Mentre il mondo torna a preoccuparsi del Covid made in China, nel 2022 un’altra epidemia è tornata a mordere e uccidere. Il colera. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono oltre 30 le nazioni investite dalla recrudescenza del batterio Vibrio cholerae con un tasso medio di mortalità triplicato rispetto ai 5 anni precedenti. Risultato: oltre 143.000 morti all’anno, tutti concentrati nei Paesi più poveri del mondo.
La situazione più grave è quella di Haiti. Dallo scorso ottobre nel disgraziato stato caraibico i contagi stanno dilagando in modo esponenziale saturando le pochissime strutture funzionanti. Un’emergenza sanitaria pericolosissima che s’intreccia e aggrava la pesantissima crisi politica ed economica. Haiti è ormai uno stato fallito, il governo è praticamente evaporato, le strutture pubbliche sono collassate e ovunque regna l’anarchia: la capitale Port au Prince e le principali città sono in mano a bande armate che dettano la loro legge. Ovvero sopraffazione, violenza, rapine. Ferocia.
A farne le spese, come al solito, i più umili, i più disperati. Ad Haiti manca quasi del tutto la benzina — il terminal è ostaggio di una gang —, le autocisterne sono bloccate e l’unico impianto di acqua potabile funziona ad intermittenza con ritmi ridotti mentre da mesi le strade sono invase dalla spazzatura con canali e fognature intasate. Uno scenario infernale perfetto per il colera.
L’organizzazione “Medici senza frontiere”, che gestisce sei centri con 369 posti letto, attraverso le parole di Mumuza Muhind, responsabile locale di MSF, ha lanciato un drammatico allarme: “da fine ottobre, nei nostri centri curiamo una media di 270 pazienti al giorno rispetto ai circa 50 delle prime due settimane dello stesso mese. In totale, abbiamo ricoverato più di 8.500 pazienti, 97 sono morti. L’evoluzione è molto pesante.”
Oltre la metà dei casi riguarda bambini sotto i 14 anni particolarmente vulnerabili a causa della malnutrizione acuta che flagella lo sventurato Paese. A sua volta Michael Casera, epidemiologo di MSF, ha aggiunto: “il sovraccarico nei centri di cura del colera che impedisce a tutti i pazienti di essere curati, le difficoltà nel viaggiare a causa della carenza di carburante e dell’insicurezza e l’aumento dei decessi nella comunità, difficili da quantificare, sono segnali preoccupanti. Nei quartieri con alti livelli di insicurezza, i pazienti con sintomi gravi durante le ore notturne sono spesso costretti a rimanere a casa perché i taxi si rifiutano di portarli in un centro sanitario”.
Ma Haiti non è l’unico caso nuovi focolai si sono tragicamente accesi in Libano, in Siria, in Etiopia, nel Malawi, in Somalia, nel Congo, nel Sudan del Sud, in Bangladesh, in Pakistan, in Afghanistan e alcuni casi — per il momento circoscritti — sono stati registrati anche in Ucraina.
La situazione è quindi grave. Come ricorda L’OMS dal 2022: “la tendenza globale è che si va verso focolai sempre più numerosi, più diffusi e più gravi a causa di inondazioni, siccità, conflitti, spostamenti di popolazioni e altri fattori che limitano l’accesso all’acqua pulita e aumentano il rischio di epidemie di colera”.
Eppure, dato paradigmatico quanto scandaloso, i vaccini scarseggiano al punto che l’International Coordinating Group, l’istituzione mondiale con sede a Ginevra che gestisce le forniture vaccinali a livello planetario, “considerato l’aumento senza precedenti delle epidemie di colera” ha dovuto “sospendere temporaneamente la vaccinazione standard a due dosi, passando a uno schema a dose unica”.
Insomma, mancano le medicine perché nessuno o quasi ha interesse a produrle. Al punto che la società indiana Shantha Biotechnics (filiale asiatica della farmaceutica francese Sanofi), produttrice di uno dei due unici vaccini oggi disponibili, ha annunciato il blocco della produzione — giudicata anti economica — a partire da quest’anno. Sul mercato rimane soltanto la sud coreana EuBiologics che ha una capacità di fabbricazione intorno ai 33 milioni di dosi annue. Troppo poco per affrontare una crisi globale come l’attuale. Fortunatamente i coreani hanno promesso di raddoppiare la loro produzione entro il 2024 e nel frattempo una società sud africana, la Biovac, sembra intenzionata ad entrare in un prossimo futuro nel mercato dei vaccini. Resta il fatto che mentre gli amministratori fanno i loro conteggi, negli angoli più disperati del pianeta la gente continua a morire aspettando i vaccini.
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