Da quando Macron ha annunciato la sua riforma delle pensioni, il popolo francese è in rivolta. Il “giovane” presidente ha deluso gran parte della società francese, soprattutto i “suoi” giovani, rimasti delusi dalle promesse non mantenute. In milioni si sono riversati per le strade. Malgrado il calo di partecipazione rispetto alle giornate del 31 gennaio, 7 marzo e 23 marzo, quella del 28 marzo ha visto la partecipazione di 740mila persone, delle quali 93.000 a Parigi. Quella del 28 è stata la decima giornata di sciopero generale. Era presente l’intera società civile insieme ai sindacati e ai partiti di sinistra.
C’è però un fenomeno che ha destato la curiosità di tutti: la partecipazione giovanile. Le piazze di tutto il Paese si sono riempite di ragazzi che rivendicano dei diritti apparentemente non loro ma che sentono profondamente. Sono giovani liceali, studenti, lavoratori. Alcuni manifestavano per la prima volta ed evitano telecamere e giornalisti perché venuti all’insaputa dei loro genitori. Altri fanno parte di collettivi o movimenti sociali che si battono da anni. Manifestano contro la riforma delle pensioni, contro l’utilizzo dell’articolo 49.3 ma anche, e soprattutto, contro lo stesso Macron.
Il presidente più giovane della storia francese adesso è diventato per antonomasia il richiamo a un’élite completamente distante dai bisogni dei più giovani. Nel 2017 era riuscito a sedurre la jeunesse francese grazie a tutto quello che la sua persona rappresentava: era giovane, innovativo, lontano dai partiti politici tradizionali. Ogni suo discorso era incentrato sulla gioventù e su come avrebbe spinto le politiche in suo favore. Dopo 6 anni non potrebbe esserne più distante. La riforma delle pensioni è solo una delle ragioni che hanno quindi spinto i giovani a scendere in piazza, ormai disincantati dall’ “effetto Macron” iniziale.
Tutti loro gridano le stesse parole e gli stessi slogan delle persone più anziane. I giovani hanno animato la piazza parigina in molti modi. La 25enne Mathilde Caillard, diventata icona delle manifestazioni, che attraverso la musica techno incita i suoi coetanei a sollevarsi contro Macron. Taxer les riches, “tassare i ricchi”. Oppure Rétraite, climat, même combat. Pas des retraités sur une planète brûlée, “pensione, clima, stessa battaglia. Nessun pensionato su un pianeta bruciato”. Si sente suonare dalle casse del suo corteo. Molti anche i collettivi, i comitati liceali e le organizzazioni studentesche che grazie allo sciopero a cui hanno aderito quasi tutte le scuole, hanno avuto la possibilità di parteciparvi. Tutti sfilano per le strade di Parigi.
L’annuncio della riforma e l’utilizzo dell’articolo 49.3 sono solo la punta dell’iceberg di un sistema che non si riflette più nella nuova generazione e che era già destinato a scoppiare. Non a caso alle ultime elezioni legislative e presidenziali, i voti dei giovani per Macron hanno avuto un ripido crollo segnando così una vera e propria sfiducia nei suoi confronti. Questo è diventata l’occasione per rivendicare tutti quei temi che secondo loro sono stati lasciati in un angolo e che ormai sono diventati urgenti, come la crisi climatica o l’urgenza di una giustizia fiscale più rigorosa.
Quindi perché dei giovani, alcuni minorenni, scendono in piazza contro una riforma che non li riguarda? Quasi tutti i ragazzi intervistati si oppongono alla riforma di Macron e all’utilizzo dell’articolo 49.3, ma in ballo per loro c’è molto altro.
Incontrandoli raccontano il loro mondo senza paura o imbarazzo. Sono in strada perché si sentono non ascoltati, non compresi. La riforma e l’articolo sono qualcosa che hanno fatto saltare tutto il sistema che si basava su un già fragile equilibrio tra la fiducia dell’elettorato più giovane e l’operato del presidente.
Oxana, 19 anni, ci dice infatti che non si arrenderà e che “devono far saltare tutto”. “Sono qui per la mia famiglia, per i miei amici e per tutti coloro che non meritano di lavorare fino a 64 anni”. Il senso comunitario è un argomento ricorrente tra tutti i ragazzi, ciascuno di loro si sente parte responsabile della società in cui vive e questa riforma non solo attaccherebbe i pensionati ma l’intera popolazione.
“Se non ci battiamo adesso per le pensioni, non ci batteremo mai più”, dice Quentin, giovane ingegnere. Le pensioni non sono però l’unica cosa che spaventano i ragazzi d’oltralpe, sono la punta dell’iceberg di un sistema che non vogliono e di cui si vogliono liberare. Un sistema che a detta loro beneficia esclusivamente i più ricchi e che viene accettato e alimentato da Macron.
“Ci sono molte riforme adesso che si accumulano in favore dei ricchi”, ci dice Stella, 21enne studentessa di ingegneria. C’è infatti una nuova idea di lavoro che sta nascendo dai giovani, una vita che permetta di pensare al lavoro come realizzazione personale e non più come mera sopravvivenza e secondo loro Macron starebbe alimentando il contrario.
“Siamo qui a manifestare sperando che ci ascoltino”, dice quasi sorridendo Alice, studentessa d’arte 19enne in Piazza della République. “È tutto un disastro” continua, “non c’è niente che va bene”. “La legge è stata messa in atto in modo non democratico”, aggiunge Franc, contabile di 27 anni. È la rabbia di chi non si sente ascoltato e di chi sente che le istituzioni possono fare quel che vogliono senza ascoltare l’elettorato. Sono inquieti per il futuro e per un mondo del lavoro che non li rispecchia più.
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