I servizi di intelligence del Marocco sono formati da varie agenzie, ciascuna delle quali dedicata a un settore di monitoraggio specifico.
Nel 2015 il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite elogiò l’efficienza dell’intelligence marocchina nella lotta contro il terrorismo, definendola addirittura la più potente agenzia in Medio Oriente e Nord Africa. E questo grazie alla sua capacità di garantire la sicurezza nazionale, prevenire il terrorismo e le violazioni della sicurezza nel Paese.
Oggi i riflettori sono puntati sugli 007 di Rabat a causa del Qatargate che ha travolto il Parlamento europeo. In attesa che le indagini facciano il suo corso, per accertare le effettive responsabilità e ricostruire quanto accaduto, vale la pena fornire un quadro generale dell’intelligence del Marocco.
La DGED: l’agenzia di intelligence straniera
La Direzione Generale per gli Studi e la Documentazione, in francese Direction Générale des Études et de la Documentation, abbreviata in DGED, è l’agenzia di intelligence straniera del Marocco. Si occupa di mantenere la sicurezza nazionale e le istituzioni del Paese, e opera sotto l’autorità dell’Amministrazione per la Difesa Nazionale. A capo della DGED, che collabora con i servizi esteri negli affari legati alla sicurezza e al terrorismo, troviamo Mohammed Yassine Mansouri, nominato direttamente dal re del Marocco Mohammed VI il 14 febbraio 2005.
La DGED è stata creata il 12 gennaio 1973, all’indomani dei due falliti colpi di Stato contro l’allora re marocchino Hassan II, modellata sull’ormai defunto Service de Documentation Extérieure et de Contre-Espionnage francese. Stando a un report del 2003, l’agenzia conterebbe su circa 4 mila dipendenti e circa 300 agenti al di fuori del Marocco, numeri probabilmente cresciuto con il passare degli anni.
L’agenzia ha più volte generato polemiche. Vale la pena menzionare due episodi: nel 2003, dopo gli attentati a Casablanca, la DGED ha fornito un decisivo contributo nell’arresto e condanna di sei politici d’alto rango, accusati di complicità e attivi tra le fila del Partito per la giustizia e lo sviluppo. Nel 2017 la polizia francese ha arrestato un ufficiale della polizia di frontiera francese, accusandolo di aver contrassegnato con 200 fiche S (l’indicatore francese per le persone ritenute una minaccia alla sicurezza nazionale) altrettante persone in transito dall’aeroporto parigino di Orly e dirette verso il Marocco. Il tutto su pagamento di un membro della DGED. Nel 2021, l’inspection générale de la Police nationale (IGPN) francese ha fatto presente che membri della DGED si erano infiltrati nel Consiglio francese della fede musulmana.
La DGST: l’agenzia di intelligence straniera
La Direzione Generale per la Sorveglianza Territoriale, in francese Direction Général de Surveillance du Térritoire, DGST, è l’agenzia di intelligence interna del Marocco. Ha il compito principale di monitorare le attività domestiche potenzialmente sovversive e, prima del 2005, era conosciuta come Direction de la Surveillance du Territoire (DST).
La DGST è una costola del CAB1, l’unità antisovversione, o dipartimento di polizia politica, del DGSN (Direction Général de Surveillance du Térritoire), cioè l’ente di polizia di Stato marocchina creato nel 1956. Quando il CAB1 fu formalmente sciolto nell’ottobre 1967, l’unità continuò a esistere come unità segreta del DGSN. Nel 1973 fu infine ufficialmente creata la DGST e Ahmed Dlimi ne divenne il direttore.
La DGST è più volte finita al centro di accuse di tortura e scandali. Nel 2002 pare che gestisse il centro interrogatori di Temara, un sito controverso dove si sarebbero svolti interrogatori con metodi particolarmente cruenti. In tempi più recenti, nel 2014, il direttore della DGST, Abdellatif Hammouchi, durante una visita ufficiale in Francia, fu convocato da un giudice francese per rispondere a molteplici accuse di tortura. L’episodio ha provocato un incidente diplomatico tra Francia e Marocco, con Rabat che, adirata per quanto accaduto, in tutta risposta ha sospeso gli accordi di cooperazione giudiziaria con Parigi. Il caso è poi rientrato.
I tentacoli di Rabat
È difficile districarsi nell’intelligence del Marocco, Paese che disporrebbe in totale di circa 15 servizi di intelligence. Le più importanti restano comunque la DGED e la DGST. La prima delle due, in linea di principio, opera al di fuori del Marocco ed è quindi responsabile della supervisione delle attività politiche ed economiche dei cittadini marocchini che vivono all’estero, nonché della raccolta di informazioni per altri servizi di Rabat.
Secondo alcune indiscrezioni, la DGED sarebbe rappresentata in tutte le ambasciate o consolati marocchini. Questa agenzia è inoltre composta da tre direzioni principali: la direzione esecutiva incaricata delle operazioni sul terreno e delle operazioni di intervento rapido con le unità speciali, la direzione antispionaggio e, infine, la direzione delle comunicazioni incaricata del coordinamento e del monitoraggio dei mezzi di comunicazione tra tutti i dipartimenti del servizio.
Il budget della DGED è stato stimato in un importo annuo che si avvicinerebbe (il condizionale è d’obbligo) al miliardo di dollari. Inoltre, il servizio disporrebbe di una cosiddetta “scatola nera” o vaso segreto da cui verrebbero pagati gli informatori. È così che Rabat avrebbe schermato il terrorismo ma, allo stesso tempo, allungato i suoi tentacoli sui dossier europei.
L’FBI del Marocco
La forza del programma di intelligence marocchino deriverebbe dalla cooperazione che riceverebbe dalle agenzie di intelligence più potenti del mondo, in particolare grazie agli eccellenti legami intrattenuti dal Marocco con Paesi come Stati Uniti, Cina e Russia. È anche per questo che negli ultimi anni, mentre diversi Paesi arabi hanno attraversato varie turbolenze politiche e sono stati oggetto di attacchi terroristici, Rabat ha evitato il peggio.
Un altro punto di forza proviene dal cosiddetto “FBI del Marocco”. Il Central Bureau of Judicial Investigations (BCIJ), o anche Ufficio centrale delle indagini giudiziarie, è stato creato nel 2015. Dalla sua nascita al luglio 2021 ha affermato di aver smantellato 113 cellule terroristiche e arrestato oltre 1.357 sospetti legati a casi di terrorismo, non ultima una legata a Daesh attiva tra Marocco e Spagna.
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