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Scarpinato: “Che cosa voleva dire (e a chi) Graviano per bocca di Baiardo”

Ferma restando la premessa che la Procura di Palermo e il Ros sono pervenuti alla cattura di Messina Denaro in esito a una indagine impeccabile, non si può tuttavia omettere di considerare che la vicenda presenta tali e tanti […]

(DI ROBERTO SCARPINATO – Il Fatto Quotidiano) – Ferma restando la premessa che la Procura di Palermo e il Ros sono pervenuti alla cattura di Messina Denaro in esito a una indagine impeccabile, non si può tuttavia omettere di considerare che la vicenda presenta tali e tanti profili di anomalia da richiedere un ulteriore approfondimento di riflessione.

La prima anomalia è che, credo per la prima volta nella storia, un capomafia della statura di Giuseppe Graviano ha deciso di rivolgersi alla vasta platea televisiva tramite il suo portavoce Salvatore Baiardo per annunciare che di lì a poco Messina Denaro si sarebbe fatto catturare come epilogo di una complessa e segreta trattativa la cui posta in gioco è la sua speranza di uscire dal carcere. Nella stessa trasmissione Graviano ha fatto lanciare altri avvertimenti che riguardano i suoi rapporti con Berlusconi. Chi conosce le regole del mondo mafioso sa bene che Baiardo mai avrebbe potuto osare trattare simili delicatissimi temi senza mandato di Graviano.

La seconda anomalia è che dinanzi a un annuncio urbi et orbi così autorevole della sua prossima cattura, Messina Denaro non si sia immediatamente allontanato dal suo covo, e ciò tenuto anche conto che il precedente 6 settembre 2022 erano stati tratti in arresto 35 uomini d’onore a lui vicinissimi alcuni dei quali frequentavano un bar sito a pochi metri dal suo rifugio e che, come persino il sindaco di Campobello di Mazara sapeva, il paese era disseminato di microspie e telecamere grazie alle quali era stata compiuta quella operazione di arresto. Non solo non fugge, ma per di più continua a recarsi a fare la spesa personalmente nei supermercati del luogo, con l’elevatissima probabilità di essere inquadrato da qualche telecamera delle forze di polizia, a farsi ritrarre in selfie, a chattare, a utilizzare due cellulari, a usare la carta di identità del nipote di un capomafia invece che di un insospettabile, e a tenere altri comportamenti da dilettante sideralmente dissonanti dalla maniacale cura adottata negli anni precedenti per non lasciare alcuna traccia dei propri passaggi rendendosi così imprendibile.

Per ritornare alla scelta di Graviano di fare un pubblico annuncio, a ben riflettere i reali destinatari del suo messaggio non erano i comuni telespettatori privi delle cognizioni di base indispensabili per decifrarne i contenuti e le intenzioni, ma altri ai quali non a caso si era deciso di parlare coram populo. Più che destinatari del messaggio i comuni telespettatori sono stati chiamati in realtà a essere testimoni di quanto stava per accadere a opera di altri, appunto i reali destinatari del messaggio. Si potrebbe dire che Graviano ha fatto dinanzi a costoro una pubblica esibizione di forza dimostrando di essere in grado di venire a conoscenza di informazioni segretissime nonostante il regime del 41-bis e di essere pronto a fare in pubblico altre rivelazioni molto più compromettenti se qualcuno dovesse pensare di non mantenere le promesse che lo riguardano personalmente. In termini pokeristici potremmo dire che con la prima mossa è stata calata sul tavolo una coppia di assi, con la prossima potrebbe essere calata un’altra coppia facendo poker. Dunque i destinatari del messaggio si sappiano regolare. Un doppio avvertimento: per un verso ad altri boss stragisti che non hanno condiviso affatto le sue plateali dichiarazioni di sfida e i suoi annunci nel dibattimento “’ndrangheta stragista” e che potrebbero aver fatto la scelta di condurre per loro conto una trattativa segreta che è passata sulla testa di Graviano e che potrebbe sacrificarlo e, per altro verso, agli interlocutori di costoro che hanno commesso l’errore di sottovalutare le sue risorse.

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