terni,-sull’aia-di-asm-il-consiglio-di-stato-ripassa-la-palla-al-ministero-ambiente

Terni, sull’Aia di Asm il Consiglio di Stato ripassa la palla al ministero ambiente

20 Gen 2023 22:26

di S.F.

Un ricorso straordinario al presidente della Repubblica contro la Regione Umbria – direzione regionale agricoltura, ambiente, energia, cultura, beni culturali, spettacoli – e nei confronti di Auri e Comune di Terni. Motivo? L’annullamento di una nota di palazzo Donini del 29 settembre 2019 riguardante la comunicazione di modifica non sostanziale dell’Autorizzazione integrata ambientale adottata da palazzo Donini il 1° febbraio 2017. Sono passati oltre tre anni ma la partita è ancora aperta perché lo ha deciso il Consiglio di Stato in attesa di avere ulteriori delucidazioni: la ricorrente è Asm.

IL 2023 DI ASM SI APRE CON LA RICHIESTA DI REVISIONE DEL PEF: PALLA AD AURI

La curiosa vicenda: l’Aia

Cosa c’entra la prima sezione del Consiglio di Stato? Semplice, il 24 novembre scorso il ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica ha trasmesso una relazione con tanto di richieste di parere al CdS sulla vicenda. Il ricorso è del 25 novembre 2019 ed al centro dell’attenzione c’è la pronuncia della Regione sulla comunicazione di modifica non sostanziale all’Aia perché a Perugia l’hanno invece qualifica come modifica sostanziale, richiedendo ad Asm di presentare una specifica istanza di autorizzazione. L’inghippo è tutto qui. Per la partecipata del Comune i problemi sono diversi. Si parte dall’eccesso di potere per carenza di istruttoria e difetto di motivazione in quanto la nota impugnata «è stata adottata quando già si era formata il silenzio-assenso sulla comunicazione di modifica effettuata dalla ricorrente il 13 agosto 2018 e successiva integrazione in data 31 agosto 2018, senza peraltro che da parte dell’amministrazione sia stato posto in essere il procedimento previsto per l’annullamento d’ufficio del provvedimento». Poi la violazione e falsa applicazione di legge perché ad Asm «si chiede la presentazione della richiesta di autorizzazione senza fornire alcuna motivazione, né indicare quali sarebbero gli ulteriori titoli ambientali necessari per destinare l’area sulla quale essa già esercita l’attività autorizzata di raccolta dei rifiuti, al trasbordo di rifiuti urbani provenienti da raccolta differenziata porta a porta».

Il dubbio e la massima sollecitudine

Il ministero – si legge nell’atto del Consiglio di Stato – esaminati i motivi del ricorso «esprime l’avviso che gli stessi siano fondati e che pertanto il ricorso sia meritevole di accoglimento». Tuttavia allo stato attuale il ricorso non può ancora essere deciso nel merito e le ragioni sono multiple. Tanto per cominciare per la «la mancata produzione, nella documentazione trasmessa e acquisita al fascicolo telematico, del provvedimento impugnato oltre che degli altri atti necessari alla decisione». Inoltre «né la relazione istruttoria predisposta dal Ministero né le memorie prodotte dalla regione Umbria risultano trasmesse dall’amministrazione riferente alla ricorrente che, peraltro, nel ricorso aveva effettuato esplicita richiesta di accesso a tutti gli atti e documenti relativi al procedimento». Un discreto caos. Quindi? Il collegio ha sospeso l’espressione del parere e disposto che il «ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica trasmetta alla sezione i documenti richiesti, con la massima sollecitudine». C’è un’ultima considerazione del CdS – a firmare sono Roberto Garofoli e Carla Barbati – considerando le tempistiche: «Stante la risalenza del ricorso, proposto nel novembre 2019, il ministero vorrà acquisire, anche in contraddittorio con le parti, elementi istruttori in merito alla situazione giuridica e fattuale della controversia, al fine di accertare eventuali sopravvenienze». Magari è tutto già risolto, fatto sta che la palla ora è tornata al ministero.

Condividi questo articolo su

    Related Posts

    Lascia un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *