26 Mar 2023 10:26 – di Lorenza Mariani
Migranti, l’emergenza è quotidiana. Lampedusa sotto assedio, e un’ennesimo naufragio al largo della Tunisia è costato la vita ad almeno 19 migranti provenienti dall’Africa subsahariana che cercavano di attraversare il Mediterraneo per raggiungere l’Italia. Lo ha reso noto un funzionario dell’Ong Forum tunisino per i diritti sociali ed economici. Non viene precisato quando è avvenuta la tragedia. Al momento, si sa che la guardia costiera tunisina ha salvato 5 persone dall’imbarcazione davanti alla costa di Mahdia, ha aggiunto il funzionario dell’Ong, affermando che i passeggeri erano partiti dalle spiagge di Sfax.
Migranti, l’emergenza continua
Conti aggiornati alla mano, sono già oltre 3000 i migranti che nelle ultime ore sono stati soccorsi nel Mediterraneo, o sono sbarcati sulle coste italiane. Ma, come noto, il bilancio – viste anche le ultime segnalazioni in mare – è destinato a salire in breve, ulteriormente, verso quota tremila. Sono 2.200 i migranti già messi in salvo nell’area Sar (ricerca e soccorso) italiana nelle ultime ore sotto il coordinamento della Guardia costiera, compresi i cinquecento soccorsi nello Ionio e trasferiti in vari porti calabresi. Intanto, è previsto per stasera l’arrivo nel porto di Bari della nave Geo Barents di Medici senza frontiere, con 190 persone soccorse al largo del Mediterraneo. Secondo quanto riferiscono i soccorritori, le loro condizioni di salute sono buone. Sono tutti uomini, tra loro c’è una decina di minorenni non accompagnati tra i 14 e i 17 anni. Provengono per la maggioranza dal Bangladesh.
Boom di sbarchi a Lampedusa
Intanto Lampedusa è sotto assedio. Sull’isola ieri si è registrato un nuovo record di sbarchi, con oltre tremila migranti giunti in 24 ore. Ong, capitaneria e guardia di finanza in servizio effettivo e permanente da interminabili ore. Quarantaquattro dei 49 barchini soccorsi, bloccati o usati, nelle ultime 36 ore, per arrivare direttamente sulla terraferma di Lampedusa sono salpati da Sfax, in Tunisia. Da dove stanno fuggendo in massa dopo che il presidente Kais Saied ha dichiarato i migranti africani persone non grate. Ma si continua a scappare anche dalla Libia. L’unica differenza rispetto al recente passato è che ai viaggi organizzati dai trafficanti si aggiungono ora, sempre più frequentemente, le nuove traversate compiute senza scafisti.
Migranti e rotta tunisina
In questo momento la rotta tunisina si accavalla e supera quella libica. Un luogo che ritorna, in questa incessante cronaca di partenze e arrivi. Come documentava ieri, tra gli altri, il sito dell’Ansa infatti: «44 dei 49 barchini soccorsi, bloccati o usati, nelle ultime 36 ore, per arrivare direttamente sulla terraferma di Lampedusa sono salpati da Sfax, in Tunisia. Il dato emerge dai racconti dei migranti. Prima del trasferimento all’hotspot di Contrada Imbriacola (Lampedusa ndr), a tutti viene chiesto luogo e giorno di partenza, nonché costo del viaggio. Sono stati 44 i gruppi che hanno detto di essere partiti da Sfax. Due da Kerkenna. E uno da Madhia e da Soussa, sempre in Tunisia. Solo un gruppo, composto da 41 persone, ha riferito d’essersi imbarcato a Zawia in Libia».
Piantedosi sulla questione tunisina
Tunisia, il nodo nevralgico del momento. Lo ha confermato il ministro dell’Interno Piantedosi che nelle ultime ore ha sottolineato: «Oggi il problema principale (riguardo ai flussi migratori ndr) lo abbiamo con la Tunisia. La difficoltà con quel Paese però e che per situazioni interne, spesso cambiano gli interlocutori. Io ci sono già stato, ma ora dovrò tornarci, con la commissaria europea, intorno alla terza decade di aprile. Probabilmente saranno con noi anche i ministri degli Interni francese e tedesco». «L’obiettivo – ha aggiunto il ministro – è quello di offrire alla Tunisia una collaborazione volta a fornire strumenti per fare in modo di prevenire le partenze».
«Arrestare i flussi deve essere la prima azione che dovrà essere discussa»
«Certo – ha poi concluso Piantedosi – bisogna vedere quale sarà la postura degli altri Paesi europei. Ma sono convinto che in questo modo potremmo dare anche l’idea di una compensazione di aiuto. In ogni caso arrestare i flussi deve essere la prima azione che dovrà essere discussa». La stessa Giorgia Meloni in sede di Consiglio europeo aveva sottolineato la centralità della questione tunisina, parlando dei rischi che «si stanno correndo» e della «necessità di sostenere la stabilità in una nazione che ha forti problemi finanziari».