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Quelli delle cavallette vogliono vietare il vino!! | CulturaIdentità

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Levateje er vino verrebbe da dire citando il grande Riccardo Garrone nella scena del primo mitico Vacanze di Natale, a tavola rivolto alla moglie interpretata da Rossella Como. Solo che in questo caso il vino l’hanno tolto per davvero, o meglio ci stanno arrivando: all’Italia, grazie alla solita Bruxelles. E si riaffaccia il famigerato Nutriscore, il cartellino a semaforo che in pratica serve a vietare il cibo tradizionale, nella fattispecie quello italiano (ne avevamo parlato QUI). Già ci avevano provato facendo passare le cavallette come un cibo sano e promuovendo le multinazionali a scapito dell’agroalimentare local con la scusa dell’ambiente e della sostenibilità, oggi voltandosi dall’altra parte fischiettando i fenomeni di Bruxelles capeggiati dalla baronessa Von der Leyen ne hanno fatto un’altra, a danno soprattutto dell’Italia (e della Francia e della Spagna). L’Irlanda vuole trasformare birra, whisky e vino in prodotti dannosi per la salute, al punto di applicare sulle relative etichette la stessa dicitura mortifera dei pacchetti di sigarette. E’ strano che proprio l’Irlanda decida di sputare nel piatto in cui mangia, anzi nel bicchiere in cui beve (non si offende nessuno se diciamo che gli irlandesi sono tradizionalmente discreti bevitori no?), ma tant’è. Il guaio è che la burocraticissima Commissione UE ha fatto finta di non accorgersi in tempo di questa legge irlandese che associa il vino al cancro e quindi col suo finto pilatismo ha con ciò stesso dato la stura a un precedente legislativo che potrebbe causare danni gravissimi in un settore dove l’Italia eccelle: 8 miliardi di bottiglie vendute all’estero nel 2022, un record che fa parte di un comparto industriale di 6500 aziende che dà lavoro a 1,4 milioni di persone, senza contare l’intero agroalimentare da cui il nostro Paese trae 60 miliardi grazie all’export. Da oggi in Irlanda il vino si vende solo con le diciture delle sigarette che ne collegano il consumo al cancro, la stessa cosa potrebbe accadere anche in Italia se non si fa qualcosa in tempo: l’applicazione di messaggi allarmistici sui prodotto dell’agroalimentare fa infatti rientrare dalla finestra il famoso Nutriscore per cui le patatine fritte sono salutari e il parmigiano reggiano fa male alla salute. Se passasse questo precedente irlandese, allora sarebbero guai seri per i prodotti del Made in Italy, spesso tradizionali, che subirebbero la concorrenza dei famosi cibi “frankenstein” che piacciono tanto a Bruxelles, quei cibi sintetici e industriali che a detta della UE sono indispensabili per garantire cibo “sano”(???) a tutti rispettando l’ambiente e sfruttando la tecnologia. L’Italia in sede UE intervenga per fermare questa follia.

“La possibilità che vengano introdotte etichette shock sulle bottiglie di vino come avviene sui pacchetti di sigarette è un’assurdità per molte valide motivazioni. Anzitutto per una ragione più generale che riguarda il buon senso. Il consumo moderato di buon vino, come quello prodotto in Italia dalla gran parte dei consorzi e delle imprese italiane, non provoca danni alla salute. Lo confermano innumerevoli studi scientifici”. Lo afferma Fabrizio Capaccioli, AD di Asacert ed ideatore del protocollo dì certificazione ITA0039, che aggiunge: “Replicare ciò che avviene in Irlanda per gli alcolici stampando sulle bottiglie dei nostri vini, che esportiamo in ogni parte del mondo, immagini di malattie o morte mette i brividi. E metterebbe a rischio il comparto viti-vinicolo con enormi ricadute negative su economia e posti di lavoro. Lo scivolone dell’Unione Europea, a cui stiamo assistendo, danneggia la reputazione di una produzione di eccellenza, come quella italiana, amata nel mondo e che noi operatori delle certificazioni cerchiamo di tutelare e difendere dalle imitazioni e contraffazioni. Sul prodotto italiano non si scherza e non permetteremo una deriva di tali enormi dimensioni”.

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