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Mélenchon e i suoi gruppi anti Macron

Mélenchon, leader della sinistra

2017: anno della disfatta. “Questo fallimento è un livido profondo”. Benoît Hamon, candidato per il Partito Socialista alle presidenziali, commenta così i risultati del primo turno il 23 aprile 2017. Il Ps raggiunge un punteggio inferiore al 5%, il più basso risultato dalla creazione del Partito Socialista, nel 1971. I risultati sono ben peggiori delle aspettative che prevedevano il raggiungimento almeno dell’8%. Il Ps entra così in una profonda crisi identitaria ed economica che culmina con la vendita della storica sede parigina in rue de Solférino 10, emblema del partito. Sulla stessa scia anche gli altri candidati di sinistra con le loro candidature minoritarie di poco peso hanno raggiunto dei risultati irrisori. Parliamo di Philippe Poutou del Nuovo Partito Anticapitalista che non supera l’1,09%, di Natalie Arthaud di Lotta Operaia con il suo 0,64% e Jacques Cheminade di Solidarietà e Progresso con lo 0,18%. Non contando la non partecipazione dei Verdi (Eelv – Europe Écologie Les Verts) e la spaccatura interna del Partito Comunista, che ha poi infine sostenuto la candidatura di Mélenchon. Una sconfitta che non mostra solo l’allontanamento della fiducia verso la sinistra ma anche uno sgretolamento interno alla stessa. L’unico partito di sinistra che è riuscito a uscire dalle sabbie mobili è La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, vecchio socialista e nuovo pioniere della sinistra. La Lfi riesce ad arrivare al 19,58% e quindi a qualificarsi quarto partito votato dai francesi. Non abbastanza per accedere al secondo turno ma abbastanza per glorificare l’impresa di Mélenchon e attirare la curiosità degli altri partiti di sinistra che infatti, cinque anni dopo, vedono in lui l’unica speranza per accedere all’Assemblea Nazionale. Alla conclusione delle elezioni del 2017, due terzi dei francesi ritiene che il divario tra destra e sinistra non sia più rilevante e debba essere superato. Ecco spiegata la vittoria schiacciante di Macron e i disastrosi risultati delle elezioni legislative dello stesso anno. 

Nei cinque anni a venire è quindi Mélenchon a riportare in vita la sinistra. Nel dicembre 2017, durante una convention, vengono delineati i nuovi capisaldi del partito con una verticalità rappresentata da Mélenchon come suo leader, accoppiata ad una orizzontalità per permettere ai membri di organizzarsi in azioni più locali e creare così un sistema piramidale. Da qui anche la scelta di organizzare un’università estiva nel campus Saint-Charles dell’Università di Aix-Marseille in cui viene insegnato il cosiddetto metodo Alinsky, cioè una community organizing, un metodo di organizzazione “dei senza-potere” per, a loro avviso, riconquistare i quartieri popolari, bussare alle porte, agire localmente e “colpire i potenti”. 

Da qui la creazione dei Group d’actions (gruppi d’azione) de La France Insoumise. Nati come gruppi di sostegno autogestiti da normali cittadini per la Lfi, durante la campagna elettorale per le legislative, hanno affiancato tutti i candidati locali della Nupes. Quasi ogni città francese possiede un suo gruppo d’azione che riunisce persone di età e background diversi. Si possono trovare giovani, anziani, professori, studenti, lavoratori. Chiunque vuole partecipare può farlo. A Parigi ce ne sono una decina, a Rennes, in Bretagna circa sei. Ciò che li spinge a unirsi e ad aiutare i candidati Nupes non è soltanto la fiducia nella coalizione e in Mélenchon, bensì una rivolta totale contro Macron. 

Il gruppo d’azione Rennes sud è nato il 21 dicembre 2021 e Antoine, suo co-animatore, spiega che tutti i gruppi si trovano su una pagina web che si chiama Action Populaire dove ciascun gruppo può mettere la propria agenda con le varie attività. Del gruppo Rennes sud ne fanno parte 40 persone che sono arrivate soprattutto durante le elezioni presidenziali. “Questi cinque anni di Macron, per i giovani sono stati una catastrofe. Abbiamo visto un aumento della povertà impressionante, tanto che la città si è dovuta muovere per distribuire gli alimenti”, racconta Antoine. Sulla scia delle altre città francesi, a Rennes un giovane su cinque vive sotto la soglia di povertà. La vita è cara, gli affitti pure e gli aiuti pochi. In cinque anni la situazione è riuscita solo a peggiorare. Da quando Macron ha diminuito di 5 euro gli aiuti agli studenti tutto è precipitato. “Non c’è stata nessuna misura volta ad aiutare studenti e persone in difficoltà che non riuscivano a pagare gli affitti, anzi, gli aiuti sono diminuiti”, continua Antoine.  

