È appena scoppiato il caso della ristampa dei romanzi di James Bond che, come informa The Telegraph, offrirà ai lettori una revisione che include la cancellazione dal testo di quei vocaboli che potrebbero suscitare polemiche per la loro presunta “inappropriatezza” (leggi: razzismo).
Contemporaneamente, si è chiusa (o quasi) una vicenda analoga, quella delle opere di Roald Dahl, sottoposte anche loro a una censura in puro stile woke. In attesa di vedere come si concluderà l’operazione “ripulitura” dei romanzi di Ian Fleming dai termini ritenuti razzisti, può essere istruttivo ripercorrere le tappe del caso Dahl, dagli esordi scoppiettanti alla mesta conclusione.
Linguaggio ripulito
“Roald Dahl non era un angelo, ma questa censura è assurda. Puffin Books e gli eredi di Dahl dovrebbero vergognarsi“, ha twittato qualche giorno fa il romanziere americano-britannico-indiano Salman Rushdie in risposta a Suzanne Nossel, ad di Pen America, organizzazione nonprofit per la difesa della libertà di espressione negli Stati Uniti. Nossel aveva affermato di essere “allarmata” per centinaia di modifiche alle opere di Roald Dahl “nel presunto tentativo di ripulire i libri da ciò che potrebbe offendere qualcuno”.
Come riportato per la prima volta dal Daily Telegraph, “il linguaggio relativo al peso, alla salute mentale, alla violenza, al genere e alla razza è stato tagliato e riscritto“. Ad esempio, la parola “grasso” è stata tagliata da ogni nuova edizione dei libri, mentre la parola “brutto” è stata eliminata.
Di conseguenza, Augustus Gloop in Charlie e la fabbrica di cioccolato è ora descritto come “enorme” (invece che “enormemente grasso”) mentre in The Twits, la signora Twit non è più “brutta e bestiale” ma solo “bestiale”. Anche il termine “pazzo” è stato eliminato.
Oltre alle numerose modifiche apportate al testo originale, sono stati aggiunti alcuni passaggi non scritti da Dahl. In The Witches, un passaggio che spiega che le streghe nel libro sono calve sotto le loro parrucche ora include una riga che dice: “Ci sono molte altre ragioni per cui le donne potrebbero indossare parrucche e certamente non c’è niente di sbagliato in questo”.
Inclusione e accessibilità
Un portavoce della Roald Dahl Story Company ha dichiarato a Variety:
Vogliamo assicurarci che le meravigliose storie e i personaggi di Roald Dahl continuino ad essere apprezzati da tutti i bambini di oggi. Quando si pubblicano nuove tirature di libri scritti anni fa, non è insolito rivedere il linguaggio utilizzato insieme all’aggiornamento di altri dettagli, tra cui la copertina di un libro e il layout della pagina. Il nostro principio guida è stato quello di mantenere le trame, i personaggi e l’irriverenza e lo spirito tagliente del testo originale. Eventuali modifiche apportate sono state piccole e ponderate attentamente. Come parte del nostro processo di revisione del linguaggio utilizzato, abbiamo lavorato in collaborazione con Inclusive Minds, un collettivo per persone appassionate di inclusione e accessibilità nella letteratura per bambini. L’attuale revisione è iniziata nel 2020, prima che Dahl venisse acquisita da Netflix. È stata condotta in collaborazione tra Puffin e Roald Dahl Story Company.
Le reazioni
Come era prevedibile, la decisione ha scatenato reazioni contrastanti. Alcuni, come la poetessa e scrittrice Debjani Chatterjee, considerano la mossa una buona cosa.
L’autore di His Dark Materials Philip Pullman è andato addirittura oltre e ha suggerito che il lavoro di Dahl “dovrebbe essere lasciato svanire” ed essere sostituito da scrittori per bambini più moderni. Pullman ha detto a BBC Radio 4 che le persone dovrebbero “esplorare” scrittori come Malorie Blackman, Michael Morpurgo e Beverley Naidoo: “Leggete tutti questi meravigliosi autori che scrivono oggi e ai quali non si presta alcuna attenzione a causa dell’enorme peso commerciale di gente come Roald Dahl“.
Sunak e Camilla
Tra le reazioni avverse, oltre a quelle citate all’inizio, un paio sono state senz’altro sorprendenti data l’autorevolezza della provenienza. Il primo ministro britannico Rishi Sunak, infatti, si è espresso decisamente contro i cambiamenti. Prendendo in prestito una parola inventata da Dahl per giocare con il linguaggio, il portavoce del primo ministro ha detto: “Quando si tratta della nostra ricca e variegata eredità letteraria, il primo ministro concorda con il BFG (Big Friendly Giant) dell’omonima storia sul fatto che non dovremmo complicarci la vita inutilmente con le parole”.
