Il ministro: “Se il Viminale ha sbagliato me ne assumo la responsabilità”
Carmine Di Niro — 1 Marzo 2023
Il primo ‘atto politico’ di Elly Schlein da segretaria del Partito Democratico è la richiesta di dimissioni per il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. La neo leader dei Dem invoca il passo indietro del titolare del Viminale per quanto accaduto domenica mattina nelle specchio di mare davanti Cutro, in Calabria, dove un barcone con almeno 180 migranti provenienti dalla Turchia si è spezzato in due a cento metri dalla costa uccidendo quasi 70 persone, con un bilancio ancora non definitivo visti i corpi non ancora recuperati.
“Attendiamo fiduciosi le indagini della magistratura, ma dal punto di vista politico mi unisco alle voci dei colleghi che mi hanno preceduto e che suggeriscono le sue dimissioni e dalla presidente Giorgia Meloni una profonda riflessione, anche sul ministro Salvini e sul ministro Giorgetti”, sono le parole di Schlein intervenendo in Commissione Affari costituzionali alla Camera in occasione dell’audizione dello stesso Piantedosi.
Per Schlein le parole pronunciate in questi giorni dal ministro sono “disumane, inaccettabili e non all’altezza del ruolo”, in riferimento ad alcune esternazioni del numero uno del Viminale che tra le altre cose aveva affermato che “chi scappa da una guerra non deve affidarsi a scafisti senza scrupoli” e che “ la disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli”, come se la colpa della strage fosse degli stessi migranti in fuga da Paesi devastati come Siria o Afghanistan.
Nel suo intervento Schlein si è detta “non soddisfatta” delle ricostruzioni dei fatti riportate da Piantedosi e che per questo chiede “piena luce e chiarezza sulla catena di responsabilità su quanto avvenuto a Crotone, perché non c’è stato un intervento da parte della Guardia Costiera italiana con mezzo adeguato, se c’era possibilità”.
Il riferimento è alle parole del ministro, spalleggiato anche dal collega Salvini, che ha sottolineato come “l’assetto aereo Frontex che per primo ha individuato l’imbarcazione dopo le 22 del 25 febbraio a 40 miglia nautiche dall’Italia non aveva segnalato una situazione di pericolo o distress a bordo, evidenziando la presenza di una sola persona sopra coperta e altre sotto coperta e una buona galleggiabilità dell’imbarcazione. Poi c’è stato un peggioramento delle condizioni meteo”.
In ogni caso, ha aggiunto Piantedosi, “se c’è stata una debolezza del ministero mi assumerò e mi assumo tutte le mie responsabilità”.
A porre dubbi sulla ricostruzione fornita dal titolare del Viminale sono però le parole pronunciate fuori dalla camera ardente delle vittime nel naufragio, allestita al Palasport di Crotone, dal comandante della capitaneria di porto di Crotone Vittorio Aloi.
Parlando dell’inchiesta aperta dalla Procura di Crotone sul naufragio, Aloi ha spiegato ai giornalisti presenti: “Saremo sentiti e ci farà piacere chiarire, chiariremo a chi dovere quando ce lo chiederanno”. E alla domanda sul perché non abbiano agito nonostante la segnalazione della sera prima, sabato 25 febbraio, di una imbarcazione in ‘distress’, cioè in pericolo, nello Ionio, ha replicato: “Non mi risulta che si trattasse di una segnalazione di distress, sapete che le operazioni le conduce la Guardia di finanza finché non diventano comunicazione di Sar (di salvataggio, ndr). Io non ho ricevuto alcuna segnalazione”.
Però sulla questione delle condizioni proibitive del mare, che avrebbero costretto i soccorritori a tornare a riva, la risposta pone problemi al governo e alla catena di comando: “A noi risulta che domenica il mare fosse forza 4, ma motovedette più grandi avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8”.
Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia
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