21 Mar 2023 09:00
«La sanità pubblica è allo sbando. E la Usl Umbria 2 è un reale disastro». L’attacco verso l’azienda sanitaria locale porta la firma di Giampiero Pincanelli, Pietro Cancellieri e Sandro Peciarolo, rispettivamente segretari aziendali Usl 2 di Cgil, Cisl e Uil.
I problemi
«La gestione della sanità nella Usl Umbria 2 – spiegano i sindacati – era critica già prima della pandemia: immobilismo, lentezza decisionale, assenza di una chiara visione programmatica. Adesso, a più di tre anni di distanza, siamo di fronte ad un reale disastro. La Usl Umbria 2 è allo sbando, lo vivono sulla loro pelle le cittadine e i cittadini per la carenza dei servizi ed i dipendenti che si trovano a lavorare in una completa assenza di organizzazione. Sebbene siano stati approvati da tempo sia il nuovo piano regionale sanitario, sia il nuovo contratto collettivo nazionale, la Ddrezione aziendale non ha ancora posto in visione delle organizzazioni sindacali il nuovo modello organizzativo richiesto ed atteso da anni, testimoniando l’atteggiamento arrogante e la mancanza di rispetto per le lavoratrici e i lavoratori che connota le relazioni sindacali della Usl Umbria 2».
Il personale ed i disagi
Si passa ad un’altra tematica: «Personale infermieristico ed ostetrico, fisioterapisti, tecnici di laboratorio e di radiologia, operatori socio sanitari e personale amministrativo lavorano ogni giorno con il disagio e le difficoltà di una pianta organica con ruoli vacanti ed obsoleti, per cui è sempre più difficile erogare servizi di qualità, moderni e innovativi che aumentino la soddisfazione dell’utenza e degli operatori. Eppure, sono gli stessi che venivano chiamati eroi e che da tempo vengono considerati meno di zero da questa azienda. La direzione continua a disattendere il confronto sulle norme introdotte con il nuovo contratto: nonostante le innumerevoli richieste da parte delle organizzazioni sindacali ancora non abbiamo avuto risposta riguardo l’introduzione della norma sui tempi di vestizione che da luglio 2021 non viene riconosciuta alle lavoratrici e ai lavoratori. Legittimare e promuovere le professionalità degli operatori del comparto forse non interessa a questa direzione indubbiamente più incline a incentivare i medici, il contratto nazionale però prevede il riconoscimento delle professionalità e della formazione degli operatori, istituisce non solo i nuovi incarichi di funzione, ma riconosce e disciplina l’incarico di professionista esperto e professionista specialista, ma l’Azienda non affronta l’argomento, non di meno però dà incarichi ad personam in assenza di comunicazione e trasparenza. È necessario affrontare punti cruciali come la questione del fabbisogno del personale, ma la Direzione continua a ripetere di aver assunto tantissimi infermieri, stranamente poi sposta con ordine di servizio il personale infermieristico da un territorio all’altro per carenza di personale nelle Unità Operative, inoltre la carenza degli operatori socio sanitari è ormai una criticità di difficile soluzione. Uffici amministrativi svuotati di personale e i pochi impiegati rimasti non riescono a mandare avanti le attività in un vuoto di ruoli di responsabilità e dirigenza, alcuni di questi dipendenti coinvolti nel settore delle gare d’appalto e nella gestione dei contratti aziendali per i lavori e le forniture dal 2016 aspettano ancora gli incentivi previsti dalla legge, la Direzione aziendale non si è mai confrontata con le organizzazioni sindacali su questo tema».
«Cose mai viste»
Con questa direzione – proseguono i tre – sono «successe cose mai viste: unità operative con i pazienti ricoverati messi nei corridoi, operatori sanitari costretti a posizionare i letti di degenza contro il muro per mancanza di spondine di sicurezza per i pazienti. Non si hanno risposte credibili a domande concrete: cosa si vuole fare del presidio ospedaliero di Foligno dove ormai l’attività chirurgica è ridotta al minimo e le degenze accolgono in prevalenza pazienti di area medica? Qual è realmente il destino del presidio ospedaliero di Spoleto nel fantomatico progetto del Terzo Polo? Il presidio ospedaliero di Orvieto quando diventerà realmente Dea di I livello per l’emergenza urgenza? L’ospedale di Amelia diventerà veramente un ospedale di comunità dopo l’incresciosa modalità con cui è stato svuotato dalla sera alla mattina di un intero reparto? E quale reale destino avranno i sistretti territoriali della Usl Umbria 2, smembrati e accorpati in Direzioni centralizzate di cui ancora non è nota l’organizzazione? Le organizzazioni sindacali le hanno provate tutte: abbiamo accettato i tavoli tecnici che immancabilmente si sono conclusi con un nulla di fatto, con i documenti prodotti all’ultimo momento dall’azienda sempre imprecisi, incompleti, da rivedere. Nessun vero, serio, rispettoso confronto per affrontare tutti i reali problemi delle lavoratrici e dei lavoratori. Siamo costretti quindi a ripensare – concludono – una strategia che contempli un’azione sindacale di rivendicazione e mobilitazione permanente, perché non è più tempo di aspettare».
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