di Andrea Zitelli
Dall’inizio della pandemia la disinformazione contro i vaccini si è radicata e diffusa ampiamente. In particolare, sui social network sono spesso circolate notizie infondate che collegavano erroneamente gravi malori o decessi alla vaccinazione anti-Covid. Il più delle volte, questi contenuti sono stati accompagnati dalle espressioni come «senza alcuna correlazione» e «nessuna correlazione» il cui intento è sostenere, attraverso l’uso dell’ironia e di un’antifrasi, che i vaccini sarebbero dannosi (e che quindi le correlazioni ci sarebbero eccome).
In questi anni di pandemia l’hashtag #nessunacorrelazione è dilagato sui social network come Facebook, Twitter e TikTok con milioni di visualizzazioni. Alcuni gruppi Telegram denominati “Nessuna correlazione” contano ancora oggi decine di migliaia di iscritti. Si tratta, in tutti i casi, di “luoghi virtuali” in cui vengono diffuse ingiustificate paure e diffidenza verso i vaccini anti-Covid.
Questo tipo di disinformazione continua a circolare nonostante dati e numeri ufficiali sulla campagna vaccinale garantiscano la sicurezza dei vaccini, come documentato da svariati studi scientifici e comunicato dalle autorità sanitarie di vari continenti. Ad esempio, a livello globale, secondo uno studio pubblicato a giugno 2022 sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet Infectious Diseases, i vaccini anti-Covid «hanno sostanzialmente modificato il corso della pandemia, salvando decine di milioni di vite».
Su Facta.news abbiamo verificato diversi casi di disinformazione che si ricollegano a questo filone antivaccinista. Ma, come si è sviluppato durante la pandemia? E quali sono le sue principali caratteristiche? Scopriamolo insieme.
Alle origini dell’espressione “nessuna correlazione” durante la pandemia
Israele è stato il Paese pioniere nell’avvio di una strategia vaccinale contro la Covid-19 già alla fine del 2020. Il 19 dicembre di quell’anno infatti il governo israeliano ha cominciato la propria campagna di vaccinazione con la somministrazione di massa della prima dose del vaccino Pfizer/BioNtech.
Pochi giorni dopo, il 28 dicembre 2020, i media locali avevano pubblicato la notizia del decesso di un uomo di 75 anni per un arresto cardiaco avuto due ore dopo aver ricevuto la prima dose del vaccino Pfizer. Negli articoli di cronaca sulla vicenda si leggeva che il ministero della Salute israeliano precisava come l’uomo soffrisse di patologie pregresse, fosse malato di cancro e in passato avesse già avuto diversi attacchi di cuore. Le autorità sanitarie avevano inoltre chiarito che i risultati iniziali delle analisi effettuate non mostravano alcuna correlazione tra la vaccinazione e il decesso, aggiungendo che il caso sarebbe stato seguito da un apposito comitato di indagine. La stessa famiglia dell’uomo aveva chiesto che la sua morte non venisse collegata al vaccino. Tutti questi chiarimenti e precauzioni non sono però bastati ad arginare il veloce diffondersi di una campagna di disinformazione dura a morire.
Lo stesso 28 dicembre, la notizia era stata pubblicata anche in Italia, ventiquattro ore dopo l’inizio della campagna vaccinale nel nostro Paese e in Europa. Diverse testate nostrane avevano riportato il caso con questo titolo: “Israele, anziano muore dopo il vaccino anti-Covid: «Nessuna correlazione»”. Anche negli articoli italiani veniva precisato che le autorità non avevano trovato un rapporto di causalità tra la vaccinazione e il decesso. Tuttavia, nella narrazione antivaccinista, questo primo episodio verificatosi in Israele è stato fin da subito utilizzato per sostenere che i nuovi vaccini potessero essere pericolosi per l’essere umano.
Nel farlo, la formula «nessuna correlazione» è stata ripresa sui social con toni ironici e scettici dai gruppi contrari ai vaccini, così da conferirgli un’accezione opposta a quella reale. Si tratta di una figura retorica definita antifrasi, che consiste nell’esprimersi con termini di significato contrario a ciò che si pensa, per ironia o eufemismo.
