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Documenti declassificati e abbattimenti: perché torna la curiosità per gli Ufo

Dopo la declassificazione di nuovi documenti, mentre nei cieli dell’America continentale vengono intercettati e abbattuti oggetti di “forma cilindrica e colore argenteo che fluttuano ad elevatissime altitudini”, ci ritroviamo a parlare di “oggetti volanti non identificati“. E sebbene gli acronimi vengano aggiornati – adesso li classifichiamo come Uap, Unidentified Aerial Phenomenon, non più come Ufo, Unidentified Flying Object – e il Pentagono smentisca l’ipotesi extrarerreste, i curiosi abbattimenti nei cieli dell’Alaska, del Michigan e del Canada ci lasciano con il fiato sospeso, in uno stato di curiosa quanto preoccupata agitazione. Perché la domanda resta sempre la stessa. Anche dopo aver ascoltato l’audio recording degli F-16 del 148th Fighter Wing “Bulldogs” che, insieme ad un aereo spia E-3 Sentry, hanno incrociato e abbattuto l’ultimo Ufo. Di cosa si tratta? 

Sempre più avvistamenti

Secondo i numeri messi a disposizione da DataWorld con riferimento al National Ufo Research Center su cui sono riportate le segnalazioni dal 1969 fino al 2021 – quindi abbastanza prima di iniziare ad abbattere con missili a ricerca infrarossi AIM-9X Sidewinder gli oggetti indesiderati – gli avvistamenti si sono gradualmente moltiplicati. Se nel 1990 ne venivano registrati solo 336, nel 1999 si era già passati all’avvistamento di 3102 oggetti volanti non identificati per arrivare agli 8761 del 2014 (anno con maggior numero di avvistamenti registrati), ai 7299 del 2020 per tornare infine a riassestarsi ad un numero comunque alto di 3362 avvistamenti nel 2021.

Come riportato dal Sole 24 ore, che ha dedicato un’attenta disamina dei casi, “la quasi totalità delle segnalazioni proviene dagli Stati Uniti”. Ma è recente – anzi quasi curiosamente puntuale dati gli ultimi avvenimenti nei cieli a nord dell’America Continentale – la comunicazione della Difesa rumena che, nella mattina di martedì 14 febbraio, ha rilevato un Ufo suoi radar, inviando una coppia di MiG-21 Fishbed ad intercettare, nei cieli della Romania, quello che poi si è rivelato essere un piccolo oggetto sferico che fluttuava un’altitudine di 11mila metri. Si è pensato ad un pallone sonda simile a quello che è stato bollato come un “pallone spia” cinese. Prontamente abbattuto da un F-22 Raptor della Forza aerea americana quando era ormai giunto nei cieli del Sud Carolina il 4 di febbraio.

Se gli avvistamenti di Ufo da parte dei civili a terra non sono mai sostanzialmente cambiati, anzi continuano a confermare una preponderanza di fenomeni aerei non identificati associabili a generici fasci di luce nel cielo, oltre 27mila segnalazioni dichiarano di aver visto “oggetti non identificati” di forma sferica o circolare, e 14mila di forma triangolare, per poi lasciare spazio ad altre varietà; i nuovi avvistamenti, quelli più importanti, sono diventati quelli declassificati dai militari, che sempre più frequentemente intercettano e, se possibile, cercano di seguirli e “agganciarli” con la strumentazioni di bordo gli Uap.

Ciò che infatti ha preoccupato il Pentagono negli ultimi anni è proprio l’aumento di fenomeni aerei non identificati avvistati da piloti militari dell’Us Navy e dell’Us Air Force con molti anni d’esperienza alle spalle: soggetti enormemente più affidabili degli ufologi stereotipati che siamo soliti vedere nelle serie tv americane, magari con il binocolo, la sedia a sdraio e la camicia hawaiana che stanno di vedetta nel Nevada in qualche fresca notte d’estate.

La parola ai militari

Nei 15 anni che anno preceduto il marzo 2021 secondo i dati diffusi i “militari hanno registrato solo 144 presunti avvistamenti Ufo”. Ma, stando ad un rapporto dell’Office of the Director of National Intelligence, solo tra il marzo 2021 e l’agosto 2022 hanno segnalato 366 avvistamenti. Di questi 171 sono stati classificati come “inspiegabili”.

Non è un caso infatti se dall’estate del 2020 il Pentagono ha apportato ulteriori implementazioni al programma Advanced Aerospace Threat Identification Program (Aatip), iniziato nel 2007, poi diventato Unidentified Aerial Phenomena Task Force (Uaptf), e ora ribattezzato All-Domain Anomaly Resolution Office (Aaro). Un programma che si prefigge l’obiettivo di “migliore comprensione delle possibili minacce che i fenomeni Uap possono rappresentarerispetto alla sicurezza e al rischio che possono rappresentare nello spazio aereo americano, ma anche per verificare se si tratta di “potenziali piattaforme per la raccolta di informazioni” di potenze avversarie.

Gran parte dell’attenzione si concentra sui rapporti che hanno come protagonisti di fenomeni inspiegabili che mostrano strane caratteristiche di volo, come ad esempio spostamenti a velocità molto elevate e nessun mezzo di propulsione visibile a occhio nudo e agli infrarossi delle telecamere di bordo. Secondo Ronald S. Moultrie, sottosegretario per l’Intelligence del Dipartimento della Difesa, tra le nuove priorità c’è proprio quella di assicurarsi che i sensori militari siano “adeguatamente calibrati per registrare quante più informazioni possibili sui fenomeni inspiegabili. Dati migliori e di maggiore fedeltà consentiranno al Pentagono di trarre conclusioni migliori sui fenomeni non identificati”.

