Caro Valli,
anch’io, come tanti, ho affrontato qualche piccolo sacrificio, pur di presenziare alla Santa Messa esequiale del nostro amato Benedetto. Sono partito in pullman da Messina la sera del giorno 4, per arrivare prima dell’alba di giovedì 5 nella capitale. Finita la celebrazione, un breve giro per le vie del centro, poi pranzo e alle 18 il treno per il rientro. Un segno di riconoscenza verso colui dal quale ho ricevuto tanto nel corso della mia vita.
A Benedetto XVI devo molto. Non l’ho mai incontrato, ma quando si è uniti in Cristo si superano le distanze di tempo e di spazio e si vive una sorta di vicinanza forse ancor più reale, anche se all’apparenza poco concreta. I suoi scritti (i tre libri su Gesù sono per me compagni di viaggio ormai inseparabili e veri punti di riferimento), le sue parole, il suo modo di vivere e accettare le sofferenze, le persecuzioni che ha subito (perché di questo si è trattato), illuminano il mio cammino, fanno chiarezza nelle difficoltà, mi infondono coraggio. Sono più che convinto che la sua grandezza emergerà ancor più via via che il tempo trascorrerà, e quando leggeremo di nuovo (e leggeranno coloro che verranno dopo di noi) le sue omelie e i suoi discorsi, vivremo le stesse sensazioni che oggi proviamo dinnanzi ai testi dei Padri della Chiesa e di tanti Santi.
Ciò che più mi ha colpito durante la celebrazione eucaristica sono state la compostezza e la serietà con le quali il popolo presente in piazza ha vissuto l’avvenimento. E anche la sobrietà e la profonda spiritualità (manifestata attraverso atteggiamenti, gesti, posture, silenzi) di tanti giovani: laici, religiosi e preti.
Una piccola curiosità. Nel corso di una breve sosta su una panchina, nei pressi della basilica di Santa Maria Maggiore, stavo leggendo Duc in altum attraverso il telefonino, cosa che faccio più volte al giorno, e così ho appreso della lettera che Benedetto le inviò per ringraziarla del libro Il pontificato interrotto. Il libro, ora purtroppo non più disponibile, io lo comprai poco dopo l’uscita e la sera dei funerali di Benedetto, una volta tornato a casa, mi sono messo a rileggerlo. Un modo per continuare a riflettere seriamente su Ratzinger, anche grazie a lei, caro Valli.
Ritengo che quella vissuta il 5 gennaio scorso sia stata per me una delle esperienze più belle, all’insegna di due sentimenti quasi contrapposti: un senso di profonda tristezza per la scomparsa di un padre nella fede ma, nello stesso tempo, una grande consolazione, perché so che adesso siamo ancora più uniti a lui, che è nella gioia del Padre e se il Padre, insieme al Figlio e allo Spirito Santo, vive in noi, in noi ci sarà anche lui, Benedetto, che ci aiuterà ancor meglio nel nostro cammino quotidiano.
Grazie. Con un abbraccio sentito a tutta la famiglia di Duc in altum.
Carmelo Corvaia
Messina
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