Gli avversari della battaglia aerea di un ipotetico e insperato futuro di conflitti convenzionali si sfideranno a velocità ipersonica. O almeno è questo lo scenario teorizzato e analizzato da un test condotto dagli esperti di aeronautica e astronautica di Nanchino in Cina, che per mezzo dell’Intelligenza Artificiale hanno tentato di simulare uno duello aereo nell’era degli armamenti ipersonici, impiegando le tattiche e le capacità innovative che sarà indispensabile padroneggiare per segnare la “kill scores” della vittoria nel combattimento nei cieli a velocità che raggiungono Mach 11, alias 12.000 chilometri orari.
Secondo quanto riportato dal South China Morning Post e dalle diverse testate della stampa orientale che hanno fatto rimbalzare la notizia fino da noi in Occidente, “per sconfiggere il nemico nel combattimento aereo” che si prospetta in futuro, “l’aereo ipersonico dovrà avanzare e lanciare missili all’indietro”. Sarebbe questa la tattica vincente impiegata dal simulatore computerizzato forte delle molteplici conoscenze sintetizzate dall’Intelligenza Artificiale, che ha ribaltato la consuetudine di un ingaggio tra aerei da combattimento avversari, fornendo un “approccio contro-intuitivo” alla base della manovra di successo che consentirebbe al pilota non solo di colpire rapidamente e da molto lontano un avversario teorico, ma anche di aumentare notevolmente le sue possibilità di sopravvivere allo scontro con un velivolo di ultima generazione.
Nella battaglia aera simulata dall’Ai cinese – che si è svolta a velocità comprese tra Mach 5 e Mach 11 – un vettore ipersonico è stato posto nella condizione d’ingaggiare un velivolo nemico intercettato ad una velocità di volo pari a Mach 1.3, velocità analoga a quella sostenibile da un caccia multiruolo di 5ª generazione F-35 Lightning II. Odierna punta di diamante delle forze aeree della Nato e di molti partner strategici che mirano a sostituire la maggioranza dei velivoli in linea con questa piattaforma; attualmente seconda solo al caccia da superiorità aerea F-22 Raptor che è però esclusiva della componente aerea statunitense.
Al pilota del velivolo dotato di armamento ipersonico – è sterile parlare oggi e nel futuro molto prossimo di un vettore capace di raggiungere il regime ipersonico con un equipaggio a bordo – viene impartito l’ordine virtuale di ingaggiare e abbattere il nemico, ed è stato allora che la nuova “tattica” ha preso sul sopravvento sull’istinto mostrando un’azione contro-intuitiva. Invece di dirigere sul bersaglio alla massima velocità per azionare il sistema d’arma in prossimità, il pilota guidato dall’intelligenza artificiale ha preso una rotta inaspettata, superando il caccia avversario e lanciando il missile guidato ipersonico all’indietro. Il sistema d’arma capace di raggiungere la velocità ipersonica dopo una fulminea virata ha colpito il velivolo nemico – largamente staccato dall’ipotetico caccia cinese che volva alla massima velocità – ponendo fine alla battaglia in meno di otto secondi.
Una battaglia molto ipotetica
È sterile parlare, come abbiamo detto, di un velivolo cinese in volo a più di Mach 10 con un pilota umano a bordo. È invece semi-realistico immaginare un caccia con prestazione elevate che superando un velivolo avversario dopo averlo agganciato, rilascia un sistema d’arma che corre al bersaglio a regime ipersonico mentre lui, lo striker, è già in fuga.
Secondo il team di esperti cinesi questa tattica di combattimento elaborata dall’Ai offrirebbe “un raggio di abbattimento più lungo possibile con il minor rischio per il pilota“, e sebbene i sistemi di controllo del fuoco per il lancio di armi – come i caccia cinesi capaci di raggiungere la velocità ipersonica – non siano stati ancora sviluppati, tale è lo scenario da prospettare nelle battaglie aeree del futuro: vettori che viaggiano a cinque o sei volte la velocità del suono, che lanciano missili letali e due volte più veloci di loro.
