sbandata-sulle-accise:-tasse-e-demagogia-statalista,-come-la-sinistra-–-stefano-magni

Sbandata sulle accise: tasse e demagogia statalista, come la sinistra – Stefano Magni

Brutta partenza per gli automobilisti sotto il nuovo governo Meloni. L’anno inizia con una doppia delusione: una mancata riduzione delle accise sulla benzina e un’assurda lotta contro i benzinai accusati di “speculazione”.

Le auto vanno a tasse

La realtà sarebbe molto facile da comprendere: le nostre auto vanno a tasse, più che a benzina. Secondo i dati dello stesso MISE, infatti, le accise pesano per il 40 per cento sul prezzo finale di benzina e diesel (meno sul Gpl). Se alle accise si aggiunge anche l’Iva al 22 per cento, “scopriamo” che il carico sale al 55 per cento sul prezzo finale.

Quindi, in estrema sintesi, quanto paghiamo alla pompa di benzina dipende dal governo. Giorgetti e la Meloni hanno giustificato il mancato taglio della accise (quel che tutti ci attendevamo) ed anche il mancato rinnovo dello sconto sulle accise, con un argomento vecchio: mancano le coperture.

Di fronte a questa giustificazione, spiegata come se fosse un “costo” di circa 1 miliardo di euro al mese, anche Carlo Cottarelli, dall’opposizione, plaude alla responsabilità dell’Esecutivo (e la sua approvazione dovrebbe essere fonte di apprensione per il centrodestra).

Come la sinistra: lo Stato prima dei cittadini

Ma si tratta, purtroppo della solita fallacia: le coperture mancano perché lo Stato vuole continuare ad aumentare la spesa pubblica, con soldi non suoi. Ricordiamolo sempre: non esistono “soldi dello Stato”, semmai soldi presi dallo Stato ai cittadini.

Quelli che sono spiegati come “costi” non sono euro già a disposizione del governo, ma la previsione di una riduzione di entrate di risorse private prese dai cittadini che fanno benzina. Quindi, anche lo stesso linguaggio usato dimostra come non sia cambiata l’impostazione rispetto ai governi di sinistra: lo Stato viene prima del cittadino. Brutto segno.

La speculazione

La seconda delusione è che il governo, per mostrare che sta “facendo qualcosa” si lancia in una lotta alla cosiddetta speculazione. Il termine “speculazione” è necessariamente arbitrario, perché ogni benzinaio sa, molto meglio dello Stato, a quale prezzo i clienti possono acquistare carburante da lui e non da altri suoi concorrenti.

Fattori politici

Il prezzo alla pompa dipende solo in misura minore dalle scelte del suo proprietario ed anche nella determinazione di quanto far pagare l’utente entrano fattori che sono imposti dal settore pubblico.

Per esempio: da regolamenti comunali che impediscono alle pompe di vendere altri prodotti che non siano carburanti, per evitare la concorrenza con i negozi vicini. E chiaramente chi vende solo carburanti, deve rifarsi sul prezzo alla pompa.

Questo a valle, ma a monte il costo del carburante è determinato da altre cause che sono anch’esse politiche. Non solo dalle decisioni del cartello dell’Opec, ma anche da una serie di politiche europee per la transizione verde che, penalizzando il più possibile le fonti fossili, causano inevitabilmente l’aumento del loro prezzo di mercato.

Come sempre, lo Stato crea il problema e impone la soluzione facendola pagare a chi è più vittima che carnefice. Si sta studiando un calmiere. E l’effetto sarà lo stesso, prevedibilmente, di tutte le volte che si è imposto un calmiere: code alle pompe di benzina.

Pubblicità ingannevole

Nel frattempo, il benzinaio “speculatore” sarà obbligato a esporre un prezzo che è calcolato sulla “media nazionale” (altro valore arbitrario), così da mostrare al cliente quanto sia giusto o ingiusto il prezzo che vuole fargli pagare. Il trasgressore sarà severamente punito con la sospensione della sua attività, anche fino a 90 giorni (tre mesi!).

Il governo però non si è reso conto che ha fornito un’occasione ai benzinai per farsi una bella pubblicità ingannevole: l’autista che arriva in autostrada e legge, per primo, il prezzo “medio” politico può illudersi che quello sia il prezzo alla pompa. E saranno sorprese amare.

Related Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *