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Mafia Gargano, no ad una nuova perizia sul Dna del boss. Parte il conto alla rovescia per il verdetto – l'Immediato

Omicidio Silvestri, processo d’appello alle battute finali. Alla sbarra Matteo Lombardi, capo del clan Lombardi-Scirpoli

Conto alla rovescia iniziato per il verdetto del processo d’appello a Matteo Lombardi detto “A’ Carpnese”, boss del clan mafioso garganico Lombardi-Scirpoli, rivale dei montanari Li Bergolis-Miucci-Lombardone.

Matteo Lombardi, 52enne di Manfredonia, originario di Monte Sant’Angelo, è imputato con l’accusa di omicidio volontario e premeditato di Giuseppe Silvestri alias “l’Apicanese”, membro del gruppo criminale contrapposto. Silvestri venne freddato da colpi d’arma da fuoco all’alba del 21 marzo 2017, nella giornata contro tutte le mafie. Condannato all’ergastolo dal Tribunale di Foggia, ora Lombardi – rinchiuso nel carcere di Voghera – attende l’esito del processo di secondo grado al cospetto dei giudici della Corte d’Appello di Bari.

Nelle scorse ore, il collegio ha rigettato la richiesta della difesa di una nuova perizia sul Dna del boss, rinviando l’udienza per la discussione finale, prevista a fine gennaio.

Fu proprio il Dna ad incastrare Lombardi: gli inquirenti trovarono tracce riconducibili al capoclan su uno dei bossoli repertati sulla scena del delitto. Inutile il tentativo di fornirsi un alibi fuggendo a Lodi con il fedelissimo Antonio Zino, condannato in primo grado per favoreggiamento a 3 anni. I due si recarono in Lombardia per partecipare ad un’asta d’auto subito dopo l’agguato a Silvestri avvenuto a Monte Sant’Angelo.

Secondo alcuni pentiti, Lombardi avrebbe agito in compagnia del boss di Vieste suo alleato, Marco Raduano detto “Pallone” o “Woolrich”, vicenda emersa dopo l’inchiesta antimafia “Omnia Nostra” del dicembre 2021 sfociata in un processo a carico di 45 persone, compresi i due capomafia. L’omicidio dell’Apicanese sarebbe stato una vendetta per l’uccisione di Gianpiero Vescera, cognato di Raduano.

“A commettere l’omicidio sono stati Raduano e Matteo Lombardi per vendicare la morte di Gianpiero Vescera – ha spiegato ai pm della Dda il collaboratore di giustizia Antonio Quitadamo detto “Baffino”, ex del clan Lombardi-Scirpoli -. Non so chi tra Ferro e Gentile fosse l’autista. È stato sparato a Monte Sant’Angelo, con calibro 12, all’uscita di casa sua, di mattina. Lo aspettavano lì perché andava a mungere le vacche. È stato ucciso per aver dato il colpo di grazia a Vescera; questi, dopo essere stato colpito da Matteo Pettinicchio (braccio destro del reggente dei Li Bergolis, Enzo Miucci, ndr), era riuscito a scappare. Fu proprio Silvestri a finirlo. L’omicidio è stato commesso per fare un piacere a Raduano che era entrato a far parte del nostro gruppo un paio di mesi prima”. (In foto, la scena del delitto; nel riquadro, Lombardi, Raduano, Zino e Silvestri)

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