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Caccia inglesi a Kiev? Quali potrebbero essere le opzioni sul tavolo

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in visita ieri a Londra, ha chiesto al Regno Unito di concedergli le “ali per la libertà” attraverso l’invio di un numero non determinati di aerei da combattimento che contribuiscano difendere i cieli dell’Ucraina e prendano parte, insieme ai famosi tank promessi dall’Occidente, a quella che sarà la grande controffensiva per chiudere la partita con la Russia.

Tale richiesta succede al diniego da parte del presidente americano Biden che non intende dare a Kiev i più volte citati F-16, ed è concomitante a un evento annunciato e noto da tempo: la dismissione da parte della Royal Air Force britannica dell’intera flotta di cacciabombardieri Tornado Gr.4 /Gr.4A ritenuti obsoleti e inadatti a contenere le minacce aeree del futuro che verranno affidate agli F-35 e ai futuristici Tempest. Mandando in pensione anche i Typhoon.

Secondo quanto citato dall’agenzia Reuters, “nulla in tema di fornitura per la resistenza di Kiev va considerato fuori discussione”. Il governo britannico avrebbe confermato l’intenzione di voler “iniziare ad addestrare i piloti di caccia ucraini a pilotare sofisticati aerei da combattimento standard della Nato in futuro”. Può questa tiepida apertura rappresentare una possibilità per Kiev che continua a bussare ad ogni porta d’Europa per ricevere degli aerei da combattimento?



Qualcuno potrebbe pensare all’opzione “Tonka”

I Tornado mandati in pensione dalla Raf, almeno 40 tra quelli che hanno ricevuto l’ultimo aggiornamento, sarebbero una piattaforma senza dubbio datata ma anche efficace – considerata la validità del mezzo e la sua longevità. Tuttavia, i “Tonka” rappresenterebbero una completa novità per i piloti della forza aerea ucraina, assai differente da ognuna delle piattaforme cui sono addestrati in passato. Ci vorrebbe tempo, dunque, prima di ottenere il necessario addestramento e le capacità di padroneggiarli in battaglia. Forse più tempo di quanto ne servirà per addestrare gli carristi di Kiev che contano di impiegare con successo i tank M1 Abrams americani, i Challenger 2 britannici, i Leopard 2 tedeschi. Per non parlare di tutto ciò che concernono “le esigenze della catena di approvvigionamento” che ruota attorno a tali velivoli, e che lascia immaginare, come ammesso dallo stesso governo di Londra ad “un’azione a lungo termine” in qualche modi diversa dal “soddisfare le richieste immediate di Kiev”.

“Il primo passo per essere in grado di fornire velivoli avanzati è avere soldati o aviatori in grado di usarli. Questo è un processo che richiede del tempo. Abbiamo iniziato quel processo oggi”, ha dichiarato il ministro Rishi Sunak alla presenza di Zelensky, mentre erano in visita ad un accampamento militare nel Dorset. Non si è fatta attendere tuttavia la precisazione del ministro della Difesa britannica Ben Wallace, che proprio oggi, al termine del vertice bilaterale con l’omologo italiano, il ministro della Difesa Guido Crosetto, ha dichiarato: “Non dobbiamo necessariamente inviare i caccia all’Ucraina (…) Sappiamo che non dobbiamo escludere nulla“. Sottolineando come per ora il Regno Unito sia già “arrivato” ai cedere i suoi carri armati.

L’idea che Kiev voglia prendersi i Tornado mandati in pensione dalla Nato è stata avvertita anche da Mosca, che attraverso l’agenzia Tass ha reso nota l’idea dell’ex ambasciatore ucraino presso Berlino che parlava dei 93 aerei da combattimento multiuso Tornado, che saranno presto dismessi e sostituiti dall’F-35″ dalla Bundeswehr tedesca. “Sebbene sia un vecchio caccia a reazione, è ancora molto potente. Perché non mandare questi “Tornado” in Ucraina?”

Ogni tipo di piattaforma o armamento di fabbricazione “non-russa” che sia al di sopra di un’arma individuale, e che non è rientrato nei programmi di addestramento “occulti” e preventivi (come l’impiego dei sistemi anticarro Javelin et similia, ndr) che ormai sappiamo essere stati messi auge da dagli specialisti occidentali in tempi non sospetti, necessita il suo tempo. Proprio per questo l’idea iniziale è sempre girata intorno alle forniture di caccia Mig-29 come quelli chiesti alla Polonia, e velivoli della famiglia Sukhoi con i quali i piloti da combattimento ucraini – messi a durissima prova dalla scarsità delle loro risorse – potevano avere una certa familiarità.

Il casco di un veterano e i “lunghi giorni delle aquile”

Al cospetto della Camera dei comuni, il presidente Zelensky nell’immancabile uniforme estetica da combattente, ha consegnato allo Speaker un casco da pilota di jet dell’Aeronautica ucraina con il messaggio “abbiamo la libertà, dateci le ali per proteggerla”, rinnovando l’invitato all’intero Occidente di consegnare i loro caccia per la causa ucraina.

Per fare leva sull’animo dei britannici, notoriamente attaccati alla storia delle loro imprese belliche, Zelensky ha rimandando il pensiero a quella che fu la Battaglia d’Inghilterra: quando quei pochi fronteggiarono i molti caccia e bombardieri della Luftwaffe tedesca con il compito di ottenere la completa superiorità aerea prima dell’invasione che avrebbe segnato la calda estate del 1940.

Sappiamo bene che questo paragone, almeno strategicamente parlando, non regge nella realtà: poiché la superiorità aerea per i russi in Ucraina rimane una chimera, e non sono certo i cacciabombardieri russi a rappresentare la principale minaccia per Kiev. Al contrario, i caccia inglesi nelle mani dei piloti ucraini potrebbero rappresentare un sostengo prettamente offensivo e non difensivo. Ragione per cui dal Cremlino già minacciano un’escalation se i caccia con segnati dalla famigerata coccarda blu e rossa dovessero ricevere il tridente giallo e passare nelle mani di Zelensky.

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