Antoine, co-animatore del gruppo d’azione Rennes sud in un bar della città

In effetti nella zona è facile riuscire ad incontrare persone, soprattutto giovani, arrabbiati dall’operato presidenziale. E la rabbia tocca i temi che nel 2017 avevano conquistato tutti: diritti, ecologia, potere d’acquisto, immigrazione. Dei comizi, dei programmi, dell’entusiasmo di cinque anni fa non è rimasto niente. Gautier, studente di 18 anni e membro attivo del gruppo d’azione Rennes sud, racconta come era stato percepito Macron cinque anni fa: “nel 2017 tanti sono rimasti affascinati da lui. Era giovane, si presentava bene, aveva idee nuove, era molto comunicativo e proveniva dai socialisti. È stato eletto su queste basi. Vantava diverse iniziative come quella di aggiungere il diritto all’aborto nella costituzione, tutte cose che nessuno aveva fatto prima. Aveva promesso un progresso economico e sociale che però non è arrivato”. 

Anche Rennes è stata toccata dalle grandi manifestazioni ecologiste, ed essendo una città universitaria ha visto moltissimi partecipanti. “Qui a Rennes abbiamo avuto dei grossi problemi” racconta Lucas, altro membro del gruppo d’azione “per esempio adesso c’è un progetto volto ad ingrandire il centro di allenamento dello stadio di Rennes. Il problema è che vogliono farlo su uno spazio che è considerato il secondo polmone verde della città”. Le istituzioni di Rennes hanno in cantiere un programma che andrebbe a ledere un’estensione di 3,6 ettari di verde. Le associazioni ambientaliste e i partiti di opposizione sono in lotta da anni per far sì che questo progetto non venga portato a termine e che la natura attorno alla città venga preservata. Il caso dello stadio di Rennes è solo lo specchio della visione che Macron ha di lotta al cambiamento climatico. “Una cosa che per me è stata scioccante” racconta Antoine “è stato il fallimento dell’assemblea cittadina che lui stesso aveva creato, tirando a sorte 150 cittadini che avrebbero fatto diverse proposte per la lotta contro il cambiamento climatico. È stata una presa in giro e tutti se ne sono resi conto. Queste persone hanno lavorato per mesi con esperti e alla fine quasi nessuna delle proposte è stata accettata, sono state accettate quelle che non andavano a colpire le grandi aziende. Ad esempio, tutte le coste della Bretagna sono inquinate da prodotti chimici che vengono riversati dalle grandi aziende agroalimentari. Qui abbiamo dei grandissimi allevamenti intensivi che stanno causando dei gravi problemi ambientali”. 

Gautier, tra i più giovani animatori del gruppo di azione di Rennes sud in un bar a Rennes

La Bretagna è la regione che produce più di un terzo della carne del Paese. Anche se copre solo il 7% della superficie agricola francese, ospita il 50% degli allevamenti di suini e pollame del Paese e il 30% degli allevamenti di bovini. Fornisce inoltre il 40% della produzione di mangimi per animali da allevamento e ospita 400 stabilimenti di commercio all’ingrosso. Questo fenomeno ha avuto delle gravissime conseguenze sull’ambiente circostante e infatti da almeno 50 anni le coste della regione vengono infestate da alghe verdi colme di nitrati.. Malgrado l’allarme di tutte le associazioni ambientaliste e della comunità scientifica, le istituzioni stanno facendo ben poco. Il governo francese continua ad allentare i vincoli all’espansione o alla creazione di allevamenti su larga scala. “Per noi giovani questo del clima è diventato un tema troppo importante per essere ignorato”, dice Gautier. “In diverse scuole si sta analizzando il fenomeno dell’eco-ansia, disturbo psicofisico legato al cambiamento climatico. Una mia amica liceale ha fatto uno studio al riguardo e ha scoperto che almeno la metà dei suoi compagni soffre di questo disturbo. Ça fait flipper – fa paura – ” esclama. “Avere al potere qualcuno che non fa niente è spaventoso”.