Nonostante le indagini delle autorità sanitarie non abbiano mai parlato di un nesso causale dimostrato tra il decesso e la vaccinazione, ciò non ha impedito che il caso venisse sin da subito utilizzato per screditare i vaccini. Non è un meccanismo che deve stupire: come riportato in uno studio pubblicato nel 2020 sul sito del National center for biotechnology information (Ncbi), centro pubblico statunitense che promuove la scienza, gli argomenti di chi si oppone ai vaccini si fondano spesso su false correlazioni utilizzate per sostenere – senza prove – l’esistenza di un rapporto di causalità tra due avvenimenti, per il solo fatto che l’uno è successivo all’altro. Questa fallacia logica porta da anni i gruppi antivaccinisti (la cui storia è antica quanto i vaccini) a diffondere teorie prive di fondamento scientifico.
Da Israele alla disinformazione italiana
Il decesso registrato in Israele a dicembre 2020 può essere considerato, almeno per quanto riguarda l’Italia, il punto di partenza della campagna disinformativa e antivaccinista incentrata sull’espressione «nessuna correlazione» e legata alla vaccinazione anti-Covid.
Nei diversi mesi di pandemia, la redazione di Facta.news si è spesso imbattuta nella verifica di notizie che, in un modo o nell’altro, rientravano in questo filone della disinformazione: se, in alcuni casi, si trattava di informazioni infondate riguardo al decesso di personaggi celebri ed erroneamente collegate alla vaccinazione, non sono mancate le false notizie su malattie nate in seguito alla somministrazione del vaccino (ma che in realtà interessavano i soggetti già da diversi anni). Non solo: abbiamo anche verificato notizie che riguardavano animali e i presunti danni arrecati dalla vaccinazione a mRna, o che interpretavano scorrettamente i dati della campagna vaccinale così da far sembrare che le reazioni avverse al vaccino anti-Covid avessero toccato cifre mai viste prima.
Malattie e decessi di personaggi famosi
Oltre alle notizie di decessi di cittadini comuni, come il già citato anziano israeliano di 75 anni, la formula anti vaccinista «nessuna correlazione» è stata associata dalla disinformazione anche a malattie e decessi di personaggi pubblici, tra cui politici e sportivi.
Per esempio, a inizio dicembre 2022 la nota cantante di origini canadesi Céline Dion, annunciando la cancellazione dei concerti in programma in Europa a febbraio 2023, aveva affermato di essere affetta da un raro problema neurologico chiamato “sindrome della persona rigida”. La notizia era stata commentata sui social con l’ironico «nessuna correlazione » con la vaccinazione anti-Covid. Ma la malattia di Dion non è in alcun modo collegata alla campagna vaccinale, come chiarito da diversi esperti.
Un mese prima, la cantante statunitense Britney Spears aveva pubblicato un lungo post Instagram nel quale dichiarava di essere affetta da una condizione neurologica. Come per Dion, la notizia è stata commentata da alcuni utenti social in questo modo: «È un effetto collaterale del “vaccino” Covid? Oppure come al solito #nessunacorrelazione?». Come ha chiarito la stessa Spears, il disturbo neurologico è comparso precedentemente alla data della somministrazione della vaccinazione anti-Covid, avvenuta nel suo caso ad aprile 2021.
In questo filone della disinformazione è finito anche Aiden Patrick Stewart, il figlio del cantante e musicista britannico Rod Stewart, che durante una recente partita di calcio ha avuto un malore. Anche in questo caso, il vaccino non c’entra: Aiden Stewart, come testimoniato dai medici che l’hanno soccorso, ha avuto un attacco di panico.
La disinformazione non ha solo preso di mira malattie o malori di personaggi celebri, ma anche i decessi. La morte di Raffaella Carrà, Siniša Mihajlović e David Sassoli è stata erroneamente associata al vaccino anti-Covid quando, in realtà, le cause erano altre.
E i malori in diretta tv?
Un’altra tipologia di narrazione che ha caratterizzato il filone della disinformazione che stiamo analizzando è quella dei video di malori ripresi in diretta televisiva. Negli ultimi due anni sono spesso diventati virali sui diversi social network dei filmati che mostravano giornalisti e presentatori tv sentirsi male sul posto di lavoro. Stando alla narrativa antivaccinista, il motivo sarebbe presto spiegato: la presunta «nessuna correlazione» con la più o meno recente vaccinazione.
Nel novembre 2021, ad esempio, è stato condiviso su Facebook il filmato di un giornalista che aveva avuto un mancamento all’interno di uno studio televisivo. Le immagini erano state accompagnate dal commento: «Malore in diretta Tv. Accade ad un giornalista di un Tg in Austria. Nessuna correlazione, tranquilli. Cose che sono sempre accadute». Come abbiamo verificato, il video non aveva nulla a che fare con la vaccinazione anti-Covid: mostrava un episodio del 17 maggio 2014, avvenuto durante un programma di Orf, la radiotelevisione nazionale austriaca. Il fatto è dunque accaduto cinque anni prima dell’inizio della pandemia da Covid-19.