L’altra sorpresa è che la Regina Consorte, Camilla, si è gettata nella mischia, esortando gli autori a resistere ai tentativi di limitare la loro “libertà di espressione”. Sebbene non abbia fatto riferimento direttamente a Roald Dahl, non vi è alcun dubbio che l’attuale dibattito sulla decisione dell’editore Puffin sia molto presente nella mente di Camilla.
Parlando a un ricevimento a Clarence House per celebrare il secondo anniversario del suo popolare club del libro online e su Instagram, Camilla ha detto agli scrittori riuniti: “Per favore, rimanete fedeli alla vostra vocazione, non ostacolati da coloro che potrebbero voler frenare la libertà della vostra espressione o imporre limiti alla vostra immaginazione.” Parole forti e chiare. In buona sostanza una “mazzata regale” che ha pochi precedenti.
La rivolta dei lettori
Come se ciò non bastasse, è venuto fuori che il 98 per cento dei lettori del MailOnline ha chiesto che le opere siano mantenute nella loro forma originale, e alcuni genitori hanno detto che avrebbero boicottato i romanzi “aggiornati” poiché i cambiamenti sono stati etichettati come “assolutamente folli”. Un intervistato ha detto: “Se vi offendete così facilmente, restatevene a casa avvolti nel vostro millebolle di plastica”.
Gli editori
A rafforzare l’avversione per le correzioni dei testi, si segnalano alcune reazioni al di fuori del Regno Unito. Un portavoce dell’editore statunitense di Dahl, Penguin Young Readers, ha dichiarato a Publishers Weekly che non ci sono piani per revisioni simili negli Stati Uniti:
I libri di Roald Dahl pubblicati da Penguin Young Readers e distribuiti negli Stati Uniti sono le edizioni che esistono da anni e non riflettono le recenti modifiche editoriali apportate nelle edizioni britanniche.
Allo stesso modo, l’editore francese Gallimard ha affermato che non intende modificare i testi dei libri per bambini di Dahl, lanciandosi nella discussione sulle riscritture delle loro versioni in inglese. “Questa riscrittura riguarda solo la Gran Bretagna. Non abbiamo mai modificato i testi di Roald Dahl, e ad oggi non è in cantiere alcun cambiamento”, ha detto martedì ad AFP una portavoce di Gallimard Youth.
Anche l’editore olandese De Fonte ha rifiutato di apportare modifiche in questo momento. Si dice che un portavoce di De Fonte abbia affermato che l’alterazione del testo farebbe “perdere potere” alle storie.
L’avvertimento di Dahl
Dulcis in fundo, sabato scorso The Guardian ha rivelato che nel 1982, parlando con l’artista Francis Bacon, Dahl aveva detto di sperare ardentemente che i suoi editori non osassero alterare i suoi scritti.
Li ho avvisati che se cambiano anche solo una virgola in uno dei miei libri non avrebbero mai più ricevuto neanche una parola da me. Mai più. E quando me ne sarò andato, se ciò accadrà, desidererò che il potente Thor bussi molto forte sulle loro teste con il suo martello. Oppure manderò l’enorme coccodrillo [uno dei suoi personaggi, ndr] a divorarli.
Il dietrofront di Puffin
Insomma, il percorso della “revisione” delle opere di Dahl è tutto meno che una marcia trionfale. Tutto sommato, verrebbe da pensare che questo ennesimo assalto woke al buon senso e alla libertà di espressione si sia ritorto contro chi l’ha sferrato.
La cartina di tornasole di questo fallimento è la marcia indietro dell’editore, il quale ha annunciato che i libri di Dahl saranno pubblicati in due versioni, con e senza censure. Puffin, cioè, che fa parte della statunitense Penguin Random House, ha dichiarato che pubblicherà 17 dei titoli di Dahl con il suo logo Penguin entro la fine dell’anno, con il testo originale invariato.
“Rendendo disponibili entrambe le versioni di Puffin e Penguin, offriamo ai lettori la scelta di decidere come vivere le storie magiche e meravigliose di Roald Dahl“, ha dichiarato Francesca Dow, amministratore delegato di Penguin Random House Children.
Dow ha spiegato che la decisione è venuta dall’ascolto del dibattito dei giorni scorsi: una discussione, ha detto, che ha mostrato lo “straordinario potere” dei libri di Dal. Praticamente una resa quasi incondizionata.
Il vaffa di Whoopi Goldberg
L’editore delle opere di Ian Fleming è avvisato. E così tutti quelli della brigata woke, cancel culture, Political Correctness & Critical Race Theory.
Per il momento segnaliamo una reazione di quelle che non ti aspetteresti, e che la dice lunga sul mood che si sta facendo strada all’interno della sinistra d’oltreoceano, quella di Whoopi Goldberg, icona radical chic, la quale se n’è uscita con un inequivocabile “Dovete smetterla, ok?” all’indirizzo dei censori di Ian Fleming e Roald Dahl. Più o meno l’equivalente bene educato di un vaffa scagliato con tutto il cuore…