A San Diego (California), durante un incontro al vertice tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il primo ministro britannico Rishi Sunak e quello australiano Anthony Albanese, è stato annunciato che all’Australia verranno consegnati entro il 2030 tre sottomarini da attacco a propulsione nucleare (SSN) della classe Virginia (di seconda mano) con l’opzione per altri due secondo quanto stabilito dall’accordo Aukus, sottoscritto tra le tre nazioni nel 2021.
Legami rinforzati tra Usa e Australia
La nuova alleanza tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti si configura come un partenariato di “sicurezza trilaterale rafforzato” il cui scopo è quello “di approfondire la cooperazione diplomatica, di sicurezza e di difesa nella regione indo-pacifica”. Proprio uno dei punti fondamentali dell’Aukus, oltre a quello dell’acquisizione di sistemi missilistici da crociera per Canberra, è quello relativo alla cessione/costruzione di SSN per migliorare le capacità di deterrenza australiane con battelli in grado di restare in mare per lunghissimo tempo (il limite è dato fondamentalmente dalla resistenza dell’equipaggio) e quindi allargare il raggio di azione dei pattugliamenti.
La Casa Bianca ha reso noto che è stato identificato il percorso ottimale per fornire all’Australia un sottomarino a propulsione nucleare armato convenzionalmente attraverso un approccio in più fasi per permettere a Canberra di dotarsi di tale nuova capacità molto più rapidamente di quanto originariamente previsto quando è stata lanciata questa partnership. In particolare, tutte e tre le nazioni alzeranno il livello delle rispettive basi industriali dedicate alla costruzione di sottomarini e questo comporterà un livello di cooperazione tecnologica quasi senza precedenti.
Le fasi dell’accordo
In dettaglio, è stato spiegato che la prima fase è già in corso con la prospettiva di accelerare gli sforzi congiunti nei prossimi anni: i sottomarini statunitensi e britannici visiteranno i porti in Australia con più frequenza a partire da quest’anno. I marinai australiani si integreranno quindi sempre più nelle forze sottomarine statunitensi e britanniche e nelle scuole di gestione della propulsione nucleare. La Casa Bianca ha riferito, in particolare, che quest’attività è già iniziata e che nei prossimi mesi operai australiani lavoreranno nei cantieri navali statunitensi, mentre a partire da quest’anno, l’Australia costruirà le sue infrastrutture per ospitare i sottomarini statunitensi e britannici e i prossimi australiani.
Una volta che l’Australia sarà pronta, nel 2027 verrà stabilita una forza di sottomarini statunitensi e britannici che a rotazione sarà basata in Australia, denominata Submarine Rotational Forces West. Questa forza di rotazione contribuirà a costruire la capacità di gestione australiana degli SSN e rafforzerà anche la deterrenza nell’Indo-Pacifico.
La seconda fase inizierà nei primi anni ’30. Una volta che gli australiani saranno addestrati e pronti, Canberra acquisterà dagli Stati Uniti tre sottomarini della classe Virginia armati con un’opzione per altri due se necessario. Ciò contribuirà a far crescere sistematicamente le capacità e la gestione degli australiani per i sottomarini a propulsione nucleare e contribuirà a garantire che l’Australia non subisca alcun divario capacitivo quando i suoi attuali sottomarini diesel/elettrici di classe Collins (SSK o hunter/killer) verranno ritirati a cominciare dal 2030.
La terza e ultima fase è prevista a cominciare dalla fine degli anni ’30, ma i lavori propedeutici per attuarla inizieranno a breve termine. Si tratta della questione più interessante ovvero quella della nascita di una nuova classe di SSN tutta australiana sfruttante il meglio delle tecnologie statunitensi, britanniche e nazionali nota, per il momento, come SSN-Aukus. Questi si baseranno su un progetto britannico e incorporeranno tecnologie dei battelli della classe Virginia ma saranno costruiti nel Regno Unito e in Australia. Londra intende consegnare il suo primo SSN-Aukus alla fine degli anni ’30, mentre l’Australia intende consegnare il primo battello di questo tipo costruito localmente all’inizio degli anni ’40. Questo progetto richiederà miglioramenti significativi nella capacità industriale in tutti e tre i Paesi partecipanti e infatti il presidente Biden ha promesso 4,6 miliardi di dollari per espandere la capacità di costruzione di sottomarini degli Stati Uniti e migliorare la manutenzione dei suoi classe Virginia.
Un avviso alla Cina (e alla Francia)
Il primo ministro australiano ha affermato che il piano, che costerà a Canberra fino a 368 miliardi di dollari australiani (più di 228 miliardi di euro) in 30 anni, rappresenta “il più grande investimento singolo nella capacità di difesa dell’Australia in tutta la sua storia”. Il primo ministro britannico Sunak, durante la visita negli Stati Uniti, ha anche affermato che il Regno Unito aumenterà la spesa per la Difesa di quasi 5 miliardi di sterline (6 miliardi di dollari) nei prossimi due anni per contrastare le minacce degli Stati ostili, e quasi negli stessi giorni Londra ha pubblicato un aggiornamento della sua strategia di sicurezza (Integrated Review Refresh 2023) in cui viene data la priorità alla sicurezza collettiva nell’area Euro-Atlantica e si sottolinea la necessità di creare legami più forti nell’Indo-Pacifico, nel Golfo Persico e in Africa, in quanto regioni di crescente importanza per gli interessi del Regno Unito.
La Cina, a seguito delle dichiarazioni di San Diego, ha espresso forti critiche: martedì il ministero degli Esteri di Pechino ha accusato le tre nazioni di “camminare sempre più sulla via dell’errore e del pericolo”. Questo atteggiamento però non stupisce in quanto la Cina ha da sempre criticato aspramente la firma dell’Aukus avvisando che rappresenta anche un colpo per la non proliferazione nucleare, ma gli Usa e il Regno Unito hanno affermato che l’Aiea (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) ha apprezzato la trasparenza dimostrata nel corso della definizione dell’accordo per i sottomarini nucleari australiani.
Proprio in merito alla proliferazione nucleare, il Cremlino ha fatto sapere, attraverso il portavoce Dmitry Peskov, che il piano per vendere all’Australia i sottomarini “solleva molte domande legate alla non proliferazione”, e che occorre “trasparenza” ed è necessario “rispondere a tali domande”. La questione, infatti, rappresenta un precedente mai visto sino a oggi: nessun Paese non dotato di armi nucleari ha mai operato sottomarini a propulsione nucleare.
Quanto pianificato per gli SSN australiani fa però tramontare la possibilità, per la Francia, di poter fornire degli SSK ad interim all’Australia dopo che, proprio con la firma dell’Aukus, Canberra aveva stracciato l’accordo per la costruzione di sottomarini con Parigi, generando ire in quel dell’Eliseo che si sono placate con difficoltà.
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