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Il Papa nega di essere intervenuto per assolvere padre Rupnik dalla scomunica. E allora chi sarebbe stato? – Aldo Maria Valli

messainlatino.it

In un’intervista a Nicole Winfield (APnews – Associated Press, del 24 dicembre 2022, uscita però oggi 25 gennaio 2023 alle ore 14) il Papa afferma una cosa incredibile: che egli non avrebbe saputo nulla né degli abusi che padre Rupnik avrebbe commesso, né del processo canonico (che lo vide condannato dalla giustizia della Santa Sede con sentenza ora in giudicato) né tanto meno della scomunica latae sententiae confermata a padre Rupnik a maggio 2020, ma poi rimessa. Su quest’ultima circostanza Francesco nega di essere intervenuto per farla rimettere, e ha negato ogni suo intervento o coinvolgimento in favore di padre Rupnik.

Proprio poche ora fa avevamo dato prova del decreto di condanna (maggio 2020) che, a seguito di denuncia protocollata col numero 685/2019, aveva confermato la scomunica latae sententiae (per assoluzione del complice de sexto) firmato dal cardinale Ladaria e dal segretario aggiunto monsignor Di Noia.

Le dichiarazioni del Papa ci hanno fatto fare un balzo sulla sedia perché portano a due sole ipotesi: o il papa mente diplomaticamente perché così gli è stato suggerito pur di uscire con la veste candida da una questione scandalosa che sta pesantemente infangando la coda del suo pontificato (ma un Papa che mente è deprecabile: avrebbe fatto meglio allora a mantenere il silenzio) o davvero non ne sapeva nulla, ma la cosa sarebbe comunque assai grave perché vorrebbe dire che la Congregazione per la dottrina della fede non funziona e ha preso iniziative errate.

Se (pur non troppo convintamente) prendiamo per veridiche queste dichiarazioni, ne deriva il seguente ragionamento.

– Considerato che la rimessione della scomunica latae sententiae del confessore che assolve il complice de sexto è rimessa alla Sede Apostolica (can. 1378 § 1 CIC);

– considerato che la Suprema Autorità della Sede Apostolica è il Papa;

– considerato che il Papa dichiara e afferma di non essere intervenuto per rimettere la sentenza (e quindi di non averla rimessa direttamente) e che nulla sapeva a proposito;

ne consegue che a rimetterla debba essere stata per forza l’unica Autorità a ciò delegata per mandato esplicito del Sovrano Pontefice: la Congregazione per la dottrina della fede (come sancito dall’art.  Art. 4, § 1, n. 1° del Norme sui delitti riservati alla Congregazione per la dottrina della fede, in materia – tra gli altri – di delitti che violano la santità del sacramento della Penitenza).

Quindi: a rimettere la scomunica a Rupnik (se non è stato il Papa, com’egli dice), sarebbe potuta essere solo quella stessa autorità (la Cdf) che però aveva appena finito di condannarlo.

Insomma, la Cdf (in seno alla quale è stata addirittura creata una Commissione ad hoc per i delitti di abusi sessuali commessi da ecclesiastici) avrebbe processato Rupnik ad insaputa del Papa, lo avrebbe condannato confermando la scomunica (ad insaputa del Papa) e poco dopo (sempre a insaputa del Papa) lo avrebbe “graziato” rimettendogli la scomunica confermata pochi giorni prima.

Se così fosse allora il povero cardinale Ladaria dovrebbe dimettersi per schizofrenia.

Ma noi non crediamo che le cose siano andate così. Anzi sappiamo, per fonte certa, che il Papa è stato il regista di tutta questa scandalosa e sordida vicenda.

Qui di seguito il testo dell’articolo (tradotto da noi al volo) e qui la trascrizione completa dell’intervista.

*

“Francesco ha fatto la rivelazione in un’ampia intervista all’Associated Press, in cui ha anche negato di aver avuto un ruolo nel decidere il caso di un famoso artista gesuita il cui trattamento apparentemente preferenziale ha messo in dubbio l’impegno del Vaticano a reprimere gli abusi.

[…]

Francesco ha negato di aver avuto alcun ruolo nella gestione del caso di Rupnik, se non quello di intervenire proceduralmente per mantenere la seconda serie di accuse delle nove donne con lo stesso tribunale che aveva ascoltato la prima.

Francesco ha detto che la sua unica decisione è stata quella di “lasciare che continui con il tribunale normale, perché, in caso contrario, i percorsi procedurali si dividono e tutto si confonde”.

Ha aggiunto: “Quindi non ho avuto niente a che fare con questo”.

Il caso ha sollevato interrogativi, incluso il motivo per cui il termine di prescrizione non è stato revocato, dato che il Vaticano fa abitualmente tali eccezioni per i casi di abuso che coinvolgono minori.

Francesco ha riconosciuto di rinunciare “sempre” alla prescrizione per i casi che coinvolgono minori e “adulti vulnerabili”, ma tende a insistere sul mantenimento delle tradizionali garanzie legali con casi che coinvolgono altri .

Usando un termine spagnolo che implica un approccio senza esclusione di colpi, Francesco ha affermato che il suo approccio è stato: “Nessuna briglia sciolta con i minori, le redini sono tirate piuttosto strette”.

Ha aggiunto di essere rimasto scioccato dalle accuse contro Rupnik, al quale, secondo quanto riferito, era stato vicino.

“Per me è stata una sorpresa, davvero. Questo, una persona, un artista di questo livello, per me è stata una grande sorpresa e una ferita”.

Francesco ha affermato di volere maggiore trasparenza nel modo in cui vengono gestiti i casi, ma ha suggerito che è stata una dura battaglia in un’istituzione che per secoli ha gestito preti predatori a porte chiuse.

«È quello che voglio», ha detto. “E con la trasparenza arriva una cosa molto bella, che è la vergogna. La vergogna è una grazia».

Fonte: messainlatino.it

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