L’audizione del Capo di Stato maggiore
Fabio Calcagni — 23 Marzo 2023
Altro che Russia senza scorte di armi. L’esercito di Mosca si ritrova effettivamente impelagato in un conflitto che doveva essere “lampo”, per prendere Kiev in pochi giorni e sostituire il presidente Volodymyr Zelensky con un uomo di fiducia del Cremlino, invece i militari russi si trovano dopo 13 mesi a battagliare nel Donbass già in parte controllato sin dallo scoppiare della guerra civile del 2014.
Eppure, nonostante le sanzioni internazionali che stanno mettendo a durissima prova l’economia russa e che col passare dei mesi avranno effetti sempre più dirompenti in particolare su alcuni settori chiave, per ora sono i partner occidentali dell’Ucraina a soffrire, almeno per quanto riguarda lo sforzo bellico.
Lo dice senza mezzi termini il capo di Stato maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone, in audizione alla Commissione Difesa ed Esteri del Senato. “Il sostegno all’Ucraina ha creato problemi un po’ a tutti: quando mi sono trovato nei vari consessi con le nazioni alle alleate o con quelle che fanno parte con altri del gruppo di contatto per l’Ucraina, sono stati tutti fortemente coinvolti e preoccupati per l’abbassamento del livello delle scorte, che non si è abbassato oltre il livello di allarme ma tutti quanti ci siamo avvicinati a quel limite e ci siamo resi conto che non abbiamo un supporto adeguato in questi casi”, ha spiegato Cavo Dragone durante l’audizione.
Secondo il capo di Stato maggiore della Difesa il tema dei tempi sull’approvvigionamento di armi “andrà affrontato anche a livello di Unione europea“. “Abbiamo vissuto – ha spiegato Cavo Dragone – gli ultimi venti anni pensando di fare lotta al terrorismo, guerre asimmetriche e peacekeeping, ma un’attività così massiva come si è manifestata nel teatro ucraino-russo non era tra le priorità. Non possiamo permetterci di prenotare sistemi d’armi, di munizionamento o di missili e averli tra venti mesi, perché tra venti mesi non possiamo sapere chi sono i buoni e cattivi”.
Un problema che in realtà era già stato posto alcuni mesi fa dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, con l’obiettivo di rilanciare sull’obiettivo di raggiungere per le spese militari italiane il 2% rispetto al Pil, come chiesto dalla NATO, per “ripristinare le scorte che servono per la Difesa nazionale”.
Solo tre giorni, ricorda l’Ansa, fa l’Unione europea ha approvato una proposta sul piano munizioni europeo per aiutare Kiev e per rimpinguare i magazzini degli Stati membri. Ma l’accordo per ora è soltanto politico e l’unico obiettivo messo nero un bianco è di dare un milione di munizioni a Kiev entro un anno. Lo svuotamento dei hangar dei eserciti non è però l’unica conseguenza del conflitto. “Dopo lo scoppio della guerra c’è stato uno tsunami sulla tanto discussa Difesa europea, un’accelerazione notevole. Tutti i capi di Stato maggiore delle forze armate dell’Unione hanno detto che c’è necessità e a quanto pare dovremmo arrivarci anche a breve. Non dico che si palerà già di militarizzazione, ma il primo step sarà di operazionalizzare la struttura di comando e controllo dell’ipotetico strumento della Difesa dell’Unione europea – ha annunciato ancora Cavo Dragone in Commissione al Senato – . Questo è solo il primo step ma è lo scheletro intorno al quale poi costruire tutte le diramazioni, le specializzazioni e le necessità a cui bisogna mettere attenzione per avere un esercito europeo“.
Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.
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