scontro-coi-falchi-sul-patto-di-stabilita:-ecco-cosa-si-rischia-dal-2024

Scontro coi falchi sul patto di stabilità: ecco cosa si rischia dal 2024

“Bisogna avere una linea comune anche perché sarebbe irrealistico pensare di tornare alle regole precedenti”: le parole del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ai margini dell’Ecofin di dicembre sono risuonate nelle menti di molti dei Ministri economici che a Bruxelles si sono incontrati il 14 febbrai per il Consiglio Economia e Finanze dell’Unione Europea per parlare della riforma del Patto di Stabilità. Un San Valentino che non ha fatto sbocciare l’amore, metaforicamente parlando, per il progetto di riforma delle famigerate “regole” europee che presto toccheranno il terzo anno consecutivo di sospensione.

Nessuna novità dall’Ecofin, dunque, sulla bozza di riforma della governance economica dell’Unione europea e, soprattutto, sulla definizione di nuovi parametri su cui valutare se un Paese si trova o meno in condizione di gestione problematica delle proprie risorse. Il quadro di sorveglianza di bilancio e la crescente eterogeneità delle posizioni di bilancio dei diversi Stati membri dopo lo scoppio della pandemia hanno messo fuori gioco buona parte delle regole come la soglia granitica del 3% nel rapporto deficit/Pil. E l’Ecofin, nella sua comunicazione, ricorda il ruolo giocato dalla svolta pro-investimenti nell’evitare un disastro comunitario: “Questa forte risposta anticiclica, insieme a nuove misure e strumenti a livello dell’Ue, alle reti di sicurezza sociale e ai sistemi sanitari a livello nazionale, si è dimostrata molto efficace nell’attenuare i danni economici e sociali della crisi”.

Ora il dilemma dei Paesi è attorno alla necessità di far coincidere diverse istanze. In primo luogo, i differenziali di bilancio aperti con la risposta al Covid prima e alla crisi energetica poi impongono di far coesistere politiche anticrisi come l’allentamento degli aiuti di Stato al nuovo quadro di bilancio. In secondo luogo, ora è necessario uscire dallo stretto tecnicismo della “crescita potenziale” (output gap) e di altri orpelli che frenano i giudizi politici sulle manovre dei Paesi membri dell’Ue tenendo conto del grande game-changer chiamato Next Generation Eu e dell’esistenza di un debito europeo.

Il Patto di Stabilità va cambiato, questo è chiaro, ma i Paesi divergono sul come e il quando. E sull’Europa pende una spada di Damocle: non completare la riforma entro il 2023 significa aprire alla prospettiva che il 2024 faccia tornare la stretta censura di bilancio pre-pandemia.

“Abbiamo avuto una lunga discussione sulla revisione della governance economica. Questo è un argomento importante, soprattutto in questi tempi economici incerti. Abbiamo bisogno di regole comuni in materia di politica economica e fiscale che ci guidino, ora più che mai. Non è un segreto che gli Stati membri abbiano opinioni diverse al riguardo, ma non esitiamo a discutere in modo impegnativo”: così si è espressa Elisabeth Svantesson, ministro delle Finanze della Svezia presidente di turno dell’Ue. Stoccolma, non è un mistero, è nel gruppo della Nuova Lega Anseatica guidato dall’Olanda che preme per una maggiore censura di bilancio. La grande novità è rappresentata dal fatto che chi, come l’Italia, prima della pandemia spingeva più sugli allentamenti alle regole degli aiuti di Stato ora è per la modifica tout court del Patto di Stabilità, da associare a riforme e investimenti strutturali per un Recovery Fund pressoché permanente ma spinge per una posizione “europeista”, cioè comune, sugli aiuti di Stato.

Le dichiarazioni dell’Ecofin concordano su molti temi: c’è necessità di scegliere apertamente “come garantire un aggiustamento di bilancio specifico per paese, mantenendo nel contempo la sorveglianza collettiva garantita dalle norme e dai parametri di bilancio comuni dell’Unione”. Una quadratura del cerchio che vede su chiare posizioni divergenti i Paesi mediterranei e i nordici ma ad ora in forma molto ambigua la Germania di Olaf Scholz. In cui i Liberali di Christian Lindner appaiono decisamente restii a aprire a una delibera favorevole a un allentamento delle regole, mentre Spd e Verdi vogliono sfruttare totalmente la partita degli aiuti di Stato. Il lassismo e la carenza di leadership tedeschi stanno costando caro, facendo venire meno quella posizione di unità e sintesi che ai tempi di Angela Merkel consentì la sospensione del Patto. E ora rende molto difficile pensare in tempi brevi a una sua modifica. A marzo nuovo appuntamento con l’Ecofin: la posizione unitaria invocata da Giorgetti a dicembre appare ancora lontana.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.

Related Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *