Tradizionale e commovente incontro tra Cristo morto e la Madonna Addolorata in Piazza XX Settembre a Foggia per il Venerdì Santo dopo la processione dei Misteri.
Toccanti le parole del vescovo Vincenzo Pelvi che ha ringraziato i commissari straordinari del Comune di Foggia sciolto per mafia: “Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato? È l’unica invocazione pronunciata nel Vangelo da Gesù. Le sofferenze fisiche sono tante, pensiamo agli schiaffi, alle percosse, alla flagellazione, alla corona di spine. Come quelle morali. Il tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro, lo scherno delle guardie, l’abbandono degli amici discepoli. Resta una certezza: la vicinanza del padre celeste al figlio. Perché arriva a tanto per noi? Quello di questa sera per noi non è uno spettacolo. Gesù ha provato l’abbandono per non lasciarci nella desolazione. L’amore di Gesù è capace di trasformare i cuori di pietra in cuori di carne, è un amore di tenerezza. Cristo ci smuove a cercarlo negli abbandonati. Prendiamoci cura di chi somiglia al Gesù addolorato. Sono tanti i Cristi abbandonati dice Papa Francesco. Ci sono tanti poveri e bisognosi agli angoli delle strade, ci sono tanti invisibili nei nostri palazzi nascosti che si vergognano della loro miseria”.
E ancora: “Quanti anziani lasciati soli, quanti abbandonati nelle case di cura. I nostri disabili che vengono ignorati, i nostri giovani che sentono un vuoto nell’anima e non trovano altra strada che il suicidio. I migranti. Gli abbandonati di oggi sono tanti tra noi. Se non vogliamo vedere solo uno spettacolo chiediamo a Gesù di vedere i nostri poveri, noi siamo discepoli di Gesù abbandonato, nessuno può essere emarginato. Non diciamo: che me ne frega, vado oltre, non sono fatti miei, imparassero a rubare e a vendersi. Prendiamoci cura di chi viene lasciato solo. Ecco cosa ci dicono Gesù abbandonato e Maria desolata. Dobbiamo fare sì che il Signore sia grande, così diventiamo divini. Se vuoi essere un uomo o una donna meravigliosa costruisci la dignità del divino. Rendiamo Cristo grande nella vita pubblica e in quella privata in un gesto dell’amicizia e della fraternità”.