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L'ombra della corruzione torna a calare sull'Ucraina

L’Ucraina torna nella morsa della corruzione? Questo il timore di Volodymyr Zelensky dopo che il viceministro per lo Sviluppo delle infrastrutture, Vasyl Lozynski, è stato arrestato dalla polizia a Kiev. Lozynski è stato fermato con l’accusa di aver intascato 400 mila dollari di tangenti nel contesto dell’acquisto da parte del suo ministero di generatori elettrici che sarebbero stati procacciati a prezzi lievitati. Cosa più grave, il lotto incriminato sarebbe tra quelli acquistati per proteggere le forniture elettriche alle città ucraine colpite dai missili russi.

“L’Ufficio nazionale anticorruzione dell’Ucraina e l’Ufficio del procuratore specializzato anticorruzione hanno denunciato e fermato le attività di un gruppo criminale organizzato che includeva il vice ministro dello sviluppo delle comunità, dei territori e delle infrastrutture dell’Ucraina”, si legge nella dichiarazione. delle autorità di Kiev che hanno fermato Lozynski. La tangente che avrebbe accettato sarebbe stata pari a circa il 10% dello stanziamento governativo per i generatori d’emergenza necessari ad affrontare il gelo invernale

Ora per Lozynski il rischio di una pena severa è elevata: lo sciacallaggio bellico è punito come aggravante della corruzione e il viceministro decaduto classe 1986 può rischiare fino a dodici anni di galera. Tra le aggravanti, secondo il Kyiv Independent, anche quella dell’associazione a delinquere, dato che Lozynski sarebbe stato il vertice di una rete di 150 tra complici e fiancheggiatori.

Un duro colpo per il governo di Volodymyr Zelensky, colpito in una decina di giorni dalle dimissioni dell’ex consigliere strategico Oleksey Arestovych e dalla morte, nell’incidente in elicottero di Kiev del 18 gennaio scorso, del ministro dell’Interno Denys Monastyrsky, del suo vice, Yevhen Yenin, e del segretario di Stato del ministero, Yurii Lubkovich, i tre uomini che controllavano la rete di intelligence ucraina. La corruzione è una piaga endemica nel Paese dai tempi dell’indipendenza dall’Urss e il presidente divenuto comandante in capo del Paese sotto attacco ha promesso di eradicarla sia durante la campagna elettorale nel 2019 sia dopo l’invasione russa.

E come riporta StartMag, potrebbe non essere finita qui: “Sotto la lente d’ingrandimento della lotta alla corruzione sarebbe finito anche il ministro della Difesa, Oleksiy Reznikov, che secondo i media locali avrebbe firmato un accordo a prezzi due o tre volte superiori a quelli attuali per i prodotti alimentari di base”. Sarebbe una batosta per Zelensky, dato che Reznikov è l’uomo del dialogo sulle armi con l’Occidente, reduce della conferenza di Ramstein in cui ha incassato nuovi sostegni militari.

La corruzione in Ucraina, del resto, è in peggioramento da diverso tempo, complice la guerra. Lo ha sottolineato anche Federico Giuliani su queste colonne a maggio. E prima della guerra lo rilevava anche la Corte dei Conti Ue in un report, scrivendo che “in Ucraina la corruzione rimane presente ad ogni livello dello Stato. L’Unione Europea ha cercato di combattere il fenomeno nel Paese, convogliando fondi e interventi in svariati settori, dalla concorrenza al sistema giudiziario, ma il sostegno fornito e le misure attuate non hanno prodotto i risultati attesi”.

Per Zelensky, dunque, si apre una nuova “guerra” legata alla gestione dei presunti fondi neri mossi dalla corruzione nel Paese e di cui si sono avvantaggiati non meglio precisati profittatori di guerra. Una logica purtroppo molto diffusa in ogni Stato in guerra, specie quelli in Stato d’assedio come l’attuale nazione ucraina. La scure del governo però si è abbattuta con durezza sul viceministro indagato, che come detto ora rischia grosso.

Questa storia insegna chiaramente molto dei problemi atavici dell’Ucraina, Paese che avrà necessità di ricostruire appieno la sua struttura politica e la sua credibilità sul fronte internazionale in un’ottica di trasparenza e chiarezza. E in cui Zelensky dovrà stare ben attento a gestire i nuovi assetti di potere venutisi a creare nel Paese, specie il legame osmotico con molti oligarchi di spicco da cui la presidenza appare strutturalmente dipendente. E che proiettano, già oggi, numerose ombre sul domani del Paese. Messo a repentaglio dalla guerra ma non privo di problemi anche sul piano dei rapporti tra mondo economico e politica. Un campo in cui l’Ucraina somiglia pericolosamente alla nemica Russia, anche a causa delle forzature accelerate dalla guerra.

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