La Nupes ha portato una campagna politica agguerrita sul tema ecologia, addossando a Macron la colpa di non essere stato fedele alle parole che aveva decantato nel 2017. In questa regione è stato uno dei grandi temi che hanno fatto pendere l’ago della bilancia verso sinistra. Ma non è stato l’unico tema che ha fatto vincere la coalizione in Bretagna. Quello economico è il fattore che ha fatto davvero la differenza e la parola chiave è redistribuzione. “Noi non vogliamo una crescita economica sfrenata”, dice Lucas “noi vogliamo soltanto che la gente viva bene e questo è applicabile solo con una ripartizione giusta dei beni, la base del socialismo che Macron ha dimenticato. Macron ha fatto un regalo ai super ricchi eliminando l’imposta patrimoniale a chi guadagna più di 100.000 euro, facendo così perdere allo stato dai 20 ai 40 milioni di euro. I soldi persi li ha recuperati abbassando i sussidi per gli alloggi. Ha levato ai poveri per dare ai ricchi in sostanza”. Pognon de dingue – spese folli. Così Macron ha definito gli aiuti statali. Delle ‘spese folli’ che allo stato francese costerebbero tra i 2 e i 3 miliardi di euro. Ma mentre Macron lamenta dei sussidi troppo alti, l’evasione fiscale ammonta a 127 miliardi di euro. “On tape pas au bon endroit”, dice Gautier, – non si colpisce dove dovremmo -. Infatti l’imposta sul reddito, che Macron ha ridotto drasticamente, potrebbe portare tra i 50 e i 70 miliardi di euro l’anno secondo Xavier Timbeau, analista e direttore dell’Osservatorio francese delle congiunture economiche. 

Lucas, animatore del gruppo di azione di Rennes sud in un bar della città

“Io ho un esempio che mi ha colpito profondamente, è il caso Pinault”, dice Gautier. François Pinault è un uomo d’affari di Rennes, nonché proprietario della squadra di calcio Stade Rennais, e il cliché del successo alla Macron. Quando era giovane vendeva legna con su padre tra le strade di Rennes. Col tempo ha fatto fortuna ed è diventato un imprenditore miliardario. Grazie a Macron ha ristrutturato la Bourse de Commerce a Parigi facendola diventare un museo di arte contemporanea. “Devi sapere che se sei un’azienda e compri un’opera d’arte francese, e poi la porti all’estero, l’opera non è soggetta a tasse”, continua Gautier. “Pinault, dato che possiede moltissime aziende, fa comprare a queste le opere d’arte, le mette nel suo museo a Parigi e non paga le tasse. Pinault è un miliardario francese che non paga le tasse in Francia”. 

Quello che è successo negli ultimi cinque anni di presidenza macroniana ha decisamente sconvolto il tessuto sociale del Paese. Uno dei ragazzi del gruppo di azione di Rennes ha definito Macron come un “venditore di sogni”, e guardando a ritroso lo si può comprendere. Il cult della ricchezza sfrenata adesso fa parte della percezione d’oltralpe e ad averlo introdotto è stato proprio Emmanuel Macron. E così alle urne i francesi hanno simbolicamente urlato un sonoro Jaccuse passando all’avversario. Adesso la Nupes sta giocando un ruolo fondamentale all’opposizione, a maggior ragione adesso che la crisi energetica e il caro vita sono aumentati a dismisura a causa della Guerra in Ucraina e tutto ciò che ne consegue. Non a caso proprio la Nupes è stata recentemente protagonista di grandi manifestazioni tenute in molte città francesi che denunciano l’aumento del costo della vita e l’incertezza sul futuro. L’incertezza sul futuro si presenta anche per la stessa coalizione, che si divide in Assemblea Nazionale su diversi temi. Secondi diversi giornali francesi l’alleanza reggerà nel tempo, unita dagli stessi obiettivi e dalle stesse lotte. Secondo alcuni invece la figura di Mélenchon rimane la più controversa: grande leader, che è riuscito a mettere insieme e muovere diversi partiti e migliaia di cittadini francesi, ma ormai una figura forse ingombrante che dovrebbe lasciar spazio a una nuova figura in grado di vincere le prossime elezioni presidenziali. Presidenziali lontane ma già nella mente di tutti. Quel che invece è certo è che il ritorno della sinistra è stato dirompente, quasi inaspettato e ha travolto le istituzioni.

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