L’intervento del Garante – Il secondo suicidio dall’inizio dell’anno al carcere di Terni deve essere motivo di riflessione e non di facili conclusioni. Le carceri umbre e segnatamente quello di Terni stanno vivendo un momento delicato dovuto almeno a tre fattori concomitanti:
- – ci sono circa 550 detenuti a fronte di una capienza prevista per 450, di cui 150 con problematiche psichiatriche serie con molti di loro incompatibili con la carcerazione;
- – gravi carenze di organico nella polizia penitenziaria con Terni che ha il rapporto più deficitario tra numero di detenuti e agenti penitenziari;
- – carenze sanitarie specie di psicologi e psichiatrici.
Il suicidio di un detenuto è una sconfitta del sistema e getta scompiglio psicologico fra i detenuti e fra gli agenti penitenziari alterando i delicati equilibri dell’intera comunità carceraria. Encomiabile in questo contesto è il lavoro della polizia penitenziaria che con abnegazione e umanità spesso si sostituisce al personale sanitario.
Per arginare l’attuale contesto occorre una task force di psicologi e psichiatri che possa essere di supporto in una sorta di burn out ai detenuti e agli agenti penitenziari fortemente provati da eventi come quelli dei suicidi e dell’auto lesionismo.
Il Garante dei Detenuti Umbria
Giuseppe Caforio