Una delle costanti della guerra in Ucraina è la correlazione tra stallo dell’avanzata di Mosca e notizie su veri o presunti cambiamenti nelle gerarchie militari russe. L’ultima in ordine di tempo riguarda il generale Rustam Muradov, comandante delle truppe russe in Ucraina orientale, e da alcune settimane al centro di diverse indiscrezioni mai smentite né confermate dalla Difesa russa.
Secondo le ultime rivelazioni del sito Onet confermate da alcune fonti del Moscow Times, Muradov sarebbe stato rimosso con l’accusa di essere il responsabile della mancata presa di Vuhledar, nel Donetsk. Al suo posto, come riportava già a fine marzo l’Insitute for the study of war, potrebbe essere nominato il tenente generale Andrei Kuzmenko, ma non esistono prove in tal senso.
Muradov, con esperienza in Siria e in Caucaso, è arrivato l’anno scorso sul fronte ucraino con la fama di veterano e di uomo duro, in grado di ristabilire ordine e disciplina in un esercito che appariva debilitato dalla controffensiva ucraina e dalle numerose perdite subite sul campo. In realtà, come spiegano osservatori anche di parte russa, Muradov non solo sembra avere fallito nell’avanzata, con mosse azzardate e considerate suicide, ma pare essersi guadagnato anche un profondo risentimento dei soldati. Una miscela letale cui si è aggiunta anche la dura presa di posizione del gruppo Wagner, da sempre estremamente critico nei confronti dei comandanti delle forze regolari e che non ha lesinato pesanti accuse verso l’uomo scelto da Vladimir Putin e noto ai mercenari russi già dai tempi della Siria. Non a caso, già alcuni mesi si era parlato dello spostamento di Muradov dalla prima linea, accusato di essere stato il vero e unico responsabili dei fallimenti nella battaglia di Vuhledar.
Per ora da Mosca tutto tace. Tuttavia, il fatto che la notizia arrivi in una fase di stagnazione del conflitto indica che la guerra d’attrito cui si assiste da mesi nell’Ucraina orientale non ha raggiunto, almeno tatticamente, i risultati sperati. La recente visita del ministro della Difesa Sergei Shoigu sul fronte del Donbass può avere lasciato degli strascichi, così come certamente ha avuto un impatto negativo la contemporanea carneficina di Bakhmut. Il Cremlino probabilmente si aspettava una maggiore incisività degli assalti della prima linea, nell’attesa della (sempre più annunciata) possibile controffensiva di Kiev. Un appuntamento che secondo i comandi ucraini dovrebbe essere intorno a maggio e a cui gli strateghi russi volevano arrivare con il restringimento della linea del fronte e con alcuni risultati tangibili anche per non fornire ulteriori armi di propaganda al grande rivale interno: il leader della Wagner Evgenij Prigozhin. La sostituzione di Muradov, così come quella di altri comandanti prima di lui, può essere quindi un segnale d’allarme per i piani russi, ma anche un modo dei vertici per far capire di essere sempre in grado di trovare presunti responsabili e di rimuoverli evitando ulteriori battute d’arresto.
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