“L’intelligenza artificiale ha un potenziale applicativo molto ampio in questo campo”, ha ribadito il team di esperti di aeronautica e astronautica alle dipendenze di Pechino, che non ha tardato a diffondere le conclusioni di questo scenario tanto inaspettato quanto rivoluzionario, dato che “il raggio di attacco massimo si è verificato con il nemico proprio dietro la coda dell’aereo ipersonico“, e chiunque abbia familiarità con le manovre in duello aereo rammenta come avere un velivolo nemico alle spalle nell’era dei missili air-to-air corrisponde ad essere appesi alle contromisure flare. Ed equivale ad aver la vita appesa a un filo.
Anche gli esperti cinesi ricordano infatti come in un tipico combattimento aereo che si verifichi a velocità inferiori di Mach 5, gli avversari tendano generalmente ad “affrontarsi l’un l’altro” concentrandosi sul non trovarsi mai con il caccia avversario in coda.
Istinto contro Intelligenza Artificiale
La complessità dei cieli di battaglia del futuro, ricordando gli esperti, tenderà a rendersi sempre più complessa, e i piloti chiamati a prendevi parte si troveranno di fronte a condizioni sempre più letali, costretti ad elaborare un’enorme quantità di informazioni visive, tattiche e tecniche in modalità quasi istantanea per rispondere nella maniera più efficace alle nuove minacce. Per questa ragione i sistemi d’arma, e non meno i sistemi integrati di analisi dei dati di bordo, dovranno avvalersi dell’Intelligenza Artificiale per consentire al pilota di processare in ultimo la sua “decisione”. Basandosi in ultima istanza, si spera, su quel che ha da sempre reso l’uomo differente dalla macchina, e un pilota da caccia superiore ai suoi avversari: l’istinto.
Non si può assolutamente ignorare come la corsa agli armamenti ipersonici, il raggiungimento della loro operatività e la padronanza dell’impiego stiano innalzando questa particolare tecnologia ad un livello di deterrenza strategica dalla quale dipenderà in maniera sempre maggiore la capacità di attacco di una potenza e l’efficacia dello stesso. Questo tipo di armamento, ricordano enfatizzando gli esperti cinesi, giocherà un ruolo chiave nella capacità di attacco “rapido globale” e nella “profondità di penetrazione” della difesa aerea avversaria.
La corsa agli armamenti ipersonici
Attualmente Pechino possiede i missili ipersonici come lo Starry Sky-2, gli SF-ZF e DF-17, attestandosi in vantaggio rispetto a Mosca, che può contare sul missile Kinzhal, che ha ricevuto il battesimo del fuoco nel teatro ucraino sul sistema planante ipersonico Avangard, e sulla messa in produzione missile ipersonico Tsirkon. Mentre gli Stati Uniti e il blocco della Nato sembrerebbero indietro in questa decisiva corsa ai nuovi armamenti, non avendo dichiarato il raggiungimento dell’operatività di nessuna delle armi ipersoniche in via di sviluppo. Secondo le poche informazioni confermate, Usaf, Us Navy e Us Army stanno “sviluppando sistemi separati ma sono tutti ancora in fase di test o sviluppo“.
Un impasse temporanea o ritardo sulla tabella di marcia della Difesa, mai trasparente e tanto meno al passo con l’informazione reperibile in OpenSource e volutamente desecretate, che ad oggi pone almeno sulla carta la maggiore potenza militare del mondo al terzo posto nella corsa alle armi ipersoniche.
Un duello remoto
È evidente che il Pentagono non può permettersi d’essere colto impreparato di fronte a questa nuova minaccia. Si resta dunque in attesa di sviluppi e informazioni in merito, ma senza allarmismi immediati. Dato che in ultima istanza potremmo concludere dicendo che, alla fine, stiamo solo parlando di una simulazione computerizzata. E se concentrassimo la nostra attenzione sugli ipotetici vettori di lancio, né il Su-57 russo né il Chengdu J-20 cinese possono vantare l’efficacia e l’esperienza in combattimento di quello che rimane ancora oggi il “caccia più sofisticato” che abbia preso parte attiva in un combattimento aereo, sebbene come abbattimento confermato possa vantare solo un grosso e lento “pallone aerostatico” sospettato di condurre la più evidente missione di spionaggio della storia nei cieli del Nord America. Qualcosa di molto distante da un “avversario ipersonico” insomma.
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