Oggi gli scontri ma un tempo le due squadre si scambiavano le sciarpe
Elena Del Mastro — 8 Gennaio 2023
Oggi sono gli scontri ma un tempo si chiamava “derby del Sole” ed era un’alleanza tra le tifoserie del Napoli e della Roma, nata forse in chiave anti nordista. Si scendeva in campo e prima di iniziare la partita due rappresentanti delle tifoserie si scambiavano le sciarpe. Da anni è diventato l’odio calcistico che sfocia in violenza appena c’è l’occasione tanto da essere vietate le trasferte delle tifoserie nelle rispettive città. Una deriva di folle violenza. Tanto che è bastata l’occasione di un fortuito incrocio sul calendario calcistico per far incontrare sullo stesso pezzo di autostrada le tifoserie di Roma e Napoli, diretti in città diverse per seguire i match delle rispettive squadre, a far scattare gli scontri e il caos totale. L’8 gennaio c’è stato un solo ferito ma precedentemente c’era stato un morto. Si chiamava Ciro Esposito ed era un ragazzo di 26 anni di Napoli che amava il calcio.
Non è leggenda ma è tutto documentato nei vecchi filmati degli anni ’80 di 90° minuto. Le curve all’Olimpico o al San Paolo si scambiavano le sciarpe e i gagliardetti, il bianco e l’azzurro si mescolavano con il rosso e il giallo in abbracci e momenti di gioia condivisa. Erano gli anni del Napoli prima di Maradona e della Roma di Falcao. Nel campionato c’erano contrapposte Juve, Inter e Milan da una parte (a Nord) e poi (al Sud) c’erano il Napoli che con Maradona stava crescendo e la Roma che aveva vinto il suo scudetto. E questo mise il pepe nella sfida.
Negli annali il primo episodio che avrebbe inasprito il clima tra le due tifoserie fu quello dell’arrivo al Napoli di Bruno Giordano che avrebbe composto il tridente della Ma-Gi-Ca con Maradona e Careca. Il 26 ottobre 1986 si giocò Roma-Napoli e dalla Curva Sud si levò un coro contro Giordano che non piacque ai napoletani. Un anno dopo, sempre a Roma, si consumò la frattura. Durante il consueto scambio di sciarpe il rappresentante della tifoseria bianco-azzurra fu accolto male dalla curva rivale. Il Napoli che aveva appena vinto lo scudetto giocò all’Olimpico in un clima molto teso. Pareggiarono ma Salvatore Bagni esultò facendo il gesto dell’ombrello sotto la curva Sud. Lui chiese più volte scusa per quel gesto sbagliato e di cui si era subito pentito. Intanto l’amicizia era rotta. Ma probabilmente quello fu solo un pretesto.
Tre anni dopo furono documentati i cori razzisti dei giallorossi contro i napoletani. La Figc introdusse la “discriminazione territoriale” nel Codice di Giustizia sportiva. Poi si susseguirono anni di scontri, una deriva di violenza incontrollabile. Il Corriere della Sera ne ripercorre le tappe e l’incredibile escalation di violenze. Nel 2001 i tifosi della Roma vengono accolti a Napoli da una sassaiola a Fuorigrotta, l’8 dicembre 2005 un altro agguato ai romanisti. Poi il 4 maggio 2008 17 tifosi del Napoli vengono arrestati per un altro assalto, stavolta a un bus di romanisti diretti a Genova. Nello stesso anno, in un’altra occasione, tafferugli nella stazione Termini dove transitavano gli azzurri: un napoletano viene accoltellato e sette ultras di entrambe le parti arrestati.
Poi la tragedia il 3 maggio 2014. A Roma si gioca Napoli-Fiorentina, finale di Coppa Italia. A poche ore dall’inizio i tifosi napoletani percorrono viale di Tor di Quinto per raggiungere l’Olimpico scortati dalla polizia. All’improvviso sette colpi di pistola vengono esplosi. Tre tifosi napoletani cadono a terra. Tra questi c’è Ciro Esposito, 26 anni, ferito in maniera gravissima. La partita si gioca nonostante le tensioni, tra le polemiche e le trattative tra polizia e tifosi del Napoli e quell’immagine impressa negli occhi di tutti di Genny ‘a Carogna a cavalcioni tra curva e campo. Ciro Esposito morì dopo 50 giorni di agonia. L’accusa cadde su Daniele De Santis ex capo ultras romanista che venne condannato a 26 anni di carcere poi ridotti a 16.
Da quel drammatico momento nulla è stato più come prima. Le trasferte dei napoletani a Roma e dei romani a Napoli sono vietate da allora. Quello che un tempo era un gemellaggio si è trasformato in acerrima rivalità. E gli scontri dell’8 gennaio sull’autostrada A1 all’altezza di Arezzo ne sono la testimonianza. A nulla è servito nemmeno l’appello alla tregua che Francesco Totti fece durante la sua ultima partita al San Paolo. E per qualcuno la rivalità resta insanabile.
“Roma-Napoli è una storia che va così, non si risolverà mai più. Ci sono dietro troppi strascichi dopo la morte di Ciro (Esposito, ndr) e gli striscioni provocatori contro la mamma di un ragazzo che non c’è più”. Gennaro Montuori, il ‘Palummella’ del gruppo storico del Napoli “Commando Ultrà Curva B”, commenta così all’Adnkronos gli scontri tra tifosi del Napoli e della Roma. ‘Palummella’ ricorda che “c’erano stati approcci” per ricomporre la situazione tra le due tifoserie dopo l’omicidio del giovane supporter del Napoli. “Anche la mamma di Ciro – sottolinea Montuori – mandò un appello. Ma ormai c’è poco da fare, impossibili eventuali passi indietro. Sono lontani i tempi in cui giallorosso e azzurro si mischiavano”. “Ormai siamo vecchi, mi sono battuto per anni, ho creato il gemellaggio – sottolinea l’ex capo ultrà – ma davanti a un morto è molto difficile sperare in una soluzione. Peccato non solo per noi, ma per il calcio tutto. La geografia del tifo è cambiata e confermo che non ci sarà più il derby del Sole, ne sono convinto conoscendo bene le due piazze”.
Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.
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