Con la scopertura di una significativa targa di marmo, posta sulla facciata della cappella del cimitero, anche Serracapriola ha voluto celebrare, sabato 18 marzo, la Giornata nazionale in ricordo delle vittime del Covid, nel corso di una breve ma toccante cerimonia, alla quale con il sindaco Giuseppe d’Onofrio e il parroco don Renato Orlando, hanno partecipato le autorità militari locali, rappresentanti delle associazioni, ma soprattutto i familiari e gli amici delle 21 persone decedute durante la pandemia. I loro nomi sono stati letti tutti, uno dopo l’altro, preceduti dai famosi versi di poeti come Fernando Pessoa che si sono misurati con il mistero della morte, dopodiché con le note del Silenzio e con 21 rintocchi di campana è stata scandita la fine della cerimonia.
“Questa giornata – riporta una nota del Comune di Serracapriola – Istituita con legge dello Stato è stata scelta perché durante la notte del 18 marzo 2020 avvenne la triste sfilata dei camion dell’Esercito Italiano che attraversando le strade deserte di Bergamo, portarono via le innumerevoli bare delle vittime da coronavirus di quella città. Serracapriola al coronavirus ha versato un pesante tributo di vite umane: il triste elenco si aprì il 5 novembre 2020, quando la nostra concittadina Carmelinda Leombruno spirò presso l’Ospedale Cardarelli di Campobasso cui era stata trasferita da Termoli. Poi, nei giorni e nei mesi successivi le cronache hanno visto purtroppo soccombere non solo anziani, ma anche giovani vite che purtroppo non hanno resistito all’aggressività del virus. Sono stati giorni quelli, resi ancora più crudeli perché univano al dolore della morte, l’obbligo di dover di osservare le rigorose, ma necessarie norme sanitarie che imponevano sepolture senza corteo e con cerimonie ridotte a un fugace commiato, per evitare le occasioni di contagio e la propagazione della malattia.
Oggi – ha detto il nostro concittadino Vincenzo Tartaglia, Ufficiale Superiore delle Fiamme Gialle, che si è fatto promotore e sponsorizzatore della targa ricordo, donata al Comune, con miei fratelli Massimiliano e Maurizio, abbiamo voluto ricordare nostra madre Carmelinda, ma soprattutto, con la mente a quei tragici fatti, c’è stato il desiderio di compiere un gesto concreto per onorare adeguatamente la memoria di tutti quelli che non sono riusciti a superare la malattia, insieme a chi ha fatto il possibile, ciascuno per le proprie competenze e responsabilità; civiche e sociali, per impedire che simili tragedie assumessero risvolti più tragici, o potessero addirittura ripetersi.
Questa targa vuole essere un testimone, che passeremo alle future generazione perché si sappia cosa ha significato la lacerante esperienza del Covid all’interno di una piccola comunità come la nostra e dove il palcoscenico di questa tragedia si è materializzato all’interno della secolare cappella della Madonna del Monte, da sempre al centro della religiosità serrana – come ha ricordato nel suo intervento don Renato – una cappella che giusto duecento anni fa, nel 1823 si trasformava nella cappella del cimitero allora istituito e che è stata da ultimo la muta testimone della tragedia del Covid, mentre accoglieva sotto gli occhi materni della nostra Vergine e Signora del Monte, i feretri delle vittime che solo lì è stato possibile comporre mentre si dava loro l’estremo e fugace saluto, prima del triste rito della veloce sepoltura”.