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L'esproprio green delle nostre case da parte della UE | CulturaIdentità

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Nel Dicembre 2021 il vicepresidente della Commissione europea Timmermans rassicurava che nessun burocrate di Bruxelles ci avrebbe mai confiscato una casa non ristrutturata. Ed ecco la Energy performance of building directive (Epbd), direttiva europea sull’efficienza energetica o casa green che punta a ridurre i consumi degli immobili residenziali del 25%, portandoli in classe energetica E entro il 2030 e D nel 2033! Con interventi come il cappotto termico, la sostituzione degli infissi, l’installazione di caldaie a condensazione e pannelli solari, si dovrà raggiungere zero emissioni entro il 2050, olè! Ma in assenza del bollino verde non si compra e non si vende? Le sanzioni saranno regolate dai singoli Stati svalutando gli immobili sprovvisti della certificazione energetica. Però la Commissione Europea esonera dalla direttiva le case vacanza, gli immobili d’interesse storico, le chiese ed edifici di culto, nonché le abitazioni indipendenti con superficie inferiore ai 50 metri quadrati. E le galline ringraziano!

Considerato che dell’intero patrimonio immobiliare italiano, il 76%, non è a norma e che dovrà essere ristrutturato, in un sondaggio di Edilportale, il 77% dei professionisti del settore chiede alla politica di partire velocemente: ma come? In quanto tempo? E soprattutto con quali risorse?

Facciamo un passo indietro. Da dove parte questa nuova religione green ? Perché tutti ci demonizzano la povera Co2 ? Perché questa accelerazione con drammatici sacrifici economici per i cittadini ?

Sul campo si affrontano 2 schieramenti: i seguaci del “cambiamento climatico” o “gretini” ed i sostenitori del “clima intelligente, riunitisi nel CLINTEL. I primi ci e si condannano per l’imminente apocalisse ecologica, i secondi, consapevoli dell’inquinamento, ne attribuiscono l’influenza antropica solo per il 10% circa, ribadendo che “La scienza del clima dovrebbe essere meno politica, mentre le politiche climatiche dovrebbero essere più scientifiche”. Nel 2019 Trump porta gli Usa fuori dagli accordi di Parigi sostenendo antieconomica, poco pragmatica la loro linea e lamentandosi di non voler più scaricare sugli americani i costi economici prodotti dall’inquinamento di Cina ed India. L’impegno sottoscritto dal governo cinese di raggiungere il picco di emissioni di CO2 nel 2030 è considerato ormai una chimera. L’Europa produce il 7,5% della Co2 mondiale (dati 2022 Global Carbon Project), l’Italia l’1,1% (dati Ispra stima 2021) pari a 410 milioni di tonnellate di Co2 a fronte dei ben 11,4 miliardi di tonnellate della sola Cina. Applicando con sacrifici economici la direttiva EU ridurremmo la “nostra colpa” di solo 0,11 %, il nulla !

Dunque, l’impresa vale la spesa? Nel 2012 il fisico Zichichi dichiarava che “Il motore climatico è in gran parte regolato dalla CO2 prodotta in natura che nutre le piante ed evita che la Terra sia un luogo gelido e inospitale”. Nel 2014 il Nobel Carlo Rubbia al Senato ammoniva che il clima della Terra non resterà invariato anche con il controllo della Co2. Ed il fisico dell’atmosfera Franco Prodi lo scorso luglio ribadiva che “Il riscaldamento globale che stiamo vivendo è un fatto naturale e fa parte di cicli naturali e la componente antropica c’è, va combattuta ma non è al momento quantificabile con serietà scientifica e soprattutto la CO2 non è un gas inquinante! ”

Nelle more in cui il Governo Meloni cerca sodali in Europa per prender tempo e capirci qualcosa occorre avere un piano B. Gran parte degli edifici residenziali non sono in grado di adeguarsi nei tempi previsti, ammonisce l’Ance e sulle risorse, la stessa presidente Brancaccio, denunzia il blocco dei crediti, le incertezze sui bonus e le continue modifiche normative come grossi ostacoli per attuare la direttiva. Abbiamo un’occasione unica per un vero piano strutturale di riqualificazione degli immobili ma la fretta è cattiva consigliera! E sulla scia del nostro “amato” ex premier attenti al quesito: casa green o morte da Co2 ?

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