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Esattamente 100 anni fa, il 28 marzo 1923, il re Vittorio Emanuele III costituì la Regia Aeronautica, che assunse l’attuale denominazione di Aeronautica Militare nel 1946. Nel centenario dell’istituzione dell’“Arma Azzurra”, dobbiamo ricordare i tanti piloti militari che, in pace e in guerra, hanno difeso gli Italiani dal cielo. Questa rubrica intende ricordare gli Eroi Italiani: quei piloti hanno dimostrato con i fatti il loro eroismo! Appartengono ad una grande squadra, che, da un secolo, opera in silenzio per tutti noi.
Cent’anni fa iniziava l’avventura di questa moderna Forza Armata, che è IN VOLO VERSO IL FUTURO, come recita lo slogan che accompagna il logo di questo traguardo. Quel 28 marzo 1923 iniziava una nuova avventura, ma si concludeva un ciclo storico che aveva portato all’invenzione dell’aeroplano e, poi, al suo utilizzo durante la “grande guerra”. Si potrebbe dire che furono proprio i piloti della prima guerra mondiale a dare impulso alla fondazione dell’Aeronautica.
In occasione di questo anniversario, ricordiamo quei ragazzi che, più di cent’anni fa, riuscirono a brevettarsi come piloti di “macchine volanti più pesanti dell’aria”. Erano la generazione che realizzava un antico sogno dell’uomo. Dopo millenni, il mito di Dedalo e Icaro diventava realtà. Dopo secoli, si concretizzavano gli studi del genio italiano di Leonardo da Vinci.
Nel 1783 i fratelli Montgolfier erano riusciti a volare su quel pallone che da loro avrebbe preso il nome. Sfruttando il principio di Archimede, la mongolfiera sale nell’atmosfera perché più leggera dell’aria che la circonda. Proprio in Francia nacque il primo corpo militare aeronautico, il “Corpo Aerostati”, che il 26 giugno 1794 partecipò alla Battaglia di Fleurus. Durante quello scontro, per la prima volta nella storia, l’esercito rivoluzionario francese si servì di un pallone, dal quale osservatori militari cercarono informazioni sul nemico. L’impiego di quell’aerostato non diede però grandi risultati. Napoleone preferì non utilizzarlo, ritenendolo troppo lento e poco sicuro.
Durante il XIX secolo, fu affinato il funzionamento di quei palloni, che rimanevano di difficile manovrabilità.
Nel 1884, l’Italia dotò l’esercito di un “Servizio Aeronautico” (denominato dal 1913 “Corpo Aeronautico”), che operava con palloni frenati, utili per le ricognizioni. Il primo impegno bellico avvenne in Eritrea nel 1887. Per l’osservazione di posizioni avversarie, furono impiegati palloni, che però non parteciparono ad alcuna azione. L’aerostato era difficile da governare. Solo con l’invenzione del dirigibile fu possibile (come suggerisce il nome) dirigere questi aerostati, grazie all’uso di rudimentali motori e organi di stabilità. Parallelamente erano iniziati studi per consentire il volo a macchine “più pesanti dell’aria”. Nel 1903, i fratelli Wilbur e Orville Wright riuscirono a volare col primo aeroplano, il Flyer. Era una sorta di aliante dotato di un motore. Il primo volo, avvenuto il 17 dicembre 1903 in Carolina del Nord (USA), fu poco più di un balzo di 36 metri durato 12 secondi. Nel corso della stessa giornata, alternandosi al pilotaggio, i due fratelli compirono altri tre voli: l’ultimo, ai comandi di Wilbur, durò 59 secondi e coprì 260 metri. Tra il 1905 e il 1908, i Wright acquisirono per primi la piena padronanza di questa nuova macchina. Era nato l’aeroplano, un mezzo rivoluzionario.
Come nei paesi più industrializzati, anche in Italia vi fu molto interesse per questa novità. Nel 1909 nacque il Circolo Aviatori, che riuscì a portare in Italia Wilbur Wright con uno dei suoi biplani (con due ali sovrapposte). Fu così che, tra il 15 e il 26 aprile 1909, a Roma, in quello che sarà l’aeroporto di Centocelle, l’americano compì 67 decolli, facendo volare 19 passeggeri. Nell’occasione, istruì il tenente di vascello Mario Calderara e il tenente del genio Umberto Savoja, che furono i primi due piloti italiani brevettati. Wright, quando ripartì, lasciò il biplano a Roma, consentendo così, nel gennaio del 1910, l’apertura della prima scuola di volo proprio a Centocelle.
