crozza. Il fronte dei descamisados da presidio democratico dell’informazione si scandalizza del fatto che uno bravo tipo Bruno Vespa sia ancora in tv e, scandalo!, che siano in corso le nomine in Rai: se a farle erano gli altri si trattava di normale turn over democratico, se a farle è una maggioranza politica che non va bene è il diluvio. E allora ecco la lista di proscrizione di giornalisti, intellettuali, professori, saggisti e direttori di musei che secondo La Notizia di Pedullà devono destare scandalo agli orecchi di quelli che ben pensano, cioè i sinistri che allo spoil system se non è fatto come dicono loro nun ce vonno stà: da Francesco Borgonovo a Laura Tecce, da Francesco Giubilei a Edoardo Sylos Labini, da Mauro Mazza ad Alessandro Giuli, tutti colpevoli di essere “immancabili nei talk” (dall’articolo di oggi su La Notizia). Una volta c’era Tele Kabul con Rai 3 house organ del PCI, ma loro anziché farsi almeno una grassa risata facevano gli offesi: oggi frignano se c’è vero pluralismo, coniano Tele Meloni e si divertono così. Invece avrebbero dovuto pensare a un serio piano industriale per la Rai: che non si può sperare di salvare, come vorrebbe l’a.d. Fuortes, mandando spot a pallettoni di Fiorello. Ma forse, come scrive Salvatore Merlo sul Foglio di oggi, “l’agonia dell’amministratore delegato, che va in parallelo con quella dell’azienda, è longeva”…

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