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“Parlerò con la Russia”. Perché Macron non chiude le porte a Putin

Il presidente francese, Emmanuel Macron, non ha dubbi. Nonostante le critiche, le pressioni e anche una certa accusa di ambiguità o di inefficacia, il capo dell’Eliseo garantisce che continuerà a “parlare con la Russia”, premettendo che qualcuno, in tempi passati, lo ha “rimproverato” per questo. Una scelta non priva di difficoltà e, stando alle parole del presidente francese, anche con un preciso significato politico. Perché Macron “tutti i nostri Paesi hanno una posizione da tenere, quella del rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale, quali che siano le amicizie, le alleanze che possiamo coltivare”. E queste dichiarazioni, in un momento in cui la Nato fa quadrato intorno alle richieste statunitensi e ucraine e blocco contro il presidente russo Vladimir Putin e la sua guerra, è un segnale che non va sottovalutato.

Macron, come ha ammesso del resto lui stesso, non è certo nuovo a questo genere di politica del “dialogo” nei confronti del Cremlino. Questo non indica che da parte del capo dell’Eliseo vi sia una forma di indifferenza nei riguardi della guerra in Ucraina, anzi, di recente si è anche parlato di una Parigi interessata a fornire i propri carri Leclerc per sostenere le forze di Kiev in vista di una possibile offensiva russa. Ma l’impressione è che per Macron la sfida sia di più ampio respiro: non si tratta solo di parlare con Putin, ammesso che a quest’ultimo interessi davvero farlo, ma si tratta soprattutto di tracciare una linea rossa tra quello che lui pensa della Francia e dell’Europa e quello che in questo momento sta invece accadendo nel Vecchio Continente. Il capo dello Stato transalpino non ha mai negato di avere una visione dell’Europa come area di proiezione dell’influenza francese e della propria leadership. Questo si è palesato soprattutto nelle fasi in cui si discuteva più approfonditamente di autonomia strategica europea e di errori statunitensi e della Nato, alleanza che Macron definì in una celebre intervista “in morte cerebrale”.

Ora, con la guerra in Ucraina, tutto questo appare come un discorso sepolto dalla cronaca. L’invasione russa ha compattato il blocco Nato, ha reso il presidente Usa Joe Biden il vero regista della politica euro-atlantica, e ha in qualche modo anche risvegliato un Olaf Scholz che appariva tramortito dall’eredità di Angela Merkel e dalla politica di apertura alla Russia sempre presente in grandi parti della politica tedesca. Macron, indebolito in patria e all’estero, ha provato a evitare di aderire completamente alla politica atlantica, come dimostrato anche dalle sue esortazioni a “non umiliare la Russia” e alle sue continue richieste di comunicare con Putin. Ma l’Eliseo non pare in grado di fare breccia nel cuore dell’Unione europea, pur cercando in ogni caso di non perdere quell’autonomia e quella visione di interesse verso Mosca che unisce il presidente francese alla tradizione gollista.

In questo percorso in salita, Macron ha una sola possibilità: trovare sponde in Europa. Sa che per disarcionarsi da quello che Parigi vede come un eccessivo atlantismo, la Francia ha bisogno di almeno una potenza europea in grado di assisterlo. Ma se tutta l’Ue sembra orientata verso la totale intransigenza verso la Russia, l’unica via per il presidente francese è quella di rivolgersi all’alleato al di là del Reno, la Germania. Scholz, specialmente dopo l’ultima trattativa sui Leopard all’Ucraina, ha fatto capire di assecondare fino a un certo punto le richieste di Washington così come le pressioni del blocco orientale della Nato. Questo ha riaperto alcune ferite interne alla compagine di governo tedesca, divisa tra i più legati alla cosiddetta “Ostpolitik” e tutto il blocco che vuole una completa frattura tra Berlino e Mosca. Ma il cancelliere socialdemocratico, dopo il semaforo verde ai carri armati tedeschi a Kiev, sembra comunque intenzionato a non aderire – almeno al momento – a una politica molto aderente all’ala più dura di Washington. E lo conferma il fatto che subito dopo le dichiarazioni di Macron, il cancelliere ha detto al quotidiano Tagesspiegel di essere pronto di nuovo a parlare con Putin. Scholz ha assicurato che parlerà di nuovo con il presidente russo “perché è necessario parlare gli uni con gli altri”. E pur ribadendo che “sta a Putin ritirare le sue truppe dall’Ucraina e mettere fine a questa guerra terribile e insensata che è già costata centinaia di migliaia di vite”, ha fatto capire di essere disposto a un nuovo contatto telefonico. Idea a cui il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, non ha chiuso le porte dicendo che il presidente russo “rimane aperto ai contatti”.

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