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“Mio figlio ucciso in un incidente stradale, processo a rischio prescrizione”. Lo sfogo di mamma Rosa – l'Immediato

Antonio Pio Di Bari morì in via San Severo a Foggia a causa dell’impatto con un’Alfa. Il conducente è imputato nel procedimento penale ma finora le udienze hanno subito solo continui rinvii

“Sono la madre di Antonio Pio Di Bari che ha perso la vita ad appena venticinque anni in un incidente stradale il 7 settembre 2017″. Inizia così la lettera di Rosa Viggiano che da anni combatte per ottenere giustizia per il figlio. “Per questo evento – ricorda la donna -, N.G. è imputato del reato di omicidio stradale”. L’automobilista percorreva via San Severo a Foggia, diretto verso la statale 16 a bordo di una Mito: “Sorpassò tre veicoli che lo precedevano – ricorda Viggiano – senza mai rientrare nella propria corsia di marcia, con colpa specifica – consistita nel violare l’obbligo di comportarsi in modo da non costituire pericolo o intralcio per la circolazione. Non moderò la velocità del veicolo in modo tale da evitare, con riguardo alle circostanze del caso concreto, ogni pericolo per la sicurezza delle persone e delle cose ed ogni altra causa di disordine per la circolazione, e non osservò i comportamenti imposti dalla segnaletica stradale”.

In particolare, stando alla ricostruzione della donna contenuta nella sua missiva, l’automobilista non avrebbe rispettato “il limite invalicabile della striscia continua al centro della carreggiata. Giunto all’altezza del chilometro 1 di via san Severo non riuscì ad evitare la collisione con il motociclo Yamaha X-Max condotto da mio figlio che percorreva la medesima strada nell’opposto senso di marcia. L’effetto di tale condotta cagionò la morte di Antonio Pio”.

Dopo la tragedia è iniziato un lungo calvario giudiziario. “Il 4 aprile 2018 venne celebrata l’udienza preliminare ed il gup dispose il rinvio a giudizio dell’imputato – ricorda Rosa Viggiano -; nel corso del dibattimento fu espletata l’attività istruttoria nel corso della quale si sono avvicendati diversi magistrati. Ebbene, 13 udienze sono state di mero rinvio senza svolgere attività istruttoria, l’ultima il 22 dicembre scorso. Mi sono rivolta più volte anche alla stampa e alla televisione locale auspicando la fine del primo grado del processo, temendo anche in una prescrizione del reato negli eventuali successivi gradi di giudizio. Forse non si può comprendere il dolore di una madre che chiede giustizia e che comunque chiede semplicemente che il processo termini e sia deciso. Pertanto – conclude -, chiedo ed auspico che alla prossima udienza del 17 febbraio 2023, la causa sia discussa e decisa”.





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