A inizio gennaio 2022, di nuovo su Facebook, è stato invece pubblicato un video in cui un presentatore televisivo sveniva davanti alle telecamere. Anche in questo caso, chi aveva condiviso il contenuto parlava di un reporter brasiliano che «il 28 dicembre aveva fatto la terza dose… Nessuna correlazione». Come abbiamo ricostruito, non c’era alcun collegamento tra il vaccino anti-Covid e il malore che ha colpito il giornalista Rafael Silva. Lo stesso Silva aveva spiegato di essere affetto da «una disgiunzione anulare mitralica nel cuore» che ha reso necessario l’impianto di un «defibrillatore automatico».
È invece del dicembre scorso, durante il campionato mondiale di calcio maschile in Qatar, il filmato del giornalista sportivo Hassan Al-Shahrani che sviene fuori da uno stadio durante una diretta di Qatar Television, canale televisivo nazionale del servizio pubblico del Qatar. Su Twitter il contenuto è stato condiviso con questa didascalia: «È crollato in diretta TV, naturalmente senza alcuna correlazione». Anche in questo caso, però, non esiste alcun riscontro che indichi la causa dello svenimento nella vaccinazione anti-Covid. I medici dell’ospedale dove il giornalista è stato soccorso avevano chiarito che la causa del malore era un grave affaticamento da lavoro.
Non solo persone, ma anche animali
Il filone disinformativo ha visto protagonisti persino gli animali. A dicembre 2022, ad esempio, il video di un leone che improvvisamente stramazzava a terra in una riserva è stato ampiamente condiviso sui social network e collegato alla vaccinazione anti-Covid. Ma le immagini, in realtà, risalgono al 2013 ed è quindi impossibile che l’animale fosse stato vaccinato contro il nuovo coronavirus Sars-CoV-2.
Ricordiamo, infatti, che il virus è stato identificato per la prima volta dalle autorità sanitarie cinesi a gennaio 2020, mentre la vaccinazione contro la Covid-19 nel mondo per le persone è iniziata a dicembre 2020. I primi vaccini sperimentali per grandi felini e mammiferi principalmente negli zoo sono stati somministrati nel 2021.
Sindromi note e scoperte scientifiche
Tra le tante variazioni sul tema della campagna no-vax “nessuna correlazione” c’è anche la tendenza a considerare come nuove (e collegate alla vaccinazione anti-Covid) malattie o sindromi in realtà conosciute da anni.
È, ad esempio, il caso della sindrome del “cuore in vacanza”. A fine dicembre 2022 il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo in cui si leggeva: «Più persone muoiono per attacchi di cuore tra Natale e Capodanno rispetto a qualsiasi altro periodo dell’anno. I troppi brindisi mettono a rischio di fibrillazione atriale: di che cosa si tratta, quali sono i sintomi e chi deve stare più attento». Il contenuto, che nulla aveva a che fare con i vaccini a mRna, è stato ripreso da diversi utenti sui social e utilizzato per disinformare. In un post su Facebook, la notizia è stata rilanciata in questo modo: «Ora, morire di #NessunaCorrelazione, si chiama sindrome del “cuore in vacanza”… che altro inventeranno, per occultare quanto sta accadendo sotto gli occhi di tutti?».
Come abbiamo ricostruito, la sindrome del “cuore in vacanza” non ha alcun legame con la vaccinazione anti Covid-19. Si tratta di una sintomatologia nota e precedente alla pandemia, le cui cause sono da individuare nell’eccessivo consumo di alcol, negli elevati livelli di stress e nella disidratazione.
Anche le scoperte scientifiche sono finite nella narrativa complottista che stiamo analizzando. A ottobre 2022 i media italiani hanno pubblicato la notizia della scoperta di «un nuovo “sottogruppo sanguigno” chiamato Er, con cinque antigeni Er al suo interno». Sui social l’informazione è stata commentata in questo modo: «Vuoi vedere che anche in questo non c’è correlazione?».
Il collegamento tra i vaccini anti-Covid e la scoperta di un nuovo sottogruppo sanguigno è infondato. Timothy Satchwell, ricercatore associato presso l’Università di Bristol e tra gli studiosi responsabili di questa scoperta, ha chiarito a Reuters che «le prime osservazioni di queste varianti antigeniche sono state fatte negli anni ’80, prima della Covid, e molti dei campioni utilizzati provengono da materiale congelato e archiviato molti anni fa».
