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Pd e 5Stelle, cosa fare per allargare il campo

Una parte notevole della sinistra italiana stenta a emergere da un lungo stato confusionale, causato dalla partecipazione velleitaria a governi sgangherati e dalla corriva disponibilità a troppi compromessi, fino ad […]

(DI DOMENICO DE MASI – Il Fatto Quotidiano) – Una parte notevole della sinistra italiana stenta a emergere da un lungo stato confusionale, causato dalla partecipazione velleitaria a governi sgangherati e dalla corriva disponibilità a troppi compromessi, fino ad appiattire il programma politico sulle idee di Draghi, cioè del più banchiere dei banchieri. L’avvento della destra al governo e quello della Schlein alla segreteria del Pd hanno sparigliato le carte della sinistra che ora si trova di fronte a un bivio: fare tesoro degli errori commessi e darsi una strategia decisamente socialdemocratica, che punti al consenso di tutti i precari, già maggioritari numericamente nel sistema sociale; o riprendere il gioco perdente delle alleanze proprio con quei neoliberisti che producono precariato. Le tentazioni di dialoghi, di campi larghi, di corteggiamenti, di ammiccamenti sono all’ordine del giorno. Come si spiega il recente invito alla Meloni nel congresso della Cgil se non come penoso tentativo di pitoccare benevolenza dalla premier, costringendo i sindacalisti ad applaudirla pur sapendo che si tratta di una nemica irriducibile?

Altri cedimenti sono più lievi, magari inconsapevoli, ma non per questo meno insidiosi. Ad esempio, perché è stato scelto “La forza della comunità” come slogan della recente Assemblea Pd? Non si sapeva che il concetto di comunità appartiene storicamente al paradigma della destra?

Per quanto marginale, vale la pena di chiarire questo equivoco. La comunità, contrapposta alla società, fu teorizzata dal sociologo tedesco Ferdinand Tönnies in un suo famoso libro del 1887. Per comunità Tönnies intendeva la famiglia, il vicinato, il villaggio, la nazione, insomma tutti i gruppi organici, caldi, affettivi, uniti dalla consanguineità, dalla tradizione, dai valori. Per società, invece, intendeva tutti i sistemi urbani, tecnologici, economici della modernità industriale dove i rapporti sono freddi, razionali, individualisti. Mentre, però, Tönnies si limitava a distinguere i due modelli senza parteggiare per l’uno o per l’altro, la destra ha fatto della comunità un concetto cardine, genuino, della propria Kultur, contrapponendola alla società progressista, socialdemocratica, degenerata. Dunque, chi ha coniato lo slogan “La forza della comunità” per sbandierarlo nell’assemblea del Pd, o ha fatto un autogol, o ha voluto insinuare una qualche affinità con la destra.

Invece il fallimento della politica compromissoria, che ha portato il Pd sulla soglia dell’estinzione, la rimonta dei 5 Stelle grazie alle scelte coraggiose di Conte e il significato implicito nel successo della Schlein indicano un bisogno prepotente di chiarezza e radicalità da parte del popolo di sinistra. Rispetto a pochi mesi fa questo popolo è più consapevole che la vera partita si gioca tra neoliberismo e socialdemocrazia, e che non si può pretendere dalla destra di fare cose gradite alla sinistra né ci si può scandalizzare se fa cose di destra. Per fare cose di sinistra c’è una sola via: che la sinistra vinca le prossime elezioni.

Per effetto domino, l’avvento delle tre destre al governo ha bloccato il centro, ha costretto le tre sinistre a fare opposizione e ha indotto il Pd a condividere le battaglie avviate dai 5 Stelle (povertà, salario minimo, ecc.). In fin dei conti si tratta di battaglie per conquistare diritti già raggiunti in tutto il resto d’Europa. Ma a sinistra del Pd, anche dopo la Schlein, restano molte questioni sociali che i 5 Stelle potrebbero fare proprie e restano ulteriori diritti negati al precariato, che essi potrebbero rivendicare, così distinguendosi dal Pd.

A livello nazionale si pensi, per esempio, al reddito universale, alla drastica riduzione dell’orario di lavoro, alla riorganizzazione dei tempi di vita in una società dove il lavoro non è più centrale, all’introduzione della patrimoniale, alla priorità della scuola, alla soluzione del problema carcerario.

A livello internazionale, si pensi alla lotta per il multipolarismo, all’affrancamento dell’Europa dalla colonizzazione americana, al pieno compimento della costruzione europea, alla battaglia per la distruzione totale delle armi nucleari, alla creazione di un nuovo piano energetico a livello continentale, all’accelerazione di drastiche forme di difesa dell’ambiente.

Per occupare questo vasto campo di battaglia i 5 Stelle dovrebbero chiarire a se stessi e agli altri il modello socialdemocratico che intendono perseguire, dovrebbero completare il decentramento e il consolidamento della loro organizzazione, dovrebbero fluidificare le interazioni tra centro e territori, accelerare la formazione politica dei quadri, chiarire i rapporti con il Pd e con gli altri partiti a sinistra del Pd, elevare il livello di radicalità delle loro idee e delle loro azioni. Molto dipende da Conte; moltissimo dal suo apparato.

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