Il sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED: «Invertire il processo avviato negli ultimi anni con tagli lineari che hanno ridotto l’offerta sanitaria».
Negli ospedali italiani servono 37mila posti letto in più, passando dunque dagli attuali 235mila a 272mila e portando il numero di letti ogni 100mila abitanti da 3,9 a 4,5, rimanendo comunque distante dalla media europea, pari a 5,3 posti letto ogni 100mila abitanti.
Un aumento dunque necessario
a recuperare i 37mila posti letto tagliati negli ultimi 10 anni che hanno ridotto notevolmente l’offerta sanitaria, facendo allungare le liste d’attesa e costringendo chi può a rivolgersi alla sanità privata.
Al contempo
com’è ovvio, andrebbe rafforzato anche il personale sanitario, oggi invece ridotto all’osso dal blocco del turnover, dal tetto alla spesa sul personale e dalla fuga di professionisti dalla sanità pubblica.
Secondo il sindacato
dei medici Federazione CIMO-FESMED (a cui aderiscono le sigle ANPO, ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED) occorrerebbe dunque invertire il processo avviato dal DM 70/2015, che ha portato a tagliare in modo lineare ospedali e posti letto senza rafforzare al contempo l’assistenza territoriale.
I pazienti che vanno in Pronto Soccorso
devono aspettare giorni in barella, in condizioni spesso indegne, perché nei reparti non ci sono posti letto sufficienti per ricoverarli – dichiara Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED -.
Per un intervento chirurgico
bisogna attendere anni perché le capacità delle strutture sono eccessivamente limitate. A tutto questo ovviamente si aggiunge la carenza di personale, altra criticità che va affrontata con un piano straordinario di assunzioni e di incentivi per i dipendenti del Servizio sanitario nazionale in modo da rendere nuovamente attrattiva la sanità pubblica e frenare la fuga verso il privato».
È vero che
una parte dei bisogni di salute dei cittadini sarà assorbita dalle case e dagli ospedali di comunità finanziate dai fondi del PNRR – aggiunge Quici -; ma occorreranno anni per renderli funzionanti, se mai lo saranno davvero, mentre l’emergenza ospedaliera è oggi, e va affrontata rapidamente.
D’altro canto
anche l’Ufficio parlamentare di bilancio recentemente ha confermato di nutrire gli stessi dubbi che CIMO-FESMED evidenzia da tempo in merito alla valutazione delle risorse correnti necessarie a rendere operative sia le nuove strutture di assistenza sanitaria territoriale che l’adeguamento del personale».
Da tempo chiediamo
una riforma del DM 70/2015, che ha mostrato tutti i suoi limiti, da attuare in parallelo con la riforma dell’assistenza sanitaria territoriale. Da anni invece su questi temi non c’è alcun confronto con i sindacati.
Domani incontreremo nuovamente
il Ministro della Salute Orazio Schillaci e, ancora una volta, gli chiederemo di avviare una riforma complessiva del Servizio sanitario nazionale coinvolgendo anche i rappresentanti dei lavoratori», conclude il Presidente della Federazione CIMO-FESMED.
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