Cari amici di Duc in altum, oggi, 10 gennaio, desidero augurare buon onomastico a tutti quelli che si chiamano Aldo e Alda. Sono affezionato al mio santo e vorrei farlo conoscere un po’ meglio.
Aldo Maria
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Secondo la tradizione, l’eremita Aldo – vissuto in un’epoca imprecisata tra l’VIII e il l’XI secolo -, era un carbonaio che scelse la vita ritirata, molto probabilmente nella forma portata a Bobbio da san Colombano. Il monachesimo irlandese, infatti, era basato sua una forma mista: ogni monaco costruiva la propria cella vivendoci da solo, ma poi condivideva alcuni momenti comunitari e durante il giorno si dedicava a un’occupazione o un mestiere. Le testimonianze storiche su sant’Aldo riguardano l’antichità del culto e il luogo della sepoltura a Pavia nella cappella di San Colombano, dalla quale venne poi traslato nella basilica di San Michele, a Pavia, che fu un tempo capitale del Regno dei Longobardi. È probabile, infatti, che sangue longobardo scorresse nelle vene del santo eremita, o così almeno fa pensare l’origine del suo nome, che la parola longobarda ald, con il significato di vecchio, esperto, saggio.
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di Piero Bargellini
Di sant’Aldo, assai popolare nel Nord, si conosce ben poco.
Ignoriamo perfino il luogo e la data della nascita, e quando si vuol determinare l’epoca in cui visse si parla vagamente del sec. VIII, quel periodo oscuro della nostra storia che precede l’età carolingia e l’Italia è smembrata in piccoli regni barbarici, mentre sull’intera cristianità incombe sempre più la minaccia dell’islamismo. Un dato sicuro è il luogo di sepoltura, a Pavia, dapprima la cappella di San Colombano e poi la basilica di San Michele.
Un’antica tradizione ce lo presenta come carbonaio ed eremita nei pressi di Pavia, a Carbonaria. L’inclusione di sant’Aldo nei Martirologi dell’Ordine benedettino ha fatto supporre che egli sia stato monaco a Bobbio, il celebre monastero fondato nel 614 da san Colombano, a mezza strada tra il cenobio degli orientali e la comunità monastica creata un secolo prima da san Benedetto. Il punto d’incontro di queste due forme di ascesi sembra indicato dall’esperienza religiosa del santo eremita che commemoriamo, un orante dalle mani incallite e il volto annerito dalla fuliggine delle carbonaie.
I monaci irlandesi di san Colombano non conducevano una vita eremitica in senso stretto. Ognuno si costruiva la propria capanna di legno e di pietre tirate su a secco, entro una cinta rudimentale, per isolarvici in solitaria contemplazione nelle ore dedicate alla preghiera. Poi ne usciva con gli attrezzi da lavoro per recarsi alle consuete occupazioni giornaliere e guadagnarsi da vivere tra gli uomini col sudore della fronte. Insomma, l’eremita si allontanava provvisoriamente dagli uomini per dare più spazio alla preghiera e riempire la solitudine esteriore con la gioiosa presenza di Dio. Ma non si estraniava dalla comunità, alla cui spirituale edificazione contribuiva con l’esempio della sua vita devota e anche con carità fattiva.
Possiamo quindi ritenere sant’Aldo un felice innesto dello spirito benedettino con quello apportato dai fervidi missionari provenienti dall’isola di san Patrizio, l’Irlanda, l’”isola barbara” trasformata in “isola dei santi” per la straordinaria fioritura del cristianesimo. San Colombano aveva portato sul continente una primaverile ventata di nuova spiritualità. Si era cioè prodotto un movimento inverso a quello che aveva recato la buona novella nell’isola degli Scoti. Decine di monaci e di eremiti irlandesi, fattisi “pellegrini per Cristo”, in un esaltante scambio evangelico, da evangelizzati diventavano evangelizzatori.
Fonte: santiebeati.it
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