Da tempo la disinformazione antivaccinista diffonde speculazioni secondo cui i vaccini a mRna anti-Covid avrebbero effetti negativi sul sangue, tanto che alle persone vaccinate verrebbe vietato di donare il proprio. Ricordiamo che si tratta di teorie prive di fondamento e false.
L’utilizzo fuorviante di dati, anche inventati
Infine la disinformazione a tema “nessuna correlazione” ha utilizzato in maniera fuorviante anche i dati sulla sorveglianza vaccinale. Con sorveglianza vaccinale si intendono quei sistemi che raccolgono segnalazioni di possibili eventi avversi. I casi vengono poi analizzati dalle autorità preposte per verificare la sicurezza dei vaccini e l’esistenza o meno di effetti collaterali.
Nel 2021, ad esempio, abbiamo verificato l’uso distorto e manipolatorio dei dati contenuti in VigiAccess, progetto lanciato dall’Oms nel 2015 con l’obiettivo dichiarato di «fornire accesso pubblico» alle informazioni contenute in VigiBase, il database globale dell’Organizzazione mondiale della sanità sui potenziali effetti avversi segnalati dei medicinali. Stando alle false notizie, le reazioni avverse associate a ogni altro vaccino precedente a quelli anti-Covid sarebbero di gran lunga inferiori a quelle associate ai vaccini contro la Covid-19. Chi ha diffuso un simile contenuto ha accompagnato questi numeri con il commento «nessuna correlazione. E i numeri sono qui».
Come abbiamo spiegato, si trattava di un’informazione infondata, presentata senza il contesto necessario alla sua corretta comprensione. Come riportato da VigiAccess, i dati collezionati sul proprio sito «non riflettono alcun collegamento confermato tra un medicinale e un effetto collaterale» e la conferma di un nesso causale è un «processo complesso» che richiede un’approfondita valutazione scientifica.
Non è quindi possibile determinare alcuna correlazione tra le reazioni avverse collezionate da VigiAccess e le vaccinazioni, comprese quelle contro la Covid-19.
Un’identica dinamica disinformativa si è verificata anche con i dati di Eudravigilance (il sistema dell’European Medicines Agency (Ema) che gestisce e analizza la sorveglianza dei vaccini nello Spazio economico europeo (See) e con quelli presenti nel sistema statunitense Vaers. In entrambi i casi, si tratta di sistemi di “vigilanza passiva”, cioè che raccolgono tutte le segnalazioni spontanee di sospette reazioni avverse che provengono da medici, operatori sanitari e privati cittadini. Proprio per questo, i sistemi non possono essere utilizzati per stabilire una correlazione poiché gli effetti collaterali segnalati non sono necessariamente legati o causati dal vaccino.
In alcuni casi sono stati utilizzati dati totalmente inventati su malori improvvisi per disinformare sui vaccini. Ad esempio, sui social network è stato pubblicato a ottobre 2022 un contenuto che riporterebbe dei dati Istat sui «malori fatali» in Italia la cui crescita rispetto agli anni precedenti sarebbe ricollegabile alla vaccinazione anti-Covid. Come abbiamo verificato, i dati citati non compaiono sul portale Istat e, dopo una nostra richiesta di chiarimento, l’istituto statistico ha smentito la notizia, confermando di non aver mai pubblicato una simile informazione.
In conclusione
Durante la pandemia di Covid-19 le narrazioni antivaccinisti usate nella disinformazione sono stati (e sono ancora oggi) diversi: uno dei più diffusi è la tendenza a ricollegare decessi, malattie e malori alla più o meno recente vaccinazione contro la Covid-19.
Questo tipo di disinformazione, che viene spesso accompagnata dall’espressione “nessuna correlazione” con, al contrario, l’intento di alludere ad un nesso di causalità, sostiene senza prove l’esistenza di un rapporto di causalità tra due avvenimenti (vaccino-decesso o vaccino-malore), solo per il solo fatto che l’uno è successivo all’altro.
Come abbiamo ricostruito nei diversi mesi di lavoro, i casi riportati dai differenti contenuti analizzati non avevano, in realtà, alcun legame con i vaccini anti-Covid. I quali secondo la scienza e le istituzioni sanitarie di tutto il mondo sono invece sicuri.