Condannato all’ergastolo in Appello, tra due giorni il verdetto della Cassazione
Redazione — 1 Febbraio 2023
Avrebbe manomesso il braccialetto elettronico ed è evaso dagli arresti domiciliari, dove si trovava dal 12 gennaio scorso in attesa della sentenza della Cassazione prevista tra pochi giorni sulla condanna all’ergastolo ricevuta in Appello. E’ ricercato in tutta Italia Massimiliano Sestito, 52 anni, killer della ‘ndrangheta catanzarese, che stava scontando la detenzione domiciliare a Pero, in provincia di Milano, dopo la scarcerazione dalla casa circondariale di Terni avvenuta nelle scorse settimane.
Sestito è evaso, secondo la ricostruzione dei carabinieri di Milano, nella serata di lunedì 30 gennaio, quando in occasione di un controllo dei militari dell’Arma non era presente in casa. Da lì è scattato l’allarme, e nelle scorse ore la notizia è diventata di dominio pubblico, generando non poche polemiche. Sestito, ritenuto affiliato alla cosca di Catanzaro degli “Iozzo-Procopio-Chiefari”, ha ricevuto condanne per due omicidio: il primo relativo all’assassinio di un carabiniere, l’appuntato Renato Lio, avvenuto il 20 agosto 1991 durante un posto di blocco a Soverato (Catanzaro); il secondo avvenuto il 24 gennaio del 2013, quando a Castel di Leva, all’estrema periferia di Roma, un commando uccise l’allora boss rivale Vincenzo Femia, 76 anni, calabrese della cosca di San Luca ma residente da tempo nella Capitale dove veniva considerato un uomo di spicco della malavita.
Per questo omicidio, Sestito, ritenuto dagli investigatori componente del commando di fuoco (Femia venne ucciso in auto con nove colpi d’arma da fuoco), era stato condannato in primo grado all’ergastolo. Poi assolto nel 2019 dalla Corte d’Appello di Roma. Successivamente, in seguito al ricorso dei pm capitolini, condannato all’ergastolo nel processo di Appello ter, dopo due invii della Cassazione. Cassazione che tra poche ore, il 3 febbraio, dovrà nuovamente pronunciarsi sulla sentenza d’Appello. Ed è forse proprio per questo che Massimiliano Sestito è scappato, per il timore di ritornare in carcere dopo la sentenza dei giudici di legittimità.
Per l’omicidio del carabiniere, ucciso a bruciapelo durante un controllo a un posto di blocco, il 52enne (all’epoca dei fatti 20enne con residenza sempre nel Milanese ma di fatto radicato a Soverato) venne condanno in primo grado all’ergastolo, mentre in Appello la pena venne ridotta a 30 anni. L’appuntato Renato Lio venne ucciso da tre colpi d’arma da fuoco mentre perquisiva l’auto sulla quale si trovava Sestito insieme ad altre due persone incensurate, giudicate poi estranee ai fatti perché subito dopo la fuga del killer si costituirono presso la caserma dei carabinieri e collaborarono nelle indagini.
Non è la prima volta che il killer della ‘ndrangheta si dà alla fuga. Già nell’agosto del 2013, dopo l’arresto per l’omicidio del boss Femia, sfruttò un permesso premio e non ritornò in carcere, per poi essere nuovamente catturato un mese dopo mentre si trovava in spiaggi a Palinuro, in provincia di Salerno.
“Con questa notizia della fuga di Massimiliano Sestito si riapre una ferita mai rimarginata”. Lo dice a LaPresse Carlo Lio, cugino di Renato Lio, il carabiniere ucciso nel 1991. “E’ stata una notizia molto dolorosa per me, ma soprattutto per i figli, anche se sono passati molti anni dalla scomparsa di Renato. Loro erano piccoli e sono cresciuti senza un padre”, prosegue Lio. “Non voglio essere polemico – precisa – ma spesso non vanno ai domiciliari altri malviventi e invece li si danno a un mafioso conclamato?”.
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