13 Mar 2023 17:18 – di Luisa Perri
Alla notte degli Oscar molti telespettatori italiani si sono sentiti come Hugh Grant: chi lo ha visto rispondere visibilmente scocciato alla intervistatrice, in fondo è entrato in empatia con l’attore inglese.
Più le star di Hollywood sorridevano entusiaste per i riconoscimenti alle minoranze, i discorsi di inclusività, i temi che ci fanno sentire tutti più buoni, più aumentavano gli sbadigli. Ormai la notte degli Oscar è diventata più noiosa di un cineforum. E i premi sembrano assegnati con lo stesso criterio.
Su tutti può bastare il numero di statuette conquistate da Everything Everywhere All at Once: 7 Oscar sulle undici nomination. In Italia il film era arrivato nelle sale col titolo in versione originale, perché ormai pare peccato mortale per i distributori osare tradurre i titoli, anche quando sarebbe opportuno. Gli incassi italiani erano stati pressoché insignificanti. Giunto in sala il 6 ottobre 2022 aveva di poco superato il mezzo milione d’incasso. Per avere un’idea, Me contro Te missione giungla, il film per bambini con gli youtuber siciliani Luigi Calagna e Sofia Scala ne ha incassati quasi 4.
Come riporta ComingSoon, la pellicola che ha trionfato nella notte degli Oscar era piaciuta solo negli Usa. Il film ha superato i 4 milioni di dollari solo in Inghilterra e Australia, con 3 milioni in Sud Corea.
Un cineforum che non premia ovviamente le pellicole più amate dal pubblico: troppo volgare. Dimenticatevi le statuette per film che riempivano le sale come Via col Vento, Titanic, Star Wars (con 38 nomination). Del resto, il diavolo è nei dettagli, bisognava intuirlo già dalla scelta del tappeto per la notte degli Oscar: niente “red carpet”, ma “tappeto color champagne”.
Anche il red carpet non c’è più: è diventato color champagne
Sembra perplesso della svolta da “cineforum” anche Paolo Mereghetti sul Corriere della Sera. «Bisognerebbe dividere gli Oscar in due – scrive l’autore del Dizionario del cinema – quelli che vengono dati cercando di rispettare le qualità in campo e quelli che invece vogliono contenere un messaggio, un qualche tipo di risarcimento o di indennizzo. E mai come quest’anno, per la novantacinquesima edizione del premio cinematografico più famoso del mondo, questa distinzione è stata evidente, quasi violenta direi».
Anche Paolo Mereghetti perplesso per la deriva degli Oscar
«È tutto un sistema di cose verrebbe da dire – infierisce il critico del Corriere – dove si intrecciano la speranza di trovare un grimaldello per portare i giovani al cinema (ma è il film dei Daniels la strada giusta? Con la loro sudditanza dai videogiochi che del cinema sono oggettivamente – anche qui so cosa scrivo – nemici?) insieme al bisogno di includere nell’olimpo hollywoodiano gli attori asiatici dopo averlo fatto con quelli di colore». Come si fa, chiede Mereghetti ad assegnare quattro Oscar «a “Niente di nuovo sul fronte occidentale” lasciando a mani vuote film oggettivamente (e peso gli avverbi) migliori come Gli spiriti dell’isola e The Fabelmans o attori come Cate Blanchett e Colin Farrell?». È la stessa domanda che si pongono tanti appassionati di cinema.