Nuovi spari nel quartiere dopo il radi agli Chalet
Ciro Cuozzo — 13 Marzo 2023
Fino a poco più di un anno fa lavorava in un supermercato prima e in un pub poi. La scuola non gli piaceva e già prima della maggiore età faceva lavori saltuari per guadagnare qualcosa. Poi la ‘folgorazione’ sbagliata. Le cattive amicizie, la prospettiva del guadagno facile e l’idea effimera di potere lo hanno portato a entrare nel ‘sistema’. Oggi, mesi dopo aver scelto la malavita, Antonio Gaetano, 20 anni, lotta tra la vita e la morte all’ospedale San Paolo di Napoli e, se tutto dovesse andare per il meglio, rischia di finire su una sedia a rotelle perché il proiettile che l’ha colpito dietro la testa avrebbe compromesso la colonna vertebrale.
Nella notte tra sabato e domenica è stato raggiunto da un proiettile alla nuca e da altri due al torace mentre si trovava insieme a un amico all’interno di un’auto parcheggiata, come di consueto, in doppia fila nella zona degli Chalet di Mergellina, uno dei punti più critici della movida napoletana, frequentemente segnato da risse, rapine e agguati anche di matrice camorristica, come quello avvenuto all’1.30 di notte di pochi giorni fa.
Gaetano era fermo quando è stato affiancato da uno scooter di grossa cilindrata con in sella due persone. Il passeggero ha sparato da distanza ravvicinata. Voleva uccidere. Sei i proiettili trovati dalla polizia scientifica. Tre quelli andati a segno: uno alla nuca, altri due al petto. Intorno scoppia il panico. La gente urla, scappa, si ripara negli chalet o dietro le auto. Una scena raccapricciante avvenuta in un orario di punta: la zona degli Chalet è infatti frequentata e trafficato fino alle 3-4 del mattino, soprattutto nel weekend (d’estate diventa quasi un ‘calvario’ quotidiano…).
Accompagnato in ospedale dall’amico (coetaneo e con piccoli precedenti), Gaetano è stato operato dai medici del San Paolo ed è attualmente ricoverato in terapia intensiva e in pericolo di vita. A oltre 36 ore dall’agguato, le sue condizioni sono in lieve miglioramento anche se non è ancora considerato “fuori pericolo” dai medici. Se dovesse sopravvivere rischia la paralisi.
Le indagini sono affidate alla Squadra Mobile diretta dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini. Al vaglio anche le immagini delle telecamere presenti sul lungomare cittadino. L’ipotesi maggiormente battuta dagli investigatori è quella riconducibile alla faida di Pianura che va avanti ormai da anni e che ha portato agli omicidi dei “bravi piccirilli” uccisi come boss: quello di Antonio Zarra ad agosto 2021 e quello del luglio 2022 di Andrea Covelli.
I PRECEDENTI AVVERTIMENTI E IL RUOLO NEL CLAN – Soprannominato biscotto e plasmon, il 20enne già la scorsa estate era finito nel mirino del clan rivale, quello dei Carillo-Perfetto. Era il 24 agosto scorso quando venne ferito, in seguito a un raid di carattere intimidatorio, da un proiettile alla gamba e da un altro al piede destro nella zona di via Torricelli, dove è nato e cresciuto (e dove provano a comandare i Carillo-Perfetto), salvo poi spostarsi negli ultimi tempi nel fortino degli Esposito-Calone-Marsicano, in via Napoli, per la gestione delle piazze di spaccio, principale attività di guadagno di un clan i cui affari non sbarcano di certo il lunario. Non a caso, Gaetano viene etichettato come reggente di una organizzazione, già smantellata nei mesi scorsi, i cui superstiti sono appunto giovanissimi, arrivati anche a chiedere 50 o 100 euro di “regalo” per le bancarelle di Capodanno e qualche “calza della Befana” per i “fratelli carcerati”. E’ una guerra che riguarda giovanissimi. Perché anche tra i reduci dei Carillo-Perfetto vi sono 4-5 under 25 e, soprattutto, sarebbero organici i nipoti del vecchio clan Pesce, il cui boss Pasquale Pesce anni fa ha avviato il percorso di collaborazione con la giustizia (anche Antonio Carillo è nipote del boss pentito mentre Mattia Perfetto è il figlio di uno storico killer dell’organizzazione).
L’OMICIDIO DI ANTONIO ESPOSITO – L’agguato nei confronti di Gaetano avviene a poco più di una settimana di distanza dall’omicidio di Antonio Esposito, 48 anni, ucciso poco dopo le 8.30 di venerdì 3 marzo a Pianura, periferia ovest di Napoli, all’angolo tra via Evangelista Torricelli e via Alfredo Capelli, all’altezza di uno spiazzale dove ci sono un gommista e una chiesa evangelica, a pochi passi dal vocazionario del Santo Don Giustino Maria Russolillo e dalle case popolari di via Torricelli, la zona dove si spara sempre nell’indifferenza dello Stato.
KILLER IN AUTO E CON GUANTI IN LATTICE – A una settimana di distanza dall’omicidio Esposito sono ancora diversi i nodi da sciogliere. Innanzitutto era emersa una sua vicinanza al clan Vigilia attivo a Soccavo, alleato -secondo le ultime informative – dei Marsicano-Esposito di Pianura e attualmente in guerra con il vecchi clan Grimaldi, con il figlio del boss che gira in strada protetto da un giubbutto antiproiettile. Stando a quanto appreso dal Riformista, il commando che ha ammazzato Esposito era alla guida di un’auto e non in sella a uno scooter e sarebbe stato immortalato dalle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona. I killer, due secondo quanto emerso, erano in una Fiat Panda risultata rubata pochi giorni prima nel quartiere Arenella. Dai filmati è emerso che entrambi indossavano i guanti in lattice ed avevano il volto travisato da cappello e scaldacollo (o mascherina).
LE INDAGINI SULLA NUOVA FAIDA – Dopo mesi di apparente silenzio, interrotto da qualche stesa sporadica contro basi di spaccio o le abitazioni di elementi apicali recentemente scarcerati. Si riaccende dunque la faida di Pianura. Dopo l’omicidio Esposito e l’agguato che ha ridotto in fin di vita Gaetano, nella giornata del 13 marzo la polizia è intervenuta in via Escrivà, la zona denominata “Case gialle“, dove sono attive diverse piazze di spaccio e dove viveva la famiglia di Antonio Esposito, per la segnalazione di due auto danneggiate: una Fiat 500 e una Toyota. Su quest’ultima è presente anche un foro di proiettile sul parabrezza. Non è ancora chiaro chi sono i proprietari.
Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall’ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.
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