Non sono semplici “beliver” quelli Congresso

L’udienza pubblica – la prima in più di mezzo secolo – che si è tenuta nella primavera del 2022 e ha visto impegnata la sottocommissione dell’House Intelligence della Camera dei deputati del governo statunitense, ha ad esempio esaminato il video desecretata di un oggetto sferico che sfrecciava di fianco ad un caccia F/A-18 Hornet concludendo che il fenomeno non era spiegabile. Allo stesso tempo l’Intelligence della Marina statunitense ha concluso come in secondo video esaminato che mostrava tre oggetti di forma triangolare che emanavano una strana luminescenza, si trattasse semplicemente di droni. Per poi attribuire ai limiti delle telecamere e altri sensori utilizzati per registrare le immagini un’obsolescenza capace di tratte tutti in inganno.

Come riportato al tempo dal New York Times, il senatore Mark Warner, presidente dell’Intelligence Committee, ha dichiarato che nel complesso a Washington sono tutti “incoraggiati nel vedere un aumento delle segnalazioni di Uap”, considerandolo “un segno di diminuzione dello stigma presente tra i piloti che sono consapevoli della potenziale minaccia che gli Uap può rappresentare”. In passato infatti “i piloti hanno spesso evitato di riferire o sono stati derisi quando lo hanno fatto, ma adesso le minacce e la tecnologia avversaria potrebbero essere cambiate, di conseguenza va cambiato anche l’approccio.

Dal Progetto Bleu Book alla minaccia cinese

È passato molto tempo all’istituzione del il Progetto Blue Book, lo sforzo imperfetto dell’ Us Air Force per indagare sui rapporti di avvistamenti alieni avviato nel 1947 e terminato nel 1969. Allora la principale minaccia era rappresentata dall’Unione Sovietica, e conosciamo tutti il plot centinaia di film e romanzi che attribuivano sempre ad un avversario nel culmine della Guerra fredda quei fenomeni che potevano essere di origine extraterrestre. Oggi questo plot rivive nei cieli del Nord America dove la minaccia di spionaggio attribuita ai palloni sonda cinesi e altri fenomeni aerei non spiegabili richiama all’ordine gli ufologi di tutto il mondo convinti che possa trattarsi di tutt’altro.

I funzionari governativi americani ritengono che le gli ultimi avvistamenti – e i connessi abbattimenti – siano da collegare a spiegazioni molto ordinarie; ossia operazioni di sorveglianza da parte di potenze straniere o che si tratti di semplici palloni meteorologici che sono andati fuori rotta. Qualcosa di molto spiegabile dunque sebbene preoccupante, per il Pentagono e le agenzie di intelligence che sembrano aver attutato un “cambio di passo” rispetto alle violazioni dello spazio aereo degli Stati Uniti da parte di questi oggetti non identificati.

Gli ultimi incidenti sono stati formalmente attribuiti infatti alla sorveglianza/spionaggio cinese – collegato agli interessi di Pechino che vorrebbe conoscere più di quanto possa ottenere con altri metodi, segreti e informazioni sulla difesa aerea americana e i piloti che la compongono. Tralasciando la volontà di provocare un’azione per giustificare nel prossimo futuro e altrove una reazione di pari o superiore entità. La partita a Taiwan è stata rimessa in stand-by ma la tensione resta alta.

Se da una parte c’è chi sostiene che la maggior parte degli avvistamenti possa essere semplicemente classificata come una serie di fugaci incontri con nuovi droni commerciali o piattaforme di agenzie private in fase di test – si pensi a nuove realtà come SpaceX o Virgin Galactic che sviluppano addirittura tecnologie per raggiungere lo Spazio -; dall’altra c’è chi sostiene possa trattarsi – anzi si tratti – di droni di sorveglianza cinesi, non palloni meteorologici e altre piattaforme analoghe non denunciate e indesiderate.

Una parte dei funzionari del Pentagono sono “scettici” sul fatto che alcuni dei fenomeni aerei non spiegabili possano derivare da tecnologie cinesi o russe di cui evidentemente nessuno è al corrente. Ammettendo che sarebbe una preoccupazione significativa se al contrario lo fossero. “Quando individuiamo qualcosa che non capiamo o che non riusciamo a identificare nel nostro spazio aereo, è compito di coloro a cui affidiamo la nostra sicurezza nazionale indagare e riferire”.

Secondo la commissione preposta, “l’incapacità del governo di identificare oggetti in aree operative sensibili” equivarrebbe a “un fallimento dell’intelligence che certamente vogliamo evitare”, ma allo stesso tempo, non volendo alimentare credenze e complotti, tende ad escludere l’ipotesi che i piloti da guerra degli Stati Uniti si siano trovati faccia a faccia con “astronavi aliene”. La posizione della commissione dunque, di fronte al Congresso degli Stati Uniti e l’Occidente in generale attratto quanto preoccupato da questi eventi, è ”vogliamo sapere cosa c’è là fuori tanto quanto tu vuoi sapere cosa c’è là fuori”. Una conclusione quanto meno confortante, se è sincera.

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