L’Italia fu la prima nazione a impiegare gli aerei in combattimento, dopo che il 29 settembre 1911 dichiarò guerra all’impero ottomano. Il 2 ottobre i fanti di marina sbarcarono per primi in Libia, mentre il 15 ottobre arrivò anche il Servizio Aeronautico con 9 velivoli e 11 piloti. Il loro compito era controllare il territorio per capire gli spostamenti nemici. Il 23 ottobre 1911 i capitani Carlo Maria Piazza e Riccardo Moizo svolsero le prime missioni operative. Il 25 ottobre proprio Moizo riportò le ali forate da tre fucilate. Fu la prima azione di fuoco contro un aeroplano. Gli italiani, primi al mondo, eseguirono tutte le azioni tipiche dell’aeronautica militare, tranne il volo di caccia, poiché il nemico non disponeva di aerei. L’Italia pianse anche il primo pilota caduto in battaglia, il sottotenente di cavalleria Piero Manzini, partito il 25 agosto 1912 per una ricognizione. Nel settembre 1912, Guglielmo Marconi sperimentò con successo la prima trasmissione radiotelegrafica da una nave ad un aereo.
Oggi le immagini di quei fragili monoplani ci provocano stupore e ammirazione per il rischio che correvano quei piloti, in forme di volo ancora rudimentali. In quegli anni gli aeroplani, invece, incarnavano perfettamente il modello di modernità, eroismo, capacità di imprese assolute. Per questi motivi, pilotare una “macchina più pesante dell’aria” era il desiderio di tanti giovani.
Altri eroi della Storia furono naturalmente Gabriele d’Annunzio e Italo Balbo. d’Annunzio il 9 agosto 1918 compì un’impresa senza precedenti, quando a bordo di un aeroplano SVA-1 dal cielo di Vienna lanciò 50mila volantini tricolore per esortare gli austriaci a mettere fine alla guerra. Italo Balbo fu poi il personaggio simbolo del mito aviatorio fra le due guerre: celebri le sue imprese, la trasvolata del Sud America nel ’31, con arrivo a Rio de Janeiro, e la cosiddetta ‘Crociera del decennale’, che nel ’33 raggiunse Chicago e New York con una squadriglia di idrovolanti.
La “grande guerra” mise in luce molti piloti italiani, il cui eroismo superò i limiti dei rudimentali mezzi in dotazione. Questo articolo intende ricordare proprio loro. I migliori furono poi definiti “Assi”. Erano piloti da caccia con minimo cinque vittorie accreditate. Avevano abbattuto almeno cinque aerei nemici in combattimenti a distanza ravvicinata (c.d. dogfight) o nell’intercettare bombardieri. Gli Assi italiani furono una quarantina, tra i primi ricordiamo il maggiore Francesco Baracca (34 vittorie), il tenente Silvio Scaroni (26 vittorie), il tenente colonnello Pier Ruggero Piccio (24 vittorie), il tenente il Flavio Torello Baracchini (21 vittorie), il capitano Fulco Ruffo di Calabria (20 vittorie).
Durante la grande guerra gli aviatori caduti in battaglia, in incidenti di volo o in addestramento furono 1784. A quegli eroici piloti furono concesse 24 Medaglie d’Oro al Valor Militare, 1.890 d’Argento e 1.312 di Bronzo. Si potrebbe affermare che se i fratelli Wright inventarono l’aeroplano, i piloti della prima guerra mondiale inventarono l’aeronautica militare.
Dopo la costituzione dell’Aeronautica come Forza Armata autonoma, lo sviluppo dell’aviazione conobbe in Italia nuovi impulsi. Iniziò il volo dell’Aeronautica Militare che si accinge a superare il prestigioso traguardo dei suoi 100 anni. È una Forza Armata IN VOLO VERSO IL FUTURO – come recita lo slogan dei suoi primi 100 anni. In continuità con i suoi valori e con le tradizioni del passato l’Aeronautica Militare continuerà ad assicurare la piena operatività e a sviluppare una risposta sempre efficace alle sfide del futuro che non possono prescindere dalla capacità di essere sempre all’avanguardia! Urliamo oggi il grido dei piloti GHEREGHEREGHEZ GHEZ GHEZ GHEZ! Viva l’Aeronautica Militare Italiana!