Per Vladimir Putin “può essere preso come base per un accordo di pace in Ucraina quando l’Occidente e Kiev saranno pronti”. “Se a Putin piace, come può essere un buon piano? Ci sono vantaggi solo per la Russia”, ha invece tagliato corto Joe Biden. L’oggetto della contesa è la soluzione politica in 12 punti messa sul tavolo dalla Cina per porre fine alla guerra in Ucraina.
Il “piano di pace” di Pechino, come è stato imprecisamente soprannominato dai media, ha trovato la calda accoglienza di Mosca e l’immediato respingimento di Washington. Sulla stessa lunghezza d’onda della Casa Bianca troviamo anche Unione europea e Nato.
Nabila Massrali, portavoce della Commissione europea per gli affari esteri, ha rincarato la dose definendo il documento cinese un’iniziativa politica che “mette l’accento su alcuni principi della Carta delle Nazioni Unite” ma “selettiva e insufficiente in relazione alle conseguenze della guerra di aggressione da parte della Russia contro l’Ucraina”. La Nato ha invece bollato la Cina come poco credibile “poiché non ha mai condannato l’invasione della Russia”.
Eppure, al netto della posizione di Usa, Ue e Nato, c’è chi sembra condividere vari aspetti del documento cinese – non tutto – dando l’impressione di essere favorevole ad un dialogo più approfondito con Pechino. Quanto meno per capire i margini di attuazione del progetto.
Dialogo e mediazione
Sia chiaro: in seno all’Unione europea nessuno ha condiviso pienamente il documento cinese. La criticità più grande, al netto dell’ambiguità percepita in alcune parti, rientra nella mancata decisione della Cina di definire la Russia “Paese aggressore“.
E qui ci troviamo di fronte ad un nodo spinoso e difficile da sciogliere, visto che, da un lato, Pechino ambisce a ricoprire il ruolo di attore super partes, ma dall’altro rafforza sempre di più la cooperazione con Mosca, che fino a prova contraria è parte del conflitto insieme a Kiev. Come se non bastasse, il presidente cinese Xi Jinping ha più volte incontrato Putin, ma deve ancora stringere la mano a Volodymyr Zelensky.
In ogni caso, il piano cinese ha fatto breccia in Ucraina, dove Kiev pare aver apprezzato l’iniziativa seppur con riserva. Nel documento “ci sono vari elementi sui quali siamo d’accordo, ma almeno uno su cui non lo siamo, ed è la richiesta della fine delle sanzioni unilaterali”, ha detto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba.
Il consigliere presidenziale, Mykhailo Podolyak, ha invece bocciato il tutto: “Se si pretende di essere un attore globale, non si offre un piano irrealistico”. Dal canto suo, Zelensky ha spiegato di essere disposto a discuterne con Xi. Tralasciando gli attori direttamente coinvolti, come Russia e Ucraina, vale la pena fare una panoramica approfondita su altri Paesi.
Segnali di apertura
Da questo punto di vista, interessanti segnali di apertura sono arrivati dalla Spagna, desiderosa di riavviare il dialogo europeo con la Cina. Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha incontrato Xi a Pechino, in occasione dell’apertura dell’incontro annuale del Forum Boao per l’Asia (Bfa), incoraggiandolo a parlare con la leadership ucraina e a vagliare la formula di pace proposta da Kiev.
Sanchez ha quindi elogiato due aspetti del documento cinese: “Il suo rifiuto totale e categorico, non solo dell’uso ma anche della minaccia, di usare armi nucleari” e il suo rispetto per l’integrità territoriale. Sempre restando in Europa, in Ungheria, Viktor Orban ha fatto sapere che Budapest “non può isolarsi dalla maggioranza del mondo, la maggioranza che vuole la pace”. “Consideriamo quindi importante anche il piano di pace della Cina e lo sosteniamo”, ha dichiarato il leader ungherese lo scorso 27 febbraio.
Emmanuel Macron ha incontrato in questi giorni l’omologo Xi per “identificare una strada a medio termine per la soluzione del conflitto” in Ucraina, hanno chiarito fonti dell’Eliseo. E chissà che i due non abbiano parlato proprio del famigerato documento cinese.
Fuori dall’Europa, il Brasile ha fatto sapere per bocca di Lula di voler “parlare con Xi Jinping di un piano per la pace”, mentre altri Paesi in via di sviluppo potrebbero essere attratti dal dare il loro sostegno alla soluzione cinese, in assenza di altre iniziative concrete da parte dell’Occidente. In quel caso, per la Cina arriverebbe una grande vittoria diplomatica, con il minimo sforzo e con risvolti concreti in Ucraina tutti da verificare.
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