Nelle scorse ore, il Tribunale di Lecce ha condannato l’ex sindaco di Cerignola Franco Metta, riconosciuto recidivo, alla pena di un anno di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali per il reato di diffamazione a mezzo stampa, aggravata dall’attribuzione di fatti determinati e per essere stato commesso in danno di una rappresentanza del Corpo Giudiziario.
“Metta – riporta una nota dello studio legale Pellegrini – è stato riconosciuto colpevole di avere pubblicato vari video sul web da luglio a ottobre 2020 con affermazioni ritenute diffamatorie nei confronti di magistrati della Procura di Foggia. Nel corso del video pubblicato il 18 luglio 2020, su Facebook, per la rubrica ‘Il cielo è sempre più blu’, commentando le determinazioni della Procura nel procedimento relativo all’inquinamento del canale Lagrimaro, agro di Cerignola, Metta disse retoricamente: ‘Voi pensate che un pubblico ministero, nella specie il dottor Gambardella non sia andato giulivo come la vispa Teresa ad annunciare al suo capo o al suo collega Enrico Infante, io ho iscritto Metta nel registro degli indagati? Perché? Che ho fatto? Ho fatto la pipì nel Lagrimaro? No, lui dice che io avrei rifiutato omesso un atto del suo ufficio. Quando i miei avvocati gli hanno chiesto per iscritto, ‘mi dici qual è l’atto che il sindaco non ha voluto fare?’ non l’ha saputo dire. Sapete perché? Perché è lo stesso atto che avrebbe dovuto fare lui, quindi che deve attribuire a me. Lui non è stato capace di fare nulla in un anno di tempo, io non potevo fare assolutamente nulla’. E, ancora, nel corso del medesimo video messaggio, ‘arrivano questi quattro scappati di casa a contestare loro un reato… qui furbacchioni gli hanno contestato anche il 635 c.p.; hanno cambiato tutto, perché si sono resi conto che dal 02 luglio 2019 di avere sbagliato indirizzo’. Nel corso del video pubblicato il 31 luglio 2020, su Facebook, per la rubrica ‘Il cielo sempre più blu’, proseguendo nei commenti diffamatori ‘anche qui, il dottor Gambardella potrebbe scrivere a Francesco Metta, tanto quando non sa che fare iscrive Metta’; nel corso del video pubblicato il 18 settembre 2020, su Facebook, profilo Franco Metta, per la rubrica ‘Buonasera Cerignola’, riferendo, nei riguardi di Infante e Gambardella, circostanze del tipo: ‘Adesso fanno i bulli. Ignorano l’ordine del giudice… perché se loro hanno deciso che tu sei loro nemico, ti devono perseguitare… il capo della procura di Foggia, informato di tutto, dovrebbe intervenire, ma anche lui è fermo, inattivo’“.
E ancora, nel corso della trasmissione ‘Il cielo è sempre più blu’, diffusa oltre che sui social di Metta anche dall’emittente ‘Radio TRC TV’, il 20 settembre 2020, commentando l’operato della parte offesa nei seguenti termini: ‘avoglia quante volte Gambardella arresta una persona e poi archivia il reato per cui quella persona è stata arrestata. Perché tanto sui giornali siamo finiti, un po’ una medaglietta ce la siamo appiccicata… prolungano questa situazione… la prolungano con un atto di prevaricazione, prepotenza… io comando, nessuno mi può dire niente… loro mi volevano fare fuori con le indagini, con la commissione. Invece, nel momento in cui io mi sono reso conto che ovviamente non potevo sottrarmi a quello che era il potere… lo strapotere e la prepotenza di alcuni esponenti dello Stato, falsi servitori dello Stato, l’unico modo che io ho avuto… per difendermi… È stato quello di mettermi sotto il riflettore’“.
Infine, nel video pubblicato il 7 ottobre 2020, Metta “accusò la parte offesa di aver utilizzato ‘il potere di indagine in maniera sbagliata e distorta’, iscrivendo soggetti ‘senza una notizia di reato’ e ‘si travalica il proprio potere’, commentando una attività di indagine diretta dalla procura di Foggia è definita con richiesta di archiviazione, della quale, tuttavia, la parte offesa non era titolare”.
Lo studio Pellegrini fa sapere che “il Tribunale di Lecce ha condannato Metta a risarcire i danni subiti dal dottor Gambardella (che si era costituito parte civile nel procedimento contro l’imputato) da liquidare in sede civile e a rimborsargli le spese legali sostenute”.