“Questa vicenda diventerà un caso che farà scuola”
Aldo Torchiaro — 14 Gennaio 2023
Si dirada il polverone sul caso Soumahoro. Un caso che non esiste, basato su prove inesistenti. Il procedimento – che per la verità non riguarda affatto lui, ma la moglie – è infatti innervato su un atto notarile del 2019 che attribuisce le deleghe statutarie della cooperativa Karibù. Istanza presentata al Tribunale del riesame di Latina per verificare il compendio probatorio. Modifica statutaria che integra nuove voci di competenza e funzioni della cooperativa. A differenza di chi si è avvalso della facoltà di non rispondere, il legale di Liliane Murakatete, l’avvocato Lorenzo Borré ha iniziato a suffragare a suon di documenti medico-sanitari l’estraneità della sua assistita dalla gestione della cooperativa.
Dimostrando la sostituzione della firma, e rendendo pacifica l’inefficacia dell’atto che riassetta le deleghe e le funzioni direttive, viene meno uno dei presupposti in forza dei quali l’accusa ritiene che la Murekatete abbia svolto, nel periodo oggetto di contestazione, attività gestionali. Lo conferma l’ammissione stessa della firmataria. “Quella firma chiaramente non è di Liliane Murekatete (moglie di Soumahoro, ndr) ma la mia. Quel giorno lei non c’era, era in maternità. È stata la madre di Liliane, Marie Terese, a chiedermi di firmare al posto suo”. Sono le parole di Hassenatu Sow, ex dipendente della cooperativa Karibu – fondata da Marie Terese Mukamitsindo, suocera del deputato Aboubakar Soumahoro – sulla quale sta indagando la Procura di Latina. Il riferimento della donna, originaria della Guinea, è a un allegato di un atto notarile risalente al 2019, che secondo gli inquirenti contribuirebbe a dimostrare il ruolo gestionale nella cooperativa ricoperto da Murekatete, indagata insieme alla madre nell’ambito dell’inchiesta sull’uso dei fondi destinati alla coop per l’accoglienza degli immigrati. Ma la firma apposta accanto al nome di Murekatete sul foglio delle presenze all’assemblea straordinaria dei soci non è della moglie di Soumahoro.
Per comprendere bene la vicenda occorre tornare indietro al 28 maggio 2019. In quella data i soci della Karibu vengono convocati da un notaio di Latina per un’assemblea straordinaria: devono aggiornare lo statuto della cooperativa per modificare alcune attività della Karibu. Nell’elenco dei soci (in tutto 16) figura anche il nome di Murekatete ma in corrispondenza non c’è la firma della moglie di Soumahoro bensì quella di un’altra socia della coop, che peraltro avrebbe visto interrompersi la sua collaborazione pochi giorni dopo l’assemblea: “Alla fine di quel mese ho smesso di lavorare per la Karibu. Il mio contratto è scaduto e non è stato più rinnovato”, racconta. Inoltre, a Murekatete viene contestata la partecipazione a un’altra assemblea, quella del 22 giugno 2021, con verbale riportante il suo nominativo, per l’approvazione del bilancio: la difesa però sostiene che esistano prove informatiche che collocherebbero geograficamente Murekatete nella provincia di Rieti in orari che si ritengono incompatibili con la partecipazione all’assemblea.
Quel giorno, secondo quanto si apprende, Liliane avrebbe accompagnato il compagno Aboubakar Soumahoro in un centro vaccinale a Rieti. “La firma che secondo alcuni giornalisti ‘inchiodava’ la mia assistita non esiste. Chi ha dato della bugiarda alla mia assistita inizi a chiedere in scusa, e faccia in fretta perché la fila è lunga”, dice l’avvocato Borrè, legale della moglie di Soumhaoro: “Questa vicenda diventerà un caso che farà scuola e spero servirà ad essere più cauti nel tranciare giudizi su una persona che, lo ricorda la Costituzione ma anche una recente direttiva Ue, è da considerarsi non colpevole, come in effetti non è colpevole”